Vivere in Marocco
Vivere in Marocco

Veronica (del blog Donne che emigrano all’estero), ventottenne originaria di Mira (in provincia di Venezia) ci racconta com’è vivere in Marocco: vive nella capitale (Rabat) da cinque anni.

La prima volta vi arrivò a settembre del 2015: doveva svolgere uno stage di fine master, nell’ambito dell’infanzia, presso un’associazione che si occupa principalmente di bambini abbandonati.
Vi rimase per quattro mesi per poi tornare in Italia.

“L’esperienza marocchina mi era piaciuta moltissimo. Non capivo se le sensazioni ed emozioni che avevo provato erano dettate dal fatto che si trattava della prima esperienza all’estero, in un contesto completamente diverso da quello che avevo sperimentato fino ad allora, o se il Marocco
poteva essere un potenziale Paese dove mi sarebbe piaciuto vivere. Perciò, dopo dieci mesi trascorsi in Italia, nell’Ottobre del 2016 sono tornata a Rabat e vi sono rimasta stabilmente fino ad oggi.”

Veronica ci racconta com'è vivere in Marocco!
Veronica – vivere in Marocco

Quanto spesso torni in Italia?

“Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Questo detto lo rispetto sempre, salvo quest’anno per ragioni legate alle varie restrizioni a causa della pandemia. Inoltre, quello delle vacanze estive, si rivela il periodo più lungo dell’anno che trascorro in Italia.
In totale sono una ventina giorni all’anno che trascorro essenzialmente in famiglia.

Come mai hai deciso di trasferirti a vivere in Marocco?
Sei partita con qualcuno?

Dopo le scuole superiori ho conseguito una laurea triennale in Lingue, culture e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea.
La prima lingua di studio era l’arabo.
Poi ho fatto un master chiamato “MIM” (Mediazione Inter-Mediterranea) che dava la possibilità di effettuare lo stage finale in un Paese a scelta.

Io ho scelto il Marocco per poter concludere il mio ciclo di studi in un Paese arabo. Da lì è nato il mio amore verso questo Paese.

La bellissima esperienza vissuta in pochissimi mesi mi ha convinta a fare tutto il possibile per tornare qui. Ho smosso mari e monti!

Al di là dell’esperienza di studio e di un primo approccio al mondo del lavoro, è stata proprio l’esperienza di vita che mi è piaciuta. Mi sono ritrovata, ho trovato il mio equilibro, sono riuscita ad esprimere me stessa.

La partenza è stata più o meno con qualcuno: anche una mia compagna di corso optò per Rabat.

Nonostante le preoccupazioni che possono provare tutti prima della partenza verso un Paese sconosciuto, abbiamo deciso di non abitare assieme. Abbiamo cercato casa con marocchini per conoscere da subito gente del posto e poterci integrare più velocemente.

Nel 2016 sono partita da sola. Quella volta non era una partenza ma un ritorno… Tornavo in una città che conoscevo già, dove avevo già i miei contatti ed i miei amici.

Amici e parenti ti hanno sostenuta e supportata nell’idea del trasferimento in Marocco?

Gli amici mi hanno decisamente dato supporto e sostegno.

I miei genitori hanno accettato l’idea un po’ più a fatica. Però erano consapevoli della mia eterna attrazione verso i Paesi arabi.
Sapevano che era giusto che inseguissi i miei sogni e che provassi nuove esperienze. V
engono a trovarmi un paio di volte all’anno e col tempo sono riuscita a fargli visitare diverse città e luoghi un po’ ovunque in Marocco, da quelli più vicini agli “standard” italiani a quelli che più confermano l’immaginario collettivo dei Paesi arabi in generale, più che del Marocco in sé.
Oggi sono i primi a prendere le mie difese! Dicono che il Marocco è molto variegato e che sono oggettiva nel riportare fatti e situazioni.

Gli altri familiari non hanno capito perché io viva in Marocco. Ogni volta che faccio ritorno in Italia non perdono l’occasione per provare a convincermi a tornarvici definitivamente.
E sono tentativi vani: almeno per ora, il Marocco é il mio posto nel mondo.

