PAOLA E ANGELO SI SONO TRASFERITI A VIVERE E LAVORARE A VARSAVIA IN POLONIA
Paola e Angelo, da Roma a Varsavia. Casualmente ad Angelo viene proposto un periodo di lavoro di tre mesi a Varsavia.
E ci resterà, affascinato dalla città polacca e i suoi pregi.
Paola lo segue e scopre anche lei fin da subito che si tratta di un ottimo posto per vivere. Oggi vivono e lavorano a Varsavia.
Paola gestisce il blog Bella Varsavia. Ecco la loro esperienza.
Paola e Angelo, raccontate ai lettori qualcosa di voi. Dove vivevate e di che vi occupavate in Italia?
Paola: Ho 41 anni, sono di Roma e mi occupo di turismo, nello specifico hotellerie, gestione di hotel e formazione di staff alberghiero. Continuo a fare corsi e consulenze in Italia se mi offrono delle occasioni di lavoro.
Angelo: Nato a Napoli, in dirittura di arrivo per i 44 anni, ho studiato là ingegneria. A 27 anni, nel 1998, la mia prima “emigrazione al nord”, da Napoli a Roma, perché mi ci hanno offerto un lavoro. A Roma sono rimasto fino al 2013, cambiando vari lavori, trovando mia moglie (Paola).
Ho fatto tutta la carriera, da programmatore a Project Manager, nel campo dei sistemi informatici, per telecomunicazioni, pubblica amministrazione e altro. Inoltre mi sono sempre occupato di formazione tecnica nello stesso ambito. Col tempo, con la contrazione del mercato della consulenza, il mio business principale si è spostato proprio sulla formazione.
Qual è stato il motivo del trasferimento? Siete partiti insieme oppure in momenti diversi?
Paola: E’ arrivato a Varsavia prima mio marito.Io lo raggiungevo per compagnia e i primi sei mesi ho fatto un po’ la turista di Varsavia e me ne sono innamorata. Ora viviamo entrambi qui.
Angelo: Una casualità. Ero impegnato in una docenza e ricevo una telefonata per la richiesta di una consulenza di tre mesi a Varsavia: 4 giorni dopo ero qui. Dopo il lavoro esploravo la sorprendente capitale della Polonia.
Sui libri della mia generazione ricordata principalmente come la capitale del “Patto” delle nazioni comuniste anti-Nato, scopro la città che ha incantato il Canaletto, che ha dato i natali a Chopin, la patria di Copernico e Madame Curie.
Il simbolo di Varsavia è una sirena (come la mia Partenope). Ci ha messo davvero poco a incatenarmi a lei.
I tre mesi di consulenza sono diventati, un rinnovo dopo l’altro, 14. Alla fine di quella “missione” io e Paola avevamo deciso di restare qua, avevamo il nostro appartamento, lei il suo lavoro qua, io ne ho trovato uno nuovo in tre giorni, giusto perché di mezzo c’erano un sabato ed una domenica.
Che differenze hai trovato rispetto al modo di vivere Italiano? Società, cultura, sicurezza..
Paola: La scelta che abbiamo fatto di vivere qui si è basata prima di tutto sulla migliore qualità di vita.
Abbiamo vissuto senza macchina per circa un anno e si esce in città a piedi o con i mezzi pubblici, che sono puntuali e puliti.
A Roma abbiamo due macchine e una moto, cercando pure di comprare targa pari e dispari evitando il blocco auto. In un anno abbiamo visto solo tre incidenti automobilistici cittadini, cioè di poco conto e senza morti.
A Roma ogni giorni il raccordo è bloccato da una media di diedi incidenti, il traffico rallenta e tutto diventa un caos. Nel weekend a Roma muoiono giovani che passano la notte in discoteca, qui vanno in tram o in autobus notturno che passa, esiste ed è puntuale. Anche ubriachi timbrano il biglietto perché se ti becca il controllore sono tanti soldi da pagare.
In giro per la strada non si può girare con bottiglie di birra o schiamazzare altrimenti in 30 secondi arrivano due poliziotti (che da dove spuntano ancor a non l’ho capito!!) e ti portano via senza giri di parole.
I Varsaviani hanno tutti la passione per il cinema, la storia, l’arte. I musei costano poco e sono sempre pieni, non solo di turisti.
Gli eventi a Varsavia non mancano e spesso non si riesce a far tutto. Ogni terzo giovedi del mese dalle 19 alle 21 sfilano i pattinatori ed è uno sciame divertente da tifare. Strade chiuse e controllate e chiunque può partecipare… basta pattinare. Nessuno si lamenta.
I tram si fermano e i pattinatori hanno la precedenza. A Roma dopo 3 secondi ti suonano al semaforo e ti insultano se non ti muovi. Fanno una maratona l’anno e il caos va in crisi.
I polacchi amano la lingua italiana ed è facile trovare persone che vogliono fare tandem per scambiare una chiacchierata nelle due lingue.
Qui le tasse che si pagano sono usate per riparare strade o altro, e se hai bisogno di una visita medica ci sono molti centri privati. Riesci a fare tutto anche in mezza giornata.
In Italia invece anche privatamente devi prenotare minimo sei mesi. A volte devi prevedere una possibile malattia per essere in tempo nella lista d’attesa!!!!
Qui noleggi una bicicletta con 0.20 centesimi di euro e trovi molte postazioni in giro per la città. A Roma le hanno rubate tutte.
Angelo: La società polacca è un po’ influenzata dal clima, forse. Magari sono più freddi, per comprensibili motivi si fidano poco degli stranieri. Hanno un secolo di invasioni subite alle spalle (e che invasioni, nazisti prima, sovietici poi…).
I Polacchi moderni sono ragazzi che a 30 anni parlano anche 5 lingue, tra cui la più complessa d’Europa, il Polacco. Hanno due lauree, magari una presa ad Oxford ed una ad Amsterdam, giusto per girare un po’. Si vestono con eleganza business occidentale e lavorano con serietà.
Vivere a Varsavia, per chi ha vissuto 16 anni a Roma, è la riscoperta del concetto di “cosa pubblica” come “cosa di tutti” e non “cosa di qualcun altro, da vituperare”.
Mezzi pubblici che funzionano, puntuali da regolarci l’orologio, uffici postali e banche disponibili 24/7 tutto l’anno, centri commerciali enormi e modernissimi che si rinnovano ogni 6 mesi, grattacieli che crescono come fossero innaffiati, Wi-Fi pubblico in ogni angolo e rete LTE a prezzi stracciati. In 25 anni loro hanno fatto quello che noi abbiamo fatto in 50 e da 20 stiamo disfacendo.
Qui è del tutto normale che una bella ragazza attraversi un parco di notte senza subire alcun tipo di minaccia; è costume lasciare il cellulare sul tavolo al fast food, ed è altrettanto usuale ritrovarcelo.
Se vai allo stadio (e che stadio), al termine della partita si va a casa sorridendo; niente spintoni, spari, coltellate…
Allo stadio puoi andarci coi bambini. L’ordine è un fatto volontario, condiviso. Ma se esci dalle righe, la pianta accanto a te nasconde due poliziotti, che – gentilmente ma senza sconti – ti ricordano le regole. Qui se attraversi la strada fuori dalle strisce… ti multano!
Di cosa vi occupate oggi a Varsavia?
Paola: Qui a Varsavia non cercavo lavoro perché ero ancora la turista che faceva compagnia al marito. Poi grazie a Facebook e al blog amatoriale che scrivo su Varsavia “Bella Varsavia” – www.bellavarsavia.com– ho conosciuto il responsabile di un’azienda tedesca, Holidaycheck, con sede in Germania, Svizzera, Polonia e da poco stiamo aprendo (per questo cercavano un profilo come il mio) il mercato italiano.
Un portale turistico europeo di recensioni verificate e prenotazioni alberghiere.
Cercavano una madrelingua italiana con padronanza dell’inglese, con background nel settore turistico e alberghiero. Insomma cercavano me!!! Dopo solo un mese, avendo visto con quanta passione e professionalità lavoro, mi hanno affidato anche il loro blog su cui scrivo un articolo a settimana. Posso scegliere io di quali città parlare e così la mia fantasia è libera e sono contenta di mostrare nei miei articoli il lato belle delle destinazioni italiane.
Angelo: Ho ripreso il mio lavoro di consulente nella realizzazione di Sistemi Informatici. Moltissime multinazionali vengono ad investire qui. Le università polacche sfornano giovani preparatissimi nel settore. Quello che gli manca è la generazione degli “anta” che possa guidarli usando una nutrita esperienza. E allora gli expat come me sono merce preziosa.
Lavorare in una azienda polacca è assolutamente naturale. Si parla correntemente inglese, si lavora con serietà. Si tratta di un lavoro ben remunerato, in raffronto al costo della vita, molto di più che in Italia.
Tornereste in Italia? Sentite la mancanza di qualcosa o qualcuno?
Paola: NO. Ho già detto NO??!!!!!!!!!!! In nessuna città, non solo Roma.
Per lavoro ho fatto corsi e consulenze in alberghi da nord a sud e l’Italia è messa male. La gente non ha voglia di imparare, studiare e crescere.
Aspettano l’aiuto dal cielo e ciò che ormai odiavo sentire dire è “speriamo che Dio ce la mandi buona”…. aspetta e spera che sta andando allo sbando totale. Un popolo senza orgoglio e che non reagisce e io non mi ci riconosco più. Passivi a tutto ma attivi per il calcio. Assurdo.
All’estero ci prendono in giro tutti ed è abominevole. Non sono luoghi comuni ma dati di fatto.
Alcuni italiani vengono a cercare lavoro e dopo un mese cominciano a fare malattia, a non essere puntuali e se perdono il lavoro li vedi tornare in Italia e dire “in Polonia sono di ghiaccio ti trattano male”.
Qui si pretende rispetto ed è giusto che sia così. Una delle cose che più mi piace è il rispetto per tutto ciò che è pubblico.
Ad esempio i muri non si imbrattano, i sedili dei bus non si calpestano, non si butta carta a terra. Pubblico quindi di tutti perciò tutti rispettano. A Roma invece ciò che è pubblico è normale considerarlo “ma che mi importa tanto mica pago io”.
INVECE non capiscono che pagano loro e i turisti scappano. Roma è vuota dagli ultimi tre anni. Sono nel settore e mi piange il cuore. Io sono innamorata di Roma, vado a passeggiare nella storia appena posso ma ora non si può più fare. Sporca e insicura.
Sento la mancanza dei miei amici che però vedo ogni due mesi, essendo brava a prenotarmi un volo economico controllando ogni settimana le offerte. La mia famiglia d’origine è meglio non nominarla talmente me ne hanno combinate.
La mia famiglia è mio marito e sta qui con me. Vivo a Wola, in pieno centro, in una delle vie più storiche e centrali di Varsavia, Chłodna. In pieno ghetto e dove i polacchi sono insorti con coraggio contro i tedeschi. Respiro ancora questo loro orgoglio vivendo qui ed è entusiasmante.
Varsavia, una città che mi ha fatto così innamorare da spendere il mio tempo libero in giro a fotografarla e raccontarne la vita quotidiana per gli italiani che vogliono visitarla nel mio blog Bella Varsavia. Non lo avevo mai fatto per altre città ed ho viaggiato nel 60% del mondo. L’Italia e la Polonia sono vicine e unite anche nell’inno nazionale eppure prima di venire a vivere qui non me ne ero mai accorta, come la maggior parte degli italiani.
Angelo: Io mi sono trovato bene qui fin da subito. E non posso dire di sentire la mancanza di qualcosa. Allora vediamo di usare gli “stereotipi” delle domande di amici e parenti.
Ti manca il mare??
Si, perché a Roma ce l’avevo? Da anni per andare al mare prendo un aereo. Ho cambiato aeroporto di partenza. Meno valigie perse.
Ti manca la cucina Italiana?
Questo posto è pieno di Ristoranti Italiani e di negozi di “delikatesy”. In Italia in qualche città abbiamo Eataly. A Varsavia ne abbiamo decine di negozi così.
Ti manca la famiglia, gli amici? Beh – ma questo è un fatto personale – ne avevo ben pochi e ne ho di più qui, nuovi. Italiani e non solo. Sinceramente, l’unica cosa di cui sono meno contento è il gap linguistico. Non vedo l’ora di colmarlo. Sebbene il 90% dei Varsaviani parli inglese, a volte vorresti poter dialogare con quel restante 10%.
Amo il mio Paese. Ma voglio vivere bene, secondo il mio “diritto alla vita, alla libertà ed alla ricerca della felicità” (T. Jefferson).
E l’Italia non me lo permette più. Quando e se l’Italia dovesse tornare ad essere il Paese che dovrebbe, perché non tornarci. Ma fino a che la parola italiana più famosa all’Estero sarà “Bunga Bunga” (che Italiana non è), voglio stare dove posso esprimere me stesso.
Una curiosità sugli inni nazionali. Ebbene. Qui a Varsavia ho “riletto” molta storia, anche Italiana. A noi sono state celate per anni alcune verità.
Per cui gli Italiani non sanno chi sia il generale polacco Anders, eppure gli devono parecchio. Comunque, quel che riguarda gli inni, esistono solo due inni nazionali al mondo in cui si citi un’altra nazione. E sono quello italiano e quello polacco.
Già. Nel “canto degli italiani” si cita (nella seconda strofa, quella che nemmeno quelli bravi sanno) “il sangue polacco”. Simile citazione è nell’inno polacco con riferimento agli Italiani (in polacco la parola Italia e Italiano non esistono noi siamo i Włosky, accreditato come riferimento ai Volsci). Già perché, i due inni non sono solo gli unici a citare un’altra nazione, ma si citano a vicenda.
L’inno polacco è stato composto nel XIX secolo a Reggio Emilia, in realtà.
Email: biuro@bellavarsavia.com
Di Luisa Galati