Marco Cuomo: Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità

Vivere e lavorare viaggiando sembra essere, oggi come oggi, il desiderio di molte persone; ma per alcuni, quei pochi fortunati che hanno avuto il coraggio di rischiare, il “sogno” è diventato realtà.

Marco Cuomo, 40 anni di origine napoletana, è uno fra questi; ed oggi ci racconta la sua storia, e dei suoi meravigliosi viaggi nel mondo.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità.
Ciao Marco e benvenuto a MOLLOTUTTO. Ti andrebbe di raccontarci la tua storia?

Ciao Annalisa e ciao a tutti i lettori di Mollotutto; Io sono Marco Cuomo, ho 40 anni e sono di origine napoletana.

La mia è stata, ed è, una strada tutta in salita; intrappolato per anni a vivere una vita non mia. Ma, con tenacia e costanza, ho cercato pian piano di cambiare la vita che “gli altri” volevano per me nella “mia vita”.

La storia inizia lontano, quando ancora bambino, all’età di 10 anni, creavo un gioco di società chiamato “Avventura”; ma mai avrei immaginato che sarei rimasto per sempre legato a quella magica parola.

Gli altri coetanei giocavano con i video games e amavano il calcio; io, a soli otto anni, conoscevo già i nomi di tutte le capitali del mondo. Le maestre dicevano sempre: “se fosse bravo nelle altre materie come in geografia, sarebbe il primo della classe”.

Ma la società, come spesso accade, ci risucchia nella quotidianità. Ed ecco, quindi, che gli studi al liceo classico, l’università, ed il mondo del lavoro dopo la facoltà di economia, sembravano essere tappe quasi predefinite di una vita francobollata.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità.

Ad un certo punto hai deciso di cambiare la tua vita ed il tuo lavoro, per dedicarti ad una vita fatta di viaggi. Quando e perché è nata in te questa esigenza?

Era l’anno 2009 e per caso (ma NULLA avviene per caso) mi ritrovai a guardare un video di Tiziano Terzani, nel quale il giornalista invitava i giovani a riprendersi la propria vita:“Vivi una vita, una vita in cui sei tu, non una vita che gli altri vogliono per te”.

Quella frase rimbombò come un tamburo martellante nei giorni successivi; e ripensando alla mia vita mi accorsi che, pur avendo un ottimo lavoro, e non mancandomi apparentemente nulla, non ero felice.

Non stavo vivendo la “Mia” Vita.

E stato allora che, con sana determinazione, ho cominciato ad ammettere a me stesso che la mia vita non era quella che avrei voluto; e, a poco a poco, cambiarla.

Mi accordi che il filo con quel bimbo di 11 anni in cerca di avventura, che quasi non si vedeva più, era rimasto immutato, e iniziava a farsi sentire con forza; è bastato toglierci un po’ di polvere da sopra, ed eccolo riapparire nuovamente.

Nel corso di questi anni ho abbandonato, piano piano, il mio vecchio lavoro. Il “cambio vita”, per come la penso io, deve essere fatto “col paracadute”, e ponderando sempre bene le scelte che si fanno; gli americani dicono: “step by step”.

Ma oggi posso dire di essere riuscito a trasformare la mia vita, e fare finalmente quello che mi piace.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità.

Oggi puoi affermare di fare un lavoro che ami?

Se intendi lavoro come qualcosa che dobbiamo fare per forza, allora no, devo dirti che “non lavoro più”; perché tutto quello che faccio oggi, lo faccio perché mi piace 😉

Come hai trasformato il tuo amore per i viaggi, in lavoro?

Ho fatto del viaggio un lavoro sotto vari aspetti. Accompagno gruppi di persone in giro per il mondo per un tour operator, ed al contempo effettuo spedizioni alpinistiche ed antropologiche, per le quali sono sempre alla ricerca di sponsor.
Sono Guida Ambientale certificata, e fra poco farò l’esame per diventare formatore, e tenere corsi di escursionismo base per tutti coloro che vorranno avvicinarsi alla montagna ed alla natura.
Nel 2014 ho fondato Backpacker Adventure, il mio grande progetto; un sito che si propone l’obbiettivo di condividere la mia passione nel vivere di avventura.
Diari di viaggio, recensioni di libri e film, presentazione di grandi esploratori, interviste a scrittori e registi del mondo dell’avventura, mostre fotografiche virtuali, consigli di viaggio, un blog e collaborazioni, sono gli strumenti con i quali voglio condividere il mio mondo.

In quali Paesi sei già stato e quali invece sono tra le tue prossime tappe?

Ad oggi, ho visitato circa 80 Paesi del mondo.

Ho fatto parte di due spedizioni nella foresta amazzonica: la prima in Ecuador e Perù, visitando i popoli indigeni degli Huaroani e dei Matses; la seconda in Venezuela, visitando gli Yanomani.

Nel 2011 in Etiopia sono stato protagonista di una spedizione alla ricerca delle ultime tribù integre dei Surma.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità.

In Africa ho condotto ben tre Safari overland, visitando complessivamente 11 Paesi e percorrendo circa 18.000 km con mezzi 4×4.

In queste avventure ho avuto contatti con le popolazioni indigene dei Masai in Tanzania, degli Himba in Namibia e dei Boscimani in Botswana.

Nel febbraio del 2017 ho partecipato al TransAfricamotoraid, un grande progetto motociclistico che ha visto 5 piloti impegnati nella traversata dell’Africa da sud a nord, attraversando ben 11 paesi.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità

L’esperienza maturata nel viaggiare, in ambienti talvolta ostili per fattori socio politici ed ambientali, ha fatto nascere in me la voglia di esplorare anche il mondo verticale.

