I muri anti clandestini e il paradosso delle migrazioni internazionali
In tutto il mondo si verificano differenti fenomeni migratori che coinvolgono persone verso le quali vengono rivolte contemporaneamente due tipi di azioni: da una parte molte attenzioni e riguardi verso tutele culturali, sforzi di integrazione, accettazione ed accoglienza e contemporaneamente dall’altra vengono erette barriere difensive, nel migliore dei casi costituite da rigidissime leggi di immigrazione adottate dai vari Paesi fino ad arrivare alla drastica costruzione di barriere anti immigrati costituite da muri o alte recinzioni con filo spinato a volte anche elettrificate.
Questo avviene in tutto il mondo ed anche in Europa.
Vediamo meglio quali sono i paesi che stanno erigendo muri anti clandestini o che li hanno già eretti.
Ai primi posti nell’agenda politica di molti paesi, le migrazioni internazionali sono un tema scottante di interesse pubblico, a cui i mezzi di comunicazione dedicano uno spazio sempre più rilevante.
Ma i concetti ed i termini al centro della questione, rimangono tuttavia poco chiari, e termini o espressioni come “richiedente asilo”, “rifugiato”, “immigrato clandestino” o “irregolare” sono spesso usati in modo indistinto confondendo chi si reca in un paese straniero con i propri documenti di identificazione e chi invece no… e molti altri casi…
A questo proposito, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana – condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti – il 13 giugno 2008 ha emanato il Protocollo d’intesa chiamato anche “Carta di Roma” volto soprattutto a fare si che venga osservata la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare che vengano adottati i termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri; oltre a promuovere molte tutele nei riguardi dei migranti.
Infatti molti Paesi europei, oltre ad regolamentare il modo con il quale si deve comunicare correttamente questo argomento, adottano politiche di accoglienza ed interventi di ospitalità ed integrazione verso i migranti che premono alle porte dell’Europa; in prima linea l’Italia con il gravoso compito di soccorrere ed accogliere sul suo territorio la maggior parte di essi.
Fuggendo da paesi in crisi, in cerca di opportunità migliori, per lavorare o per far crescere i propri figli; fuggendo da guerre, persecuzioni e miseria per andare incontro a difficili integrazioni, quando non a sfruttamento e xenofobia, i migranti si caratterizzano per essere fra i soggetti più dinamici e intraprendenti delle società occidentali.
Chi volesse aprrofondire l’argomento, può leggere “Le migrazioni internazionali”, il libro nel quale fornisce le spiegazioni, le analisi e i dati necessari per comprendere le questioni fondamentali sollevate dalle migrazioni contemporanee. Una volta fatto ciò e compresi i fatti, i problemi, le conseguenze e le complicazioni collegate a questo fenomeno; non è difficile osservare che, tutto quanto viene fatto di positivo in una direzione, sembra essere annullato da quanto di negativo viene fatto nella direzione opposta… e questo costituisce un evidente paradosso.
IL PARADOSSO:
In tutto il mondo si verificano differenti fenomeni migratori che coinvolgono persone verso le quali vengono rivolte contemporaneamente, da una parte molte attenzioni e riguardi, tutele culturali, sforzi di integrazione, accettazione ed accoglienza e contemporaneamente dall’altra vengono erette barriere difensive, nel migliore dei casi costituite da rigidissime “leggi anti immigrazione” adottate da vari Paesi fino ad arrivare alla drastica costruzione di barriere anti immigrati costituite da muri o alte recinzioni a volte elettrificate e con filo spinato. Questo avviene oggi in tutto il mondo ed anche in Europa.
Vediamo meglio quali sono i paesi che stanno erigendo muri anti clandestini o che li hanno già eretti.
MURI IN COSTRUZIONE
FRANCIA – INGHILTERRA (Calais)
Il Regno Unito sta costruendo un muro anti-immigrati per fermare i clandestini. Il ministro dell’Immigrazione di Londra: “Abbiamo inviato a Calais diversi chilometri di barriera protettiva: bisogna tutelare la sicurezza nazionale” Si tratta di circa quattro chilometri di barriera anti-immigrati: questo l’incredibile carico partito (verso fine giugno 2015) in treno dal Regno Unito con destinazione Calais.
Da mesi la città francese affacciata sulla Manica è teatro di durissimi scontri tra polizia e migranti, che tentano in ogni modo di attraversare il braccio di mare che separa la Gran Bretagna dal continente.
Per fermare le migliaia di disperati pronti a tutto pur di passare la Manica, il governo di Sua Maestà ha deciso il varo di misure drastiche, che comporterebbero, tra l’altro, la costruzione di un vero e proprio muro a protezione dei terminal dei tir a Coquelles, vicino a Calais.
