MICHAEL DI PIETRO NOMADE DIGITALE ORA A CITTA’ DEL MESSICO
Michael 28 enne siciliano lavorava stabilmente in una agenzia di Bologna nella quale veniva apprezzato e pagato per ciò che valeva.
Nonostante avesse molto di ciò che una persona “normale” cerca: stabilità finanziaria, una vita senza affanni e tranquillità, non si sentiva a posto con se stesso:
“Io non volevo quello, uno stipendio fisso non rende felici, non fa passare il bruciore di stomaco da nervoso che la routine di una vita imposta e impostata ti fa venire.
Mi sono accorto che ogni giorno regalavo 10/11 ore della mia vita per una causa che non condividevo e in cambio di qualcosa che dopo tutto non mi soddisfava per niente.
Mi è venuta voglia di cambiare, di scappare, o semplicemente di provare ad essere felice.
Direi che la cosa che mi ha fatto decidere è stata la paura di passare la mia vita facendo qualcosa che in realtà non sentivo mio.”
Ora Michael vive in Messico, scopriamo perchè nella sua intervista.
Ciao Michael, vuoi presentari ai lettori di Mollotutto?
Mi chiamo Michael Di Pietro, ho 28 anni e vengo da Venezia. In realtà le miei origini sono un po’ più complicate perché sono nato a Siracusa e cresciuto in un piccolo paese della provincia (Priolo) fino a 2 anni, fino a quando mia mamma ha deciso di trasferirsi a Venezia per ricongiungersi con parte della famiglia. Forse per questo il viaggio ha sempre fatto parte di me!
Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?
Dai 2 ai 22 anni ho vissuto a Venezia, con una parentesi di un anno in cui facevo spola tra la laguna e Praga per inseguire un amore giovanile che non è andato come a quel tempo avrei sperato.
A 22 anni è iniziata la mia rincorsa verso qualcosa che forse non ho ancora trovato, ma ci sto provando: Londra, Bologna, di nuovo Venezia, Milano, e ancora Bologna.
Ho viaggiato soprattutto per lavoro, inseguendo le promesse di questa o di quella agenzia o azienda, fino a quando finalmente ho trovato trovato un posto stabile in una agenzia di Bologna in cui venivo apprezzato e pagato per ciò che valevo.
Quando e perchè è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?
Nonostante avessi tutto quello che una persona “normale” cerca, cioè stabilità finanziaria, una vita senza affanni e tranquillità, io non mi sentivo a posto con me stesso. Io non volevo quello, uno stipendio fisso non rende felici, non fa passare il bruciore di stomaco da nervoso che la routine di una vita imposta e impostata ti fa venire.
Mi sono accorto che ogni giorno regalavo 10/11 ore della mia vita per una causa che non condividevo e in cambio di qualcosa che dopo tutto non mi soddisfava per niente.
Mi è venuta voglia di cambiare, di scappare, o semplicemente di provare ad essere felice.
Direi che la cosa che mi ha fatto decidere è stata la paura di passare la mia vita facendo qualcosa che in realtà non sentivo mio.
Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?
Sì, due volte, la prima quando avevo 18 anni ho passato un anno facendo spola tra Venezia e Praga, lavorando in italia e passando periodi di 1/2 mesi nella capitale ceca, il tutto per una ragazza che mi aveva fatto perdere la testa, ma mi ha fatto trovare la voglia di vivere la vita in maniera differente.
Credo che sia stato proprio quello il momento in cui ho deciso che il limite non poteva essere l’Italia.
Poi a 22 anni dopo la prima laurea ho deciso di mollare tutto e trasferirmi a Londra, l’esperienza che davvero mi ha fatto capire che si può cambiare vita, basta volerlo. Sono stato solo 6 mesi, poi la voglia di studiare mi ha riportato in Italia.
Perché hai scelto proprio il Messico e in quale località vivi?
