Maurizio si è trasferito a vivere e lavorare in Cile già da cinque anni occupandosi di consulenza nel settore della Sanità
Per quale motivo hai deciso di lasciare definitivamente Roma, la tua città natale, per trasferirti in un Paese così lontano e soprattutto così diverso dalla nostra cultura e dalle nostre usanze?
Sì, il Cile è diverso, ma non poi così tanto. Ci sono Paesi e culture molto più diverse. Mi hanno spinto due ragioni, principalmente. Da una parte, la mia famiglia viveva ormai in Cile da molti anni e desideravo stare loro più vicino. Dall’altra, il fatto che dal punto di vista lavorativo, avevo voglia di provare qualcosa di nuovo. L’Italia mi sembrava un po’ “spenta” e, sotto vari aspetti, anche in decadenza.
Ci vuole molto coraggio ad abbandonare la propria città natale e ricominciare una nuova vita. Ti senti molto coraggioso?
No, per niente. Il Cile lo conoscevo già e qui c’è una parte importante della mia famiglia (madre e fratelli). Ci è voluto solo un pizzico di coraggio, da un punto di vista lavorativo. Sotto molti aspetti, è stato necessario imparare tante cose nuove, cercando di adattarsi alla mentalità e alle usanze del luogo. Ma il mio, è stato un caso di “soft-landing”, poiché c’èra la mia famiglia qui. Alcune cose sono sicuramente difficili da digerire per un italiano. Ed è necessario trovare il modo di adattarsi ed accettare la differenze.
Che attività svolgevi in Italia? Ed ora in Cile, cosa è cambiato?
In Italia, lavoravo per una software house, mi occupavo della raccolta requisiti sviluppo software. In Cile, ho messo su una nano-PMI (la chiamo così) di consulenza ITC nel settore della Sanità, in particolare. Dopo aver lavorato per due anni in un’azienda che offre servizi di telemedicina, mi sono messo in proprio per offrire consulenza ITC soprattutto nel settore della Sanità. Il mio team è composto da un medico cileno ed un ingegnere italiano che lavorano con me. Solitamente, una parte consistente del mio tempo è dedicata alla raccolta di requisiti per sistemi e software in salute, appuntamenti con i clienti ed altro ancora.
Con quali aspirazioni e con quali desideri hai abbandonato l’Italia cinque anni fa?
Desideravo rendermi conto delle mie capacità lavorative, in un nuovo ambiente e volevo stare di più con la mia famiglia. Ora che sono qui, dopo cinque anni, posso dire che molte delle mie aspirazioni si sono realizzate, ora guardo al futuro.
E’ stato difficile apprendere una lingua così difficile?
No. Lo spagnolo già lo sapevo prima di venire in Cile, dove peraltro avevo studiato alcuni anni da adolescente. In ogni caso, per poter comunicare meglio, soprattutto nel mondo del lavoro, è stato necessario imparare anche la particolare versione cilena della lingua. Il cileno parla velocissimo, tronca molte parole e poi c’è tutto un vocabolario speciale. Ci vuole un po’ di tempo per acquisirlo. Ma è un processo divertente comunque.
Quali sono le maggiori differenze tra l’Italia e il Cile?
Ci sono tante differenze e potremmo parlarne a lungo. Se dovessi riassumerle in poche frasi, direi che il Cile, pur essendo un paese più o meno occidentale, agli occhi di un europeo sembra avere più somiglianze con gli Stati Uniti che con l’Europa. Pochissime cose qui durano a lungo.
Tutto cambia e si trasforma rapidamente. “Nuovo” è quasi sempre un aggettivo visto di buon occhio. Senza ulteriori indagini e verifiche sulla vera natura di quello che si sta proponendo. Se sei abituato al carattere di un quartiere urbano, preparati alla mutazione. Presto arriverà un Mall, oppure costruiranno un edificio davanti alla tua finestra. Altra differenza sostanziale, è che in Cile prevalgono quasi sempre i progetti a breve termine.
L’ironia è che l’Italia, di contro, pensa a progetti a lungo termine e con tantissime considerazioni importanti. Ma spesso, soprattutto nel settore pubblico, finisce con il non realizzarli mai. Perché non si riesce a trovare il consenso necessario (di conseguenza, non cambia mai niente di ciò che andrebbe veramente cambiato).
Come è la situazione lavorativa in Cile? E in cosa differisce da quella italiana?
In questo momento, il Cile è sicuramente molto più dinamico ed effervescente dell’Italia. Soprattutto finché i settori trainanti dell’economia cilena (materie prime, rame ecc.) continueranno a beneficiare dei prezzi alti, indotti dalla crescita della Cina & Co. In Cile c’è una disoccupazione del 7,1% (ott-dic 2010). E la mia sensazione è che se hai una certa base di competenze ed integrità, non è difficile trovare lavoro. L’Italia, invece, in molti settori (non in tutti) appare più stanca e decadente.
