Francesca, giornalista freelance ha seguito il suo ragazzo trasferito in Cina

Francesca, giornalista freelance che ha mollato tutto per amore, ha seguito il suo ragazzo designer trasferito in Cina, ci racconta le stranezze della vita a Shenzhen: il maschilismo, la censura della stampa, i settori in ascesa, ma anche la sputacchiera fuori dalla corsia della piscina.

Francesca, descriviti in poche righe.

Francesca, 27 anni, quasi 28. Di Crema, ho frequentato diverse università fra Milano, Parma, Parigi e Roma, abitavo in un posto sperduto di Milano di cui non ricordo neanche il nome.

Da quanto tempo sei in Cina e quale motivo ti ha spinto a trasferirti?

Da maggio. Facevo la giornalista con contratto a progetto in una webtv mal gestita, ho mollato tutto per amore. Il mio ragazzo (posso dire che è cinese, un cinese si è impossessato di lui) era andato lì a lavorare come designer per un’azienda cinese. Io l’ho raggiunto dopo 3 mesi, anche se durante l’ultimo mese avevo pensato di lasciarlo e rimanere in Italia. Avevo iniziato una lista di motivi per restare, ma poi l’ho buttata. Ho sempre la gastrite o fingo di averla, non l’ho ancora capito.

Sei partita insieme a qualcuno?

Sono partita da sola, ma all’aeroporto di Honk Kong c’era lui, sudato, ad aspettare.

É stato difficile trasferirsi a livello pratico (per i documenti, trovare alloggio)? Ti sei rivolta a qualche agenzia, ambasciata o ti sei documentata da sola, grazie all’aiuto di internet?

A livello pratico, un pochino. Sono andata all’Ambasciata cinese a cui ho richiesto un visto Business, ma solo perché avevo la lettera di invito mandata dall’azienda del mio ragazzo.

E quando hai deciso di partire, come hai fatto con la valigia? Cosa si porta una persona che decide di trasferirsi lontano per molto tempo?

Ho portato le cose indispensabili: un cuscino a forma di elefante e una cartolina di Venezia.

Quanto hai impiegato per organizzare la partenza? Hai studiato il mandarino, la lingua ufficiale della repubblica popolare cinese? Hai letto qualche libro per prepararti alla mentalità orientale?

Ho letto un paio di libri: “Cinesi” di Visetti é un manuale di istruzioni per la Cina. Ho organizzato la fuga a gennaio, comprato il biglietto a marzo e partita a maggio.

La Cina è una nazione affascinante, con una storia millenaria e un’economia in grande crescita. Offre tantissime opportunità ma, secondo me, è un Paese molto difficile nel quale vivere.

Com’è davvero essere lì? Come ti trovi? E soprattutto: senti nostalgia dell’Italia?

Qui è un altro mondo, nessuno te lo può raccontare. La censura, per una giornalista, è una palla umidiccia sul collo. Non puoi vedere nulla su internet, youtube, non puoi scaricare alcuni libri. Una volta mi hanno censurato Tacito.
Sento nostalgia dell’altro mio amore: la famiglia. Per il resto ci sono 150 grammi di Baiocchi a 3 euro, il Carapelli a 10 euro e l’Illy a 13 euro.

La mentalità cinese. Ho letto che per quanto ci si sforzi di entrare a far parte della realtà cinese, si rimane sempre un ‘gweilo’, un diavolo straniero.

Nel mandarino non esistono concetti precisi, è difficile adattarsi a vivere in un mondo dove tutto è molto più relativo e pronto a cambiamenti?

Sono molto ambigui, è vero. Non capisci mai se ti odiano o ti amano, non parlano mai al futuro. Una cosa o succede domani, o mai più. Però a volte sorprendono, così.

Tu di cosa ti occupi adesso? Sei giornalista freelance? Lavori per l’Italia o sei entrata in contatto con qualche testata del luogo? Ti sei fatta un’idea di come sia la libertà di stampa in Cina? La situazione è ancora lontana dagli standard occidentali?