UNGHERIA – SERBIA
Intanto, l’Ungheria fa sapere che presto costruirà una recinzione alta 4 metri lungo l’intero confine con la Serbia per arginare il flusso di immigrati clandestini. Lo annuncia il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto.
“L’immigrazione è uno dei problemi più gravi per l’Unione europea di oggi”, ha detto Szijjarto durante una conferenza stampa. “I paesi dell’Ue cercano una soluzione… ma l’Ungheria non può permettersi di aspettare più a lungo.
Stiamo parlando di un tratto di confine lungo 175 km (110 miglia), la cui chiusura fisica potrà essere realizzata con una recinzione alta quattro metri. Il ministro dell’Interno ha ricevuto l’ordine di costruirla”.
Un’iniziativa che viola un “diritto inalienabile”, quello di richiedere asilo. Lo ricorda, con preoccupazione, il portavoce regionale dell’agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, Kitty McKinsley: “siamo preoccupati che erigere un muro metterebbe troppe barriere a questo diritto”.
MURI GIA’ ESISTENTI IN EUROPA
GRECIA – TURCHIA (Evros)
Un muro contro l’immigrazione, Evros porta orientale d’Europa.
Un fiume, confine naturale lungo 160 chilometri, separa la Grecia dalla Turchia, l’Europa dall’Asia.
Sulle rive di questo fiume, l’Evros, che da circa il 2007 è diventata una delle vie preferenziali per l’immigrazione verso l’Europa, era prevista la costruzione di un fossato di cui sono stati consegnati i primi 15 km ad agosto 2011.
Considerato troppo dispendioso, il progetto è stato modificato in una doppia barriera di reticolato e filo spinato.
Da settembre 2011 sono susseguiti, da parte dell’Unione Europea, plausi ed approvazioni al progetto.
Dopo aver discusso a fine marzo riguardo la costruzione di nuovi centri detentivi nei pressi del confine, il governo Greco ha dato il via ai lavori per la realizzazione della recinzione il 13 aprile 2012, stimando un costo di oltre 3.000.000 di Euro totalmente a carico dello Sato Ellenico già vessato dalla pesante crisi economica.
Nel 2011 Frontex, forza militare formata e sostenuta dall’unione Europea, ha dato il via al “progetto Poseidon” teso a controllare e bloccare il flusso migratorio. Nel 2011 circa 55.000 persone (dati Frontex) provenienti da Asia, Medio Oriente ed Africa cercano rifugio in Europa.
250 persone al giorno (dati Eulex) provano, con l’aiuto di trafficanti di uomini definiti “agenti” dai migranti, ad entrare in Grecia alla ricerca di una vita normale.
Durante il giorno si incontrano sulla strada che parte da Kastanies ed arriva ad Alexandropoli, si incontrano gruppi formati da quattro o cinque persone che camminano a passo veloce: migranti che hanno attraversato il fiume Evros in cerca di una speranza e con Atene come primo obiettivo.
Alcuni si fermeranno nella capitale Ellenica, che conta una comunità migrante molto vasta, mentre altri tenteranno tramite i loro “agenti” di raggiungere altri paesi d’Europa. Reportage del giornalista Musciti Zissis, che documenta i piani della Grecia per combattere l’afflusso di migranti che arrivano nella regione “Tracia”.
Il reportage, che è una produzione di Nick Karagatsidi e Elias Damos, mostra la nuova recinzione costruita nei pressi di EVROS e i relativi centri di accoglienza immigrati di Evros, Komotini e Xanthi: https://youtu.be/y-hZuHrwlj4
SPAGNA – MAROCCO (Ceuta/Melilla)
Le Barriere di separazione di Ceuta e Melilla sono due distinte barriere fisiche di separazione tra il Marocco e le città autonome spagnole di Ceuta e Melilla (le due città distano fra loro in linea d’aria 225 km). Il suo proposito è quello di ostacolare od impedire l’immigrazione illegale e il contrabbando. Progettata e costruita dalla Spagna, è costituita da filo spinato.
Il prezzo, di 30 milioni di euro, è stato pagato dalla Comunità Europea. Consiste in barriere parallele di 3 metri di altezza, con posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. Cavi posti sul terreno connettono una rete di sensori elettronici acustici e visivi.
È dotata di un’illuminazione ad alta intensità, di un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna. Al momento, è in atto un’opera di ulteriore innalzamento della barriera, che la porterà fino a 6 metri di altezza, con il beneplacito dell’agenzia europea Frontex.
Nel settembre 2005, si registrò un tentativo massiccio di migrazione verso l’Europa, che causò la morte di molti immigranti sotto i colpi di arma da fuoco della polizia marocchina.
Il Marocco si è opposto alla costruzione della barriera, visto che considera Ceuta parte del proprio territorio occupato, motivo per il quale, dal 1975 ha richiesto la sua annessione.