In Himalaya ho esplorato sia il versante dell’Annapurna fino al campo base e le valli del Basso ed Alto Dolpo; che il versante dell’Everest nelle valli di Gokyo e del Khumbu, fino a raggiungere il campo base e la vetta dell’Island Peak 6189mt.

In America del Sud ho condotto trekking in completa autonomia nella Patagonia cilena ed argentina ed in Perù nella cordigliera di Huayhuash.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità

Nel 2016 ho scalato l’Aconcagua 6962mt, la montagna più alta del continente americano, annoverata tra le 7 summit.

Beh se non lo si è capito, adoro le montagne ed è per questo che la prossima spedizione è programmata per il prossimo mese di luglio. Andrò in Russia, nella regione del Caucaso, per tentare di scalare l’Elbrus 5642mt, la montagna più alta d’Europa.

Da quanto ci racconti prediligi gli incontri con i popoli indigeni, perché?

Conoscere, e non solo visitare, i popoli indigeni del mondo, penso sia una fortuna enorme.

Quest’ultimi sono custodi di una sapienza che rischia di essere dispersa a causa della globalizzazione, che uniforma, omologa e in qualche modo snatura.

In più, ogni esperienza ti cambia dentro, nell’interiorità più intima e profonda, nel modo di approcciare le persone, nell’entusiasmo che metti ogni giorno nelle cose che fai, nell’apprezzare ciò che hai senza darlo per scontato, nella capacità di distinguere l’importante dal futile.

Viaggiando, ho ricevuto grandi lezioni di vita; in Amazzonia, ad esempio, ho chiesto ad un anziano capo tribù se non temesse la morte e lui, con gli occhi sorridenti, mi ha risposto: “Aspetto che la grande anaconda venga a prendermi per riportarmi nella terra madre“. L’accettazione della morte come parte della vita; una poesia, una saggezza superiore, che a noi manca, come tante altre emozioni.

I ragazzini di una tribù della Siberia masticano la carne per poi darla agli anziani che hanno perso i loro denti.

In Mongolia, vivono alcuni cavalieri che addestrano le aquile (utili per proteggere i greggi di pecore dai lupi che infestano le montagne) e poi le liberano dopo cinque anni.

In giro per il pianeta, si respirano valori che noi occidentali abbiamo dimenticato; o, forse, abbiamo smesso di tramandare di padre in figlio; ed è meraviglioso scoprire il buono che ancora resiste.

Quali sono le difficoltà maggiori che affronti nelle tue spedizioni in giro per il mondo?

Le difficoltà sono legate all’ambiente in cui vado: foresta, deserto, montagna.

Cerco di affrontarle pianificando, per quello che mi è possibile, la spedizione nel migliore dei modi.

Ma ritengo che la paura sia un sentimento fondamentale nelle mie avventure; mi tiene vigile ed attento ai pericoli. E’ il campanello d’allarme che suona quando il pericolo diventa non controllabile.

Ovviamente la paura va vinta, e questo accade solo con il coraggio, che è la forza trainante che mi ha consentito e mi consente di vivere i miei sogni.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità

Cosa hai imparato viaggiando e come senti di essere cresciuto/a e migliorato/a?

Voglio citare una frase di La Martine, a me molto cara, e che in una riga risponde alla tua domanda.

“Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, cambiando forma al suo pensiero e vita”

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Sogni nel cassetto non ne ho!

Per fare una battuta, ritengo che i sogni debbano stare sulla scrivania, sempre in vista; perché il problema è proprio questo: i sogni nel cassetto prendono polvere e non si concretizzano. E’ bello sognare; ma poi, bisogna fare azioni concrete per realizzarli.

Battuta a parte, vi sono tanti nuovi progetti, fra cui una spedizione estrema che, scaramanticamente, per ora tengo top secret, e sogni in corso; fra questi, vi è il taccuino di viaggio Backpacker Adventure, nato da un’idea mentre ero in spedizione sull’Aconcagua.

In base alla tua esperienza, cosa vorresti dire e che consigli vorresti dare a chi vorrebbe fare la tua stessa scelta di vita?

I sogni possono davvero realizzarsi, basta volerlo; ma soprattutto, basta far seguire le azioni ai pensieri.

L’uomo ha un unico limite, ed è la sua mente.

Riporto di seguito una frase tratta dal mio primo articolo nel blog: “Fai una cosa, ma non farla solo per fare soldi, falla perché ti fa stare bene, perché quando la vedi sei orgoglioso di te stesso; falla perché forse quello che stai facendo farà stare bene altre persone, e forse darà una mano a chi, come te, nei sogni ci crede, ma ha bisogno di quella piccola spinta per volare in alto. Perché la vita è un viaggio meraviglioso e la felicità non è reale se non è condivisa, perché se ti volti dietro vedi che tutta la tua vita è legata da un filo invisibile e tutto quello che hai sempre fatto o che è successo è accaduto per portarti a vivere un determinato momento”.

Vivere e lavorare viaggiando per trovare la felicità

Per chi volesse seguire le sue avventure e i suoi viaggi, o unirsi alle sue spedizioni, ecco i link della pagina facebook ufficiale e del blog:

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E se anche tu hai mollato tutto per viaggiare e vuoi raccontarci la tua storia, contattaci e saremo lieti di “dar voce alla tua voce”.

Di Annalisa Galloni

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