Hai sempre lavorato nella cooperazione internazionale? Nello specifico, come trascorri le tue giornate lavorative?

Quando ho fatto ritorno a Rabat avevo soldi a sufficienza per vivere qui due mesi. Non è molto tempo a disposizione per trovare un posto nel quale fare una prima esperienza lavorativa. Però ci sono riuscita.

Ma non ho cominciato subito lavorando nel mondo della cooperazione! Per qualche mese ho insegnato inglese presso una scuola di lingue.
Sebbene non sia la mia vocazione, questo lavoro mi ha permesso di rimanere in città e continuare la mia ricerca sul posto.

La prima associazione per la quale ho lavorato è la stessa dove avevo svolto lo stage di fine master l’anno precedente.
Ci ho lavorato per un anno e mezzo come responsabile della comunicazione.

Una volta terminato il contratto ho cominciato a lavorare presso un’associazione che ha per missione la lotta contro le violenze sui bambini, violenze specialmente sessuali. Ad oggi lavoro presso questa associazione e mi occupo di comunicazione e advocacy.

Il mio è essenzialmente un lavoro d’ufficio. In entrambe le associazioni non ero e non sono a contatto diretto con i bambini che rientrano in queste categorie di vulnerabilità.

Per quanto riguarda la comunicazione mi occupo soprattutto della gestione dei social network dell’associazione e delle relazioni con la stampa. Quanto all’advocacy, oltre alle azioni di advocacy stesse dell’associazione, coordino un network di Organizzazioni della Società Civile in Marocco che si occupano di protezione e promozione di diritti dell’infanzia, le quali lavorano su diverse categorie di vulnerabilità (protezione familiare, violenze, handicap, educazione…); l’advocacy viene fatto sia a livello nazionale che internazionale.

Secondo te, che parametri servono per riuscire a trasferirsi in Marocco?

Non so se sono la persona più adatta a rispondere a questa domanda… Io sono arrivata qui con un biglietto di sola andata e ho giocato tutte le mie carte per rimanervi.

Per quanto riguarda la lingua, non è necessario parlare l’arabo o il dialetto marocchino. Si parla molto francese dato il passato in cui vigeva il protettorato francese.

Più a nord si parla lo spagnolo, vista la vicinanza ed i facili collegamenti con la Spagna via mare (attraverso lo stretto di Gibilterra che collega il Marocco alla Spagna) o via terra, dove da Tangeri si può attraversare la frontiera e raggiungere Ceuta, una città spagnola nel continente africano.

Ho conosciuto molti stranieri che vivono qui e fanno lavori molto diversi. Tuttavia la maggior parte di quelli che conosco lavora nell’ambito della cooperazione come me.

Penso che gli unici veri parametri siano.

  • La determinazione,
  • L’essere disposti a mettersi in gioco e
  • L’imparare a districarsi in situazioni e standard di vita diversi da quelli italiani.

Vivere in Marocco: Che differenze ci sono tra Italia e Marocco in qualità della vita, secondo te?

Il Marocco è ancora un Paese in via di sviluppo, la qualità di vita ne risente direttamente.

Il sistema sanitario, per esempio, non è neanche comparabile a quello italiano. Meglio sperare di non dover mai andare in ospedale perché anche quelli privati lasciano a desiderare.
Inoltre, i costi elevati dei servizi sanitari fanno si che molti cittadini non riescano proprio ad accedervi.

Anche l’accesso all’educazione non è da dare per scontato per il loro costo o per la lontananza delle scuole dai piccoli villaggi in zone rurali, per esempio.

Gli affitti stessi sono molto cari e spesso famiglie numerose vivono in spazi molto ristretti nei quartieri più poveri.

Il costo della vita in generale è elevato rispetto allo stipendio medio marocchino che è di circa € 250,00 al mese.

Personalmente faccio parte parte di un’altra fascia della popolazione e non mi faccio mancare nulla, ma per la maggior parte dei marocchini arrivare a fine mese richiedere tanti sacrifici.