Non ho scelto il Messico, è stato il Messico che ha scelto me.
Io non credo nel destino, ma credo che a volte il mondo ci lanci dei segnali.
Il mio è stata una persona che ho conosciuto in una maniera che ancora non riesco a spiegarmi. Lei è stato il motivo per cui ora vivo qui, nel Distrito Federal, quella che da noi è conosciuta come Città del Messico, la magia di questo paese invece è la ragione per cui sono rimasto.
Sei partito da solo o con ia partner o amici?
Sono partito da solo. Non conoscevo nessuno all’inizio. Ora mi pare di vivere qua da sempre. Mi sono trasferito per la mia voglia di cambiare e pure per una persona che mi ha regalato questa opportunità.
Per un po’ di tempo lei è stata la mia ragazza, poi a volte le cose a volte non vanno come speri, ma se sai ascoltare il mondo e la natura puoi sentire degli indizi.
Il punto è non lasciarli scappare. Quando mi chiedono: “Perché sei venuto qua?” Io rispondo: “Per una ragazza”, ma quando mi chiedono: “Perché vuoi rimanere?” io rispondo: “Per il Messico…e per me!”
Come hai affrontato/risolto il problema del visto permanente?
Io ho avuto la fortuna di mandare il messaggio giusto alla persona giusta nel momento giusto.
Non ero per nulla convinto ma in un momento in cui il lavoro scarseggiava ho provato l’improbabile, che poi è risultato possibile.
Una azienda italiana qua mi ha contrattato e dopo l’iter abbastanza lungo e complicato sono riuscito ad ottenere il visto, per ora di un anno ma le prospettive sono positive.
In che cosa consiste la tua attività?
Io mi occupo di comunicazione digitale e soprattutto di Social Networks. Sono uno di quelli che in gergo può essere definito Social Media Specialist/Manager.
Però un Social Media Specialist un po’ particolare, diciamo senza obbligo di firma all’entrata.
E oltre a questo provo a fare lo scritttore, tengo un Blog che si chiama Tacos A Colazione –> www.tacosacolazione.altervista.org in cui provo a dare la mia visione del Messico e seguo i miei sogni, questa esperienza mi ha dato la forza di pubblicare il mio primo romanzo “Un pomeriggio come tanti“, e sto revisionando il secondo che pubblicherò il prossimo anno e parla un po’ di come le persone a volte rompono con la realtà per inseguire i propri sogni.
Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?
Un’altra particolarità del mio lavoro e della mia vita è che sono uno di quelli che vengono definiti Nomadi Digitali, cioè uno di quei professionisti che lavorano come freelance per vari clienti nel mondo, senza avere un’ufficio ma senza neppure avere una “fissa dimora”.
È proprio questa libertà che mi ha fatto decidere di provare a prendere questa strada. Oggi vivo a Città del Messico, tra un mese nel Caribe e tra sei mesi… chissà, un paese del centro o Sud America, Stati Uniti, o magari Australia, il mio sogno di molti anni.
Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?
Questa è una domanda un po’ complicata non avendo direttamente a che fare con la realtà messicana.
Però un’idea me la sono fatta: il primo punto è che senza permesso di lavoro il 99% delle aziende qua non fa da sponsor, bisogna essere molto fortunati e abbassarsi a salari che purtroppo almeno all’inizio non sono molto competitivi. Poi però superato questo scoglio le cose cambiano e certi settori sono davvero ben pagati.
Diciamo che il Messico è il paese delle grandi differenze e disparità: o hai un bel lavoro o sei sfruttato, le vie di mezzo sono rare. Non è meglio che in Italia, è solo diverso. La differenza più grande però qua la fanno le possibilità.
Qua onestamente ne ho viste molte di più che in Italia. La pressione fiscale è nettamente inferiore e se hai un’idea la puoi realizzare.
Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale così differente da quella italiana?
Credo che ancora non sia avvenuta totalmente.