Coloro i quali si dichiarano contrari alla barriera denunciano che la sua esistenza ha provocato la morte di almeno 4.000 persone, annegate nel tentativo di attraversare lo Stretto di Gibilterra ed entrare illegalmente in Spagna. La barriera è lunga 8 km a Ceuta e 12 km a Melilla.
Due barriere di filo spinato costruite nel 1999 per bloccare l’immigrazione dal Marocco nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla.
Una di otto chilometri e l’altra di 10, alte tre metri con due file separate di reticolato all’interno delle quali corre una strada pattugliata giorno e notte e vigilata da speciali sensori elettronici.
La barriera nel 1999 sostituisce la precedente alta solo due metri e mezzo e di debole metallo.
CIPRO (Nicosia greca/Nicosia turca)
Dopo la caduta del muro di Berlino, Nicosia è l’unica città al mondo che continua ad essere divisa da una barriera (Green line) in due zone, una turca e l’altra greca. La Green Line, realizzata nel1974, dopo l’invasione turca, ha diviso totalmente (proprio come il muoro di Berlino) fino al 2008 la capitale, Nicosia.
Il muro cipriota è stato disegnato in momenti diversi. L’esercito britannico, rimasto a Cipro dopo la dichiarazione d’indipendenza del 25 agosto 1960, aveva già nel 1964 mappato la geografia umana delle due comunità per consentire alla forza multinazionale di pace – inviata con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n.186 del 1964 – di garantire il rispetto del “cessate il fuoco” ed evitare che le violenze interetniche portassero a una guerra civile.
Il 3 aprile 2008 fu ufficialmente aperta una “breccia” nella “Linea verde” all’altezza di Ledra Street anche se già prima di quella data era possibile passare da una zona all’altra attraverso il checkpoint del “Ledra Palace”…
Dopo mezzo secolo dalla divisione di Cipro, il Muro di Nicosia e il suo surreale reticolo di frontiera che divide le due comunità intersecando ben quattro giurisdizioni differenti, malgrado gli interminabili colloqui di pace, è ancora al suo posto.
IRLANDA DEL NORD (Ustler)
Sono passati più di sedici anni dal 10 aprile 1998, la data in cui governo britannico ed irlandese firmarono il famoso “Accordo del Venerdì Santo“ (Good Friday Agreement), cercando di mettere una parola finale al processo di pace in Irlanda del Nord, eppure è ancora questo il clima di tensione che si respira a Belfast.
Una convivenza difficile fra due comunità separate, divise, ancora troppo distanti, un sistema sociale profondamente permeato da un meccanismo di segregazione religiosa la cui natura ideologica è ormai percepita come naturale.
Da una parte i cattolici repubblicani, che si sentono irlandesi e vorrebbero unirsi a Dublino, dall’altra i protestanti unionisti, fedeli alla madre Inghilterra e determinati a restare sotto il comando di Londra. Le chiamano, Linee di Pace. Sono muri, barriere, cancelli, strade interrotte, checkpoint militari e zone di coprifuoco controllate dalla polizia, come se fossimo in guerra.
Tagliano in due i quartieri più caldi di Belfast, Shankill, Ardoyne, Short Strand, aree di interfaccia, per utilizzare il termine tecnico con cui vengono definite, localizzate nei “punti territoriali con forti connotazioni politiche, etniche e religiose“.
Sono un’eredità del trattato con il quale Londra concesse l’indipendenza all’Irlanda, tenendo per sé le cinque contee dell’Ulster.
Le prime risalgono alla fine degli Anni 60, l’ultima al 2009. Colorate da murales sono lunghe fino a quattro chilometri e alte anche otto metri. Costruite in metallo, cemento e filo spinato hanno un cancello che nelle ore notturne è chiuso.
Quella di Belfast è la più famosa, alta 15 metri corre lungo la trafficata Springfield Road.
Nel 2002 è stata rafforzata e sopraelevata dai militari britannici.
Ecco qui un servizio realizzato di recente da News Tv2000 sui muri alzati dall’Europa contro i migranti: https://youtu.be/srrTnkEHf2g
MURI GIA’ ESISTENTI NEL MONDO
MESSICO – GUATEMALA (Hidalgo)
Il “muro di Hidalgo” è il muro di confine tra Messico e Guatemala grazie al quale il Messico respinge i guatemaltechi che vogliono entrare in Messico per lavorare. Il confine internazionale tra Guatemala e Messico misura 871 chilometri e corre tra il nord e l’ovest del Guatemala (dipartimenti Guatemaltechi di San Marcos, Huehuetenango, El Quiché e ElPetén) e gli stati messicani di Quintana Roo, Campeche, Tabasco e Chiapas. Il confine comprende tratti del fiume Usumacinta, il fiume Salinas, e il fiume Suchiate.