Sono una giornalista freelance www.francescaesposito.it che in Cina è meno di zero. Qui tutto è filogovernativo. Inoltre faccio altre cose, fra cui insegnante di letteratura inglese ai bambini. Loro mi correggono la pronuncia e conoscono Plinio il Vecchio. Io volevo morire, non so nulla della loro cultura.

Come sono i tuoi nuovi concittadini e quali sono le maggiori differenze culturali che hai dovuto affrontare? Ci sono stereotipi da superare o aspetti dei cinesi che non conosciamo? Sono in genere molto silenziosi, discreti e settari?

La bellezza si nasconde nelle loro guance, sono timidi e ingenui. Mi viene voglia di baciarli, ogni tanto. Non sanno di piazza Tienanmen, non conoscono Orwell e nemmeno il pecorino.
Però scatarrano. Soprattutto le donne.

I cinesi come vedono gli italiani? E soprattutto come sono nei confronti di una donna italiana?

A volte ti fermano per strada, vogliono fare una foto con te. E parlo di Shenzhen, Mainland China. Sono profondamente maschilisti, vecchio stampo, alcune donne sembrano molto decise.

Qual è la cosa più strana che hai visto in Oriente, un cibo particolare, un’abitudine, un oggetto… ?

La sputacchiera fuori dalla corsia della piscina.

La Cina, dicono in molti, sia un Paese che offre immense possibilità sia dal punto di vista lavorativo sia creativo… tu che hai vissuto da vicino questa realtà cosa ne pensi?

Sì, per i settori di architettura, design, marketing, imprenditoria e lingue orientali. Se lavori nell’ambito artistico dipende, bisogna darsi da fare. Non basta venire con l’idea di farsi i soldi. Se fai una cosa con passione e perché ci credi i soldi arrivano, altrimenti lascia perdere. Gli arricchiti sopravvivono, e secondo me non si guardano in faccia la mattina.

Abitare lì cambia la percezione della vita, i valori e le certezze? O i ragazzi nel mondo del lavoro sentono come qui in Italia il senso di precarietà e il peso della crisi?

Io lavoro per l’Italia, quindi la crisi la sento. Mi sono rotta di questa crisi, la parola crisi la usa chi ha poca fantasia. L’Italia, Fornero compresa, mi ha fatto molto arrabbiare. Se stai male, se lo Stato ti abbandona, trova una soluzione. Altrimenti lamentati finché morte non ti separi.

Quello che si percepisce dall’Italia è che ci sia uno forzo del governo cinese ad adottare misure per risolvere situazioni disagiate e sembra decisamente attento alle esigenze della crescita (anche culturale) della propria popolazione. È veramente così?

Tanta povertà nelle strade, ma anche rispetto. Sono poveri ma senza vergogna. Qui il senso di colpa, conseguenza di religioni varie ed eventuali, non lo avverto.

Attualmente ci sono molti italiani che sono interessati a trasferirsi in Cina ma non sanno esattamente da dove iniziare. Hai qualche consiglio o ci puoi dare un buon motivo per trasferirsi lì?

Lezioni di emigrazione:
1 venite se avete un amico che vi dà una mano
2 se l’amico non c’è, trovate un lavoro e fatevi fare un contratto con assicurazione medica
3 inutile fare il corso di cinese 5 mesi prima, tanto puoi impararlo qui
4 portate gli stracci per lavare il pavimento e l’adattatore del fornello che qui non c’è
5 se portate un contributo per la democrazia cinese, venite. Altrimenti che venite a fare?

Di Simona Cortopassi 30/07/2013

SHENZHEN, CHINA – MAY 20: A Chinese girl makes faces at the camera as she crouches in front of a billboard welcoming visitors to the famous Oil Painters Village on May 20, 2006 in Shenzhen, China. As many as 8,000 artists live in the four square kilometer village specializing in the creation and imitation of famous paintings. The village is considered to be one of the world’s largest manufacturers of frames and oil paintings. (Photo by Paula Bronstein/Getty Images)
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