Angelica Giambelluca voleva andare a vivere il più lontano possibile, e così ha puntato su Sydney

La propensione a “mollare tutto” è sempre più forte: alla spinta individuale ad andare via in una certa fase della vita si aggiungono le ormai note insoddisfazioni della realtà italiana in cui viviamo. Anche per questo motivo la meta di destinazione del viaggio diventa sempre più lontana: non basta l’ Europa o l’ America, ci vuole qualcosa di ancor più alternativo come l’ Australia.
Dal suo Blog: “http://lamagadioz.wordpress.com/about” riassume così le impressioni della sua esperienza: “Sono stata a Sydney, città stupenda…e ho provato a capire qualcosa della mentalità canguresca… a capire perchè tanti italiani in passato hanno scelto questo paese per ricominciare e perchè tanti giovani oggi provano la stessa strada… è un’illusione? O davvero l’Australia è la terra promessa? E quanto durerà la pacchia? “
Ha lasciato la costa ligure dove abitava e lavorava come giornalista free lance per andare dall’ altra parte del globo per respirare l’atmosfera della terra dei canguri.

Quanto tempo sei stata in Australia ?

Sono stata in Australia da maggio 2009 a dicembre 2010

Come è caduta la scelta su un paese così lontano ?

Avevo voglia di conoscere un nuovo paese. Volevo andare a vivere il più lontano possibile, l’Europa era troppo “vicina”: al minimo dubbio sarei corsa a casa.
Volevo mettermi alla prova e migliorare l’inglese: Stati Uniti o Australia. Andare in America non era la scelta migliore vista la crisi economica e così ho puntato su Sydney.
L’Italia è un paese stupendo, ma è molto scorretta con i suoi figli migliori. I giovani talenti scappano per trovare una vita migliore e vanno avanti solo i soliti raccomandati. E’ un sistema vecchio, logoro, vizioso e viziato. Volevo respirare aria nuova e così sono partita.

Come ti arrangiavi per vivere ?

Io in Italia ero giornalista, ma in Australia è stato difficile fare questo lavoro. E ad essere sinceri non ero neanche molto interessata. Il mio obiettivo era vivere al massimo quel paese, conoscere gente, scoprire cose, vedere luoghi nuovi. Mi bastava un lavoretto qualsiasi.
Ho lavorato principalmente nel settore ristorazione, soprattutto al Casinò di Sydney.

Cosa ti ha colpito degli australiani ?

Gli australiani sono molto rilassati, sanno godersi la vita. Sono molto rispettosi, semplici e altruisti e non si stressano. Lavorano dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17 ma poi basta. Il weekend è sacro. Il lavoro non è tutto nella vita. Il sistema australiano è ben organizzato, la macchina burocratica funziona molto bene, il bene pubblico è amministrato nel modo giusto e, soprattutto, il sistema è molto più meritocratico del nostro.

Ora che sei tornata in Italia… ?

Sono tornata lo scorso dicembre. E per ora la mia intenzione è quella di rimanere.
Mi è mancata molto la mia famiglia. Ma, soprattutto, mi è mancato il calore del nostro popolo.
Avremo anche mille difetti, ma rispetto agli australiani siamo molto più passionali nelle cose che facciamo e nei rapporti che instauriamo con le persone. Gli australiani sono persone buone e semplici ma personalmente ho fatto molta fatica farmi nuove amicizie. I miei migliori amici in Australia erano italiani.

Come era cambiata la tua giornata tipo ?

In Italia non avevo orari di lavoro veri e propri: lavorando come freelance, gestivo la mia vita professionale secondo le mie esigenze. C’erano giornate in cui lavoravo molto e altre più tranquille. In Australia i turni erano massacranti, spesso al casinò lavoravo dalle otto di sera alle quattro del mattino ma anche perché era un lavoro diverso. Lavoravo nella ristorazione in un posto aperto 24 ore su 24. Avevo due giorni liberi a settimana durante i quali, di solito, uscivo con gli amici o ne approfittavo per girare Sydney.

In che cosa siamo diversi dagli australiani ?

Come detto, gli australiani non si stressano. Non vivono per lavorare, ma lavorano per vivere. E non si preoccupano quasi mai di nulla.
Il loro motto è infatti “No worries, mate” o “Take it easy”.
Frasi che non potresti mai rivolgere a un italiano: noi passiamo la nostra vita a preoccuparci per tutto e a farci del nervoso inutilmente.

Come sono rimasti i tuoi contatti con l’Italia e che impressione ti fa il tuo paese dopo esser tornata ?

Ho tenuto i contatti con la mia famiglia, ovviamente, ma ho perso molti amici. Purtroppo, quando si affrontano scelte di questo tipo, ci sono dei prezzi da pagare.
Gli australiani ci dipingono ovviamente come persone che sanno godersi la vita, che amano il bello e gustano il buono. Insomma, i nostri difetti (a parte il classico stereotipo della mafia) sembrano sparire.
Ma per me, vivere in quel paese era una tortura e un piacere allo stesso tempo: ero contenta perché si dimostrava assai migliore dell’Italia, ma ero triste allo stesso tempo perché avrei voluto che la mia Italia fosse così.

Cosa hai scoperto di te stessa ?

Sono cambiata radicalmente. Sono cresciuta, ho passato molto tempo a pensare a me stessa, a lavorare su me stessa. Perché le esperienze di vita all’estero fanno soprattutto questo: ti fanno scoprire una parte di te che mai avresti immaginato. Ho cancellato certi pregiudizi, ho aperto la mia mente e ho acquistato più sicurezza.

Come ti divertivi in Australia ?

In Australia andavo ogni giorno in palestra. Nonostante sia uno dei paesi con il maggiore tasso di obesità al mondo, questo popolo è molto fissato con la linea e l’apparenza. Andavo frequentemente anche al cinema. Ma da sola. Come detto, per me non è stato molto facile crearmi amicizie vere in Australia. Ma è anche colpa mia. Sono una persona che ama stare sola.

Di Raffaele Ganzerli 13/03/2011

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