Veronica, ci racconta com'è vivere in Marocco: vive nella capitale (Rabat) da cinque anni lavorando nel mondo della cooperazione.
Vivere in Marocco

In Marocco cosa costa particolarmente meno che in Italia?

Il gas! Nonostante mi facciano estremamente paura, qui si usano ancora moltissimo le bombole di gas per i fornelli e per il riscaldamento. Una bombola costa circa € 4,00 e, vivendo da sola, ha una durata di circa cinque mesi!

Anche i taxi costano molto meno rispetto all’Italia: qui non è affatto un mezzo privilegiato, è usato quotidianamente e da tutti.
L’associazione dista da casa mia circa km 
5 ed il tragitto costa circa 1,00! Se poi si prende un taxi che fa un tragitto extraurbano, il prezzo scende ancora, ma il viaggio è molto più scomodo!
Da un anno a questa parte stanno investendo nell’utilizzo di veicoli a
sette posti, ma fino a prima si saliva sempre in sette (sei passeggeri più l’autista) in auto da quattro… Come? Il posto del passeggero è occupato da due persone ed i sedili posteriori ne portano cinque (…alla stazza della persona non si bada)!

Anche il pesce costa molto meno

A Rabat, essendo sul mare, ogni mattina si può comprare il pescato del giorno direttamente in spiaggia o nei vari mercati del pesce.

In Marocco il prezzo dei prodotti varia anche a seconda di dove lo si compra. La stessa collana comprata in un negozio in centro città costa tre volte meno nella vecchia medina (“città”); una pianta comprata al mercato in centro a Rabat costa il doppio rispetto al prezzo di vendita a Salé, la città separata da Rabat da un fiume, più povera. Parlo per esperienza vissuta. 

Parlaci delle tipicità marocchine…

Una cosa particolare sono in colori dei taxi. In ogni città il colore dei taxi urbani cambia: a Rabat sono blu, a Casablanca rossi, a Tangeri verde acqua ed a Marrakech gialli.

Altra cosa tipica di questo Paese é il dover negoziare i prezzi. Per chi come me non é abituato, é sempre un’ardua impresa perché qui si può negoziare il prezzo di qualsiasi cosa: cibo, fiori, gioielli, abbigliamento, nelle agenzie immobiliari e chi più ne ha più ne metta! Bisogna sempre partire con l’idea che il venditore ti propone un primo prezzo che é sicuramente esagerato per il prodotto, lasciandosi un ampio margine di negoziazione.

Io che non sono assolutamente dotata comincio le mie negoziazioni proponendo la metà del prezzo e sperando in un buon risultato finale! Quel che aiuta é o il parlare dialetto marocchino o, nel mio caso, l’avere i lineamenti che potrebbero essere quelli di una marocchina!

Veronica ci racconta com'è vivere in Marocco!
couscous Marocco

Se entriamo in ambito culinario, anche il Marocco ha le sue tradizioni e specialità…

Sul podio c’é naturalmente il couscous: in Marocco lo si può trovare nei ristoranti solo il venerdì, giorno della preghiera collettiva.
La mia pietanza preferita, però, é la rfissa: un piatto cucinato con del
pane simile a quello della piadina, pollo e lenticchie. Solitamente è preparato in seguito alla nascita di un bambino!

Una cosa che ho dovuto imparare, mio malgrado, é mangiare con le mani. Per mangiare il tajine (il nome deriva dal nome del piatto di terracotta nel quale viene cucinato e servito e può essere di pesce, verdure, carne, eccetera), ad esempio, le posate non vengono neanche messe a tavola ma sono sostituite da dei pezzi di pane.

Veronica, ci racconta com'è vivere in Marocco: vive nella capitale (Rabat) da cinque anni lavorando nel mondo della cooperazione.
Marocco

Cosa ti ha colpito di più del Marocco?

La cosa che mi ha colpita di più é la varietà dei paesaggi: Il Marocco ne é davvero ricco: montagne, campagna, mare (adorato dai surfisti!), deserto, città imperiali… Questo Paese ne ha davvero per tutti i gusti!

