Andrea Raviglione, un ingegnere elettronico in Cina dopo quattordici anni in Norvegia

Nel 1995 grazie al progetto Erasmus Andrea Raviglione, 38 anni di Biella, approda a Trondheim (Norvegia) per 10 mesi di studi all’Università di Scienza e Tecnologia (NTNU). Tre anni dopo e una laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino Andrea torna a Trondheim, questa volta per restarvi in qualità di ricercatore per applicazioni biomediche dei laser alla locale università. 
Dopo quattordici anni di lavoro in diverse città norvegesi la passione per l’Aikido e per l’Oriente porta Andrea nuovamente in viaggio. 
Oggi vive a Hefei, in Cina, dove lavora nell’area dei semiconduttori.

Durante il tuo soggiorno di studi in Norvegia, che cosa in particolare ti ha catturato di questo paese, tanto da decidere di ritornarci?


Premettendo che pur essendo un bravo ingegnere e un bravo studente (laurea con 110 al Politecnico di Torino) non sono un “cervello in fuga”.
É vero che la mia esperienza lavorativa è iniziata come dottorando di ricerca in Norvegia (con anche un’offerta da Manchester, UK), ma devo anche dire che non ho mai neanche provato ad ottenere un dottorato in Italia. Certo, i racconti dei molti amici dottorandi del Politecnico hanno aiutato a decidere di non provarci!
Però la ragione più forte che mi ha spinto a restare in Norvegia è la libertà nella ricerca, i fondi investiti e il sostegno che l’università dava a tutti gli studenti per sperimentare, provare, fare, non solo leggere sui libri e studiare.
Durante l’Erasmus mi ha sorpreso subito la possibilità di andare a tutte le ore in università e nei laboratori di computer, elettronici o laboratori pratici in genere. I laboratori che hanno sono da sogno! Roba che avevo studiato, ma mai avrei pensato di poter vedere e usare in pratica!


Quale lavoro hai svolto in quei quattordici anni norvegesi?


Dopo l’esperienza da studente con l’Erasmus, ho ottenuto una borsa appartenente al programma Leonardo per poter lavorare sul mio progetto di tesi sempre a Trondheim, nella stessa università.
Dopo più di un anno di lavoro sperimentale nel progetto, seguito dal servizio civile in Italia, sono tornato a Trondheim con un lavoro di manutenzione del sistema di deposizione per film sottili usato per la tesi. 
In questo periodo, pur avendo già ottenuto un’offerta per un dottorato a Manchester (Inghilterra) ho fatto domanda anche per un ph.d. a Trondheim: avendo vinto anche questa borsa, ho deciso di restare in Norvegia.
Purtroppo l’esperienza di ricerca, molto interessante, nel campo delle applicazioni mediche di laser per uso diagnostico, non ha portato al conseguimento del dottorato. Per varie ragioni ho interrotto il progetto dopo circa quattro anni e dopo un’esperienza da disoccupato in Norvegia (che è il paese forse con il miglior sistema di assistenza sociale al mondo) ho trovato un lavoro a Oslo nel campo di applicazioni industriali di laser per gas-detection.
L’offerta era a tempo limitato, così dopo un annetto ho cambiato di nuovo campo lavorando come consulente per GE Healthcare sempre a Oslo in un progetto di sviluppo di contrasti medici per diagnostica di tumori al colon e simili.
Essendo anche la consulenza comunque legata al progetto in corso, ho continuato a cercare lavoro finché non è giunta l’offerta a tempo indeterminato per lo sviluppo di un sistema a raggi X per esplorazione in condotte per l’estrazione del petrolio, questa volta a Stavanger, la “capitale” nordica del petrolio.


Com’è lo stile di vita norvegese?


Lo stile di vita è molto buono. Sicurezza e assistenza sociale sono a livelli inimmaginabili per il resto del mondo, ma possibili visto che la Norvegia, dopo la scoperta del petrolio, si è arricchita moltissimo e la popolazione totale è attorno ai quattro milioni.
I norvegesi in genere sono molto poco stressati, o per lo meno, ogni volta che paragono la vita norvegese con quella dei miei amici italiani, la parola stress è quella più usata da loro.


E la tua giornata tipo norvegese com’era?


La mia giornata è sempre stata un bilanciamento tra lavoro, allenamenti di Aikido e tempo per me stesso, per stare solo, o incontrare amici o spendere tempo con la