Nel 2014, il confine del Messico con il Guatemala e Belize aveva solo 11 valichi ufficiali e più di 370 valichi non ufficiali. Ma a a seguito di un incontro tra il presidente Obama e il presidente Peña Nieto è nato un progetto per aumentare il numero di passaggi formali, porgetto noto come Plan Frontera Sur (Piano di confine meridionale), che ha lo scopo di limitare l’ingresso di clandestini in Messico provenienti dall’America del sud e centrale.
CISGIORDANIA – ISRAELE (Cisgiordania)
Jidar al-fasl al-’unsuri è lungo circa 700 chilometri ed è stato costruito dopo la seconda Intifada per contrastare gli attacchi suicidi contro Israele.
«La costruzione del muro è contraria al diritto internazionale». Così, la Corte Internazionale di Giustizia ha condannato luglio 2004 la barriera che isola la Cisgiordania.
Il muro è costruito principalmente su territorio palestinese e limita la libertà, emblematica la città di Qalqilya, 45 mila abitanti interamente circondati dal muro, che può essere raggiunta solo attraverso un checkpoint israeliano.
L’organizzazionene israeliana B’Tselem ha constatato che migliaia di agricoltori palestinesi hanno i campi oltre il muro e che per coltivarli devono ottenere permessi speciali.
INDIA – PAKISTAN
La linea di controllo che divide India e Pakistan, si trova nella regione dei Kashmir e copre almeno la metà dei 2900 chilometri di confine.
Ufficialmente l’India l’ha voluta per combattere il terrorismo, in pratica si tratta di un mezzo per contenere l’immigrazione dal Pakistan, nemico storico.
L’unico varco in questa barriera si trova el cuore del villaggio di Wagah.
Qui il muro è interrotto da una grande inferriata, che ogni sera dopo la cerimonia dell’ammaina bandiera è chiusa, dividendo completamente i due Paesi e le tante famiglie che vivono dalle due parti.
BAGHDAD – ADHAMIYA
A Baghdad gli statunitensi non trovarono una soluzione migliore di un muro di cemento per salvaguardare il quartiere sunnita di Adhamiya, circondato da distretti sciiti.
La barriera di cemento eretta dall’esercito Usa a Sadr City, roccaforte del leader sciita radicale Moqtada Sadr a Baghdad, nelle intenzioni del comando americano avrebbe dovuto impedire l’infiltrazione di miliziani sciiti con rampe di lancio per razzi destinati a colpire la “zona verde”, l’enclave fortificata che ospita le sedi delle istituzioni irachene e l’ambasciata Usa.
Il muro continua a dividere la capitale irachena anche dopo il ritiro delle forze straniere.
MAROCCO – SAHARA OCCIDENTALE
Si estende per oltre 2 mila chilometri ed è alto 10 metri il muro costruito dal Marocco a partire dal 1981 per proteggere le popolazioni residenti a Nord della zona dell’ex Sahara spagnolo, controllato dal Fronte Polisario.
Una potente linea di fortificazioni in cui si alternano casematte e torrette di sorveglianza, bastioni di pietre e sabbia, postazioni di mortai e nidi di mitragliatrici, campi minati, depositi di munizioni e carburante e una fitta rete di radar.
Un sistema d’allarme elettronico fa scattare automaticamente lo sbarramento di fuoco e l’intervento dei blindati, posizionati alle spalle del vallo fortificato.
200 mila uomini sono dislocati lungo il muro che va dalla catena montuosa del Gebel Quarkziz fino all’Oceano Atlantico.
USA – MESSICO
Una barriera in lamiera sagomata alta dai due a i quattro metri è il muro che divide gli Stati Uniti dal Messico.
Nato nel 1994, attraversa la frontiera da Tijuana a San Diego. La finalità è di impedire ai clandestini messicani di varcare il confine.
Il muro, lungo 3.140 chilometri non è continuo ed è stato eretto nelle zone dove in passato maggiori sono stati gli attraversamenti illegali. Nonostante la barriera sia dotata di illuminazione, sensori elettronici, torrette di guardia e filo spinato, oltre a una vigilanza permanente, moltissimi sono i messicani che tentano di attraversarla a rischio della vita.
COREA DEL NORD – COREA DEL SUD
Da più di 60 anni la penisola coreana è divisa lungo il 38esimo parallelo, la linea definita dall’armistizio alla fine della Guerra di Corea nel 1953. Circa 246 chilometri che dividono 122 villaggi, 240 strade, ferrovie, fiumi e milioni di persone.
Una fascia di quattro chilometri, disseminata di mine, delimitata da alte barriere di filo spinato e sorvegliata da oltre 1.000 posti di guardia, circa 2 milioni di soldati (37 mila americani), armi convenzionali e nucleari.
Di Massimo Dallaglio