Per quanto riguarda il modo di vivere, una cosa che mi ha colpita riguarda un’usanza nei pasti collettivi. Infatti, una cosa che accomuna il modo di mangiare i piatti prima menzionati (couscous, rfissa e tajine) è il fatto di mangiarli in compagnia e tutti dallo stesso piatto. Una volta seduti a tavola, si mangerà la parte del piatto che si ha davanti. Se nella propria parte di couscous manca, per esempio, la zucca, a differenza della parte della persona a fianco, prenderle una parte sarebbe maleducazione!

Altra cosa: l’abbigliamento.

Non parlo tanto dei vestiti tradizionali marocchini ma del fatto che uscire indossando il pigiama sotto la jellaba (tunica tradizionale marocchina) è assolutamente normale. “Perché doversi cambiare per fare la spesa?”

Per finire direi che mi ha sicuramente lasciata colpita la circolazione stradale e il modo di guidare. In Marocco ci sono tantissime strade a senso unico, che però non sono segnalate. Quindi, o si conoscono o è facilissimo imboccare una strada controsenso.
Anche le rotonde richiederebbero
un corso preliminare per essere comprese. Ve ne sono di diversi tipi: l’unico che riconosco ma che non capisco è la rotonda con il semaforo. Bisogna attendere che il semaforo diventi verde per entrare in rotonda ma poi bisogna fermarsi nel mezzo per attendere che le auto che si trovano dal lato opposto, anche loro col semaforo verde, passino. Ciò fa si che la rotonda diventi più un punto di ingorghi che di smaltimento del traffico!

Credi che prima o poi tornerai in patria o rimarrai a vivere fuori dall’Italia?

Quello di cui sono quasi certa è che non passerò il resto della mia vita in Marocco. É un Paese che mi piace molto ma non nel quale vorrei invecchiare, specialmente in quanto donna.

Non so ancora se farò ritorno in Italia.
Quando ho deciso di tentare un’esperienza qui c’era sicuramente una gran
voglia di partire ma un fattore che ha contribuito a farmi prendere la decisione è stato il trovarmi di fronte ad una sfilza di “no” o di “non risposte” a tutte le candidature che ho inviato nei dieci mesi trascorsi in Italia.
Per ora l’Italia non rientra nei miei piani, ma non escludo la possibilità di un
ritorno futuro…

Hai dei consigli per chi vorrebbe fare un viaggio in Marocco? E per chi vorrebbe viverci, invece?

Per un viaggio il Marocco offre tantissimo, sia in termini di tipologie che di budget. É possibile fare una vacanza nel pieno comfort così come un viaggio immerso nella cultura locale e più tradizionale.

Nonostante i mezzi di trasporto pubblici siano decisamente meno cari rispetto all’Italia, io prediligo i viaggi in auto.

Consiglio assolutamente di assaggiare i prodotti locali, meglio se in posti poco turistici e conosciuti. Nonostante io resti fedele alla cucina italiana, anche il Marocco ha le sue specialità culinarie molto buone.

Consiglio anche di pianificare bene il viaggio, in anticipo, e di non voler strafare.

Molte agenzie turistiche propongono il giro del Marocco in cinque giorni ma, a mio avviso, è più il tempo trascorso per compiere i diversi tragitti che quello dedicato alle visite. “Less is more”.

A chi ha intenzione di trasferirsi qui consiglio di armarsi di tanta pazienza. Vivere qui è bello ma spesso mette i nervi a dura prova. Una cosa facile può rivelarsi inspiegabilmente complicata.

É anche un Paese pieno di contraddizioni. Io ho avuto la fortuna di conoscere sin dai primi giorni coetanei marocchini che mi hanno insegnato a vivere qui. Gli stranieri che vivono in Marocco sono molti: magari avvicinarsi a qualcuno di loro può aiutare a conoscere la città in un primo momento e poi a non farsi prendere dallo sconforto!

Veronica, ci racconta com'è vivere in Marocco: vive nella capitale (Rabat) da cinque anni lavorando nel mondo della cooperazione.
Veronica – vivere in Marocco
Di Francesca Neri
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