Non mi sento integrato nemmeno a Venezia che ha 40 mila persone e c’ho vissuto 20 anni, figuriamoci dopo sei mesi in una città di 25 milioni di persone :).
Diciamo che è questa la cosa bella, la scoperta quotidiana del diverso, dello sconosciuto, è questo che fa restare acceso il fuoco.
Vivere in Messico sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?
Bah, secondo me non c’è meglio o peggio, e soprattutto è troppo personale come risposta.
Quello che posso dire è che il Messico ha qualcosa che non si può spiegare, una magia irrazionale, la gente è fantastica, la comida eccezionale e la vita è molto più rilassata.
Venendo in Messico ho smesso di prendere tutti quei gastroprotettori (dovuti in gran parte all’insoddisfazione a livello lavorativo) che prendevo in Italia per esempio, questo vorrà dire qualcosa no?
Poi ci sono i lati negativi certo, magari l’igiene non è quella europea, la burocrazia forse è peggiore di quella italiana, la sanità pubblica ha un livello nettamente inferiore rispetto alla già scadente europea, ma non è meglio o peggio seconde me, è solo differente e l’unica via è adattarsi, che è molto differente dall’accontentarsi, adattarsi significa avere la curiosità di conoscere e sperimentare e di non incazzarsi se le cose non sono come le abbiamo sempre viste, perché questo non significa che non siano corrette.
Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e vivere come Nomade Digitale?
Bah, direi di farlo assolutamente. Però non è una vita semplice, cioè non è per tutti.
Con una vita così bisogna cambiare la priorità dei proprio bisogni, rendere primari gli indispensabili e lasciare perdere tutto il contorno.
Se una persona vuole una “bella vita” fatta di apparenze, macchine, case e carriera questa non è la risposta.
Chi cerca tempo per sé stesso, sogni, viaggiare, e sa fare sacrifici questa potrebbe essere un’idea, però solo l’inizio, poi ognuno deve ingegnarsi come può per riuscire a vivere la vita che vuole.
Che tipo di lavoro, attività o investimento è conveniente praticare per un italiano in Messico?
Non credo ci sia un’area piuttosto che un’altra. dipende dal mercato e dalle proprie capacità e intuizioni.
Conosci molti italiani che vivono nel DF, li frequenti?
Non ne conosco molti in realtà però quei pochi che conosco li frequento abbastanza spesso.
Questo un po’ fa svanire la nostalgia di casa…ma non troppo.
L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?
L’Italia è il paese in cui ritornerò, ne sono sicuro. Non ora però. La vita secondo me è fatta di momenti, per me questo è il momento di conoscere cosa c’è oltre quel recinto in cui hanno messo un cartello di pericolo per non farcelo attraversare.
La maggior parte gli da retta, poi c’è qualcuno che non ce la fa proprio a far tacere quella voce dentro che gli dice di saltare il recinto.
E per quello che sto vedendo non siamo poi così pochi!
Consiglieresti Città del Messico come meta per espatriare o più per una vacanza?
Consiglierei il Messico per qualsiasi cosa: vacanza, espatriare, un investimento, passarci un po’ di tempo, tipo un anno sabbatico oppure tutta la vita, questo dipende dalle persone.
Ci sono quelle che vogliono una famiglia e dei figli, altre che stanno bene da sole, è come consigliare a una persona di sposarsi, non lo so, questo lo può sapere solo ognuno di noi preso singolarmente, se riusciamo a non mentirci.
Quello che invece mi sento di dire è di seguire le proprie voglie, i propri sogni, di abbandonare l’idea che tutto sia possibile solo grazie ai soldi, perché in realtà tutto è possibile solo se davvero lo vogliamo!
Siti:
www.mikdipietro.com
www.tacosacolazione.altervista.org
Libri:
Un pomeriggio come tanti
www.facebook.com/UnPomeriggioComeTanti
Di Massimo Dallaglio