Giusy è a Londra per un soggiorno-studio presso la Wimbledon School of English, una delle più antiche scuole inglesi per stranieri
Su consiglio di un caro amico, Giusy M. è partita dal suo paese in provincia di Lecce per un soggiorno-studio a Londra presso la Wimbledon School of English, una delle più antiche scuole inglesi per stranieri. Nel suo bagaglio una laurea a pieni voti in Lettere Classiche e la consapevolezza piena ed amara della necessità di renderla quanto più spendibile possibile con un soggiorno all’estero ed un attestato che certifichi le sue nuove conoscenze, in un’Italia che della cultura non sa che farsene e che alla scuola ha tolto da tempo il suo valore e senso. E per fare quella che lei definisce una “full immersion” è partita da sola, “evitando” il contatto con gli altri italiani. Anche se, dice, «una volta arrivata qui mi son resa conto che a Londra ci sono più Italiani che Inglesi!».
Il suggerimento del tuo amico si è rivelato utile, insomma?
Senza dubbio! Lui aveva fatto la mia stessa esperienza qualche tempo prima ed è questo che mi ha dato la spinta per andare in una agenzia inglese a prenotar tutto, scuola e sistemazione presso una famiglia inglese. La Wimbledon School of English è frequentata da gente proveniente da tutto il mondo e di tutte le fasce d’età. Al di là dell’indiscussa preparazione del corpo docente, posso affermare con assoluta sincerità che quest’ultimo è uno degli aspetti più belli ed interessanti di quest’esperienza. Stare a contatto ogni giorno con ragazze e ragazzi che appartengono ad una cultura diversa dalla tua ti arricchisce sotto tutti i punti di vista, in primis come persona. La scuola offre anche la possibilità di poter accedere alle classi di preparazione agli esami Cambridge e alla fine del corso viene rilasciato un attestato valido a livello europeo. Sono stata fortunata anche per quanto riguarda la sistemazione. La famiglia che mi ospita è stata gentile e disponibile sin dai primi tempi. Oltre a me in casa vive il mio coinquilino Manuel direttamente da Siviglia. Una persona molto a modo e sempre pronta a darti una mano nel momento del bisogno.
Quando hai preso la decisione di partire?
Sono venuta a Londra in primis per migliorare la mia conoscenza dell’Inglese in loco; in secondo luogo per “cambiare aria”. Mi ero appena laureata e quello mi è sembrato il momento giusto per fare qualcosa che avevo rimandato per troppo tempo. Son partita senza pensarci due volte, “incoraggiata” anche dal mio amico. Tre mesi qui son stati molto più redditizi di tanti anni di “studio passivo”.
In cosa ti pare differisca Londra dal nostro Paese?
Per il livello organizzativo in tutti i settori della vita civile, per l’aria di “libertà” che si respira, per i continui stimoli che la città offre, per la qualità dell’informazione e dell’istruzione, per gli spazi che vengono offerti ai giovani. Nonostante la crisi abbia mietuto vittime anche qui, quella inglese è una società fondata sulla “meritocrazia”, un concetto estraneo alla realtà italiana.
Quali prospettive lavorative potrebbero offrire al tuo percorso di studi una società ed una cultura come quelle inglesi?
Sulla carta le prospettive sembrerebbero (e sottolineo il condizionale) positive. Con una laurea in Lettere Classiche le possibilità di lavoro non sono certo dietro l’angolo. Nonostante tutto, considerato che quella inglese è una società che investe sulla cultura (penso, ad esempio, alla miriade di musei, mostre, gallerie gratuiti e aperti al pubblico tutti i giorni dell’anno), la speranza di trovare un posto di lavoro qui è maggiore rispetto a quella del nostro paese. Tutto è, poi, supportato dai numerosi “scambi di opinioni” con altri ragazzi italiani che hanno fatto il mio stesso percorso e che ora vivono e lavorano qui.
Quale approccio hanno gli inglesi con noi taliani?
In generale gli inglesi hanno con noi un approccio positivo. Sono tantissimi gli italiani che per motivi di studio o di lavoro vivono qui e che sono perfettamente integrati nella realtà inglese. Tuttavia le “battute” sulla nostra storia presente e passata non mancano. E qui mi fermo.
Quale percezione si ha dell’Italia osservandola da lontano?
Vista da lontano l’Italia appare un paese che potrebbe fare e dare tanto, ma che sembra intrappolato in una sorta di mondo parallelo dal quale non vuole venir fuori. Se l’Italia avesse una mentalità come quella inglese, dove ho avuto la percezione che tutti, lavorando, diano il proprio contributo per migliorare il posto in cui si vive, forse la situazione sarebbe migliore di quella attuale. Se potessi riassumere tutto con un aggettivo direi che l’Italia sembra un paese “vecchio”, nonostante la sua giovane età.
Pensi di restare a Londra al termine del corso?
L’idea è quella. Tra il nulla e Londra preferisco la seconda opzione. Sicuramente continuerò a studiare inglese e qui manderò curricula in quanti più posti possibile. Dico tutto questo con un velo di amarezza legata, in particolar modo, alla lontananza dalla famiglia e dagli amici. Purtroppo la situazione è questa, sono “giovane” e preferisco giocarmi tutte le mie carte ora che ne ho la possibilità, sperando tra qualche anno di avere qualche certezza in più di quelle attuali.
Di Silvia Coco 21/07/2011