Una della cose che, nella mia personale esperienza, mi ha colpito molto dell’Italia, è il fatto che alcuni amici miei, ai tempi in cui non erano ancora trentenni, in più di una occasione dicevano che non vedevano l’ora di andare.. in pensione (!). In qualche modo in Italia stiamo mandando strani segnali ai nostri giovani. In cambio di alcune ingannevoli o velleitarie certezze, stiamo in effetti uccidendo lo spirito che ci ha reso grandi, ricchi e ammirati in altri periodi della nostra storia. Ho come la sensazione che stiamo alimentando tante paure. Anziché fornire uno stimolo alla creazione di nuove opportunità e occasioni di crescita.
Ti senti ancora un po’ italiano?
Non poco, anzi molto. L’Italia resta sempre un Paese meraviglioso. La nostra storia, scienza e cultura sono di una ricchezza incredibile. L’Italia ha ancora tantissimo da insegnare al resto del mondo e possiamo peraltro usare questo patrimonio per portare benefici anche altrove. Ma anche l’Italia ha qualcosa da imparare dal resto del mondo. Mi sento molto italiano e non penso di averla mai lasciata. Sia perché ci torno spesso, sia perché un giorno, credo che ci ritornerò davvero. Nessuna decisione è “per sempre”. Una grandissima parte di ciò che sono è sicuramente italiana e ne sono ben felice. Famiglia, educazione, storia, cultura, lingua, tradizioni, radici, cucina e altro ancora. Quasi sempre misuro il resto del mondo con il metro che mi ha dato l’Italia.
Come è cambiato il tuo stile di vita?
Mi manca molto poter camminare. A Roma andavo in ufficio tutti i giorni a piedi (3,5 Km in 40 minuti ca.). Respirando un’aria decisamente migliore di quella che si respira a Santiago, una città di oltre sei milioni di abitanti. Assai contaminata dallo smog e dalle polveri sottili (non molto ben regolate dalle leggi attualmente in vigore). D’altro canto, pur essendo Santiago una delle capitali più sicure in America Latina per quanto concerne la criminalità, Roma offre sicuramente un grado maggiore di sicurezza, se la si percorri a piedi.
Quale è il Paese in cui preferisci vivere tra l’Italia, e quello in cui vivi ora?
Mi piace sia l’Italia che il Cile in eguale misura attualmente. Direi però, che in questa stagione della mia vita, stagione in cui sento il desiderio e la potenzialità di creare, il Cile sia più adatto e fertile. E poi qui c’è ancora moltissimo da fare. Per contro, in Italia, sento che ci sono meno opportunità per chi non ha grandi appoggi. E poi è tutto più difficile da un punto di vista burocratico. Quasi feudale direi. Vedo l’Italia come il Paese adatto per andare in vacanza. Non quello in cui si possa creare qualcosa di nuovo, partendo da zero.
Quali sono le feste più importanti in Cile?
Le feste religiose sono praticamente le stesse italiane (Natale, Pasqua ecc.) e quelle legate diciamo alla tradizione occidentale (Anno Nuovo). Poi ci sono quelle nazionali che si celebrano a settembre, legate all’indipendenza della Spagna (18 settembre 1810; curiosità: il Cile è divenuta una nazione 60 anni prima dell’Italia) e poi poche altre legate alle “glorie navali” della Guerra del Pacifico, ecc.
Ti manca qualcosa dell’Italia?
Certo. Il resto della mia famiglia. Gli amici. La cultura e la storia. Il mare italiano. La città italiana vissuta e che cambia poco, non so ad es. puoi affezionarti a certi ricordi e quando tornerai.. Piazza Navona sarà ancora lì, proprio come l’avevi lasciata anni prima. Nel caso del Cile, invece, devi essere pronto ad aspettarti qualsiasi cambiamento nel giro di mesi.
Se tu potessi creare una realtà perfetta quali aspetti prenderesti dell’Italia e quali del Cile?
La visione di lungo periodo, la conoscenza e la consapevolezza che emana dalla storia, dalla scienza, dalla cultura e dai successi antichi e recenti che l’Italia ha vissuto e trasmette da sempre. Unita però al maggiore dinamismo e alla voglia di fare concretamente (senza eccessive chiacchiere nè paure) propria del Cile.
Sei felice della scelta fatta o hai qualche rimpianto?
Sono felicissimo delle scelte fatte. Non ho rimpianti che valga la pena menzionare. E poi sinceramente non penso di aver mai lasciato l’Italia.
Di Nicole Cascione 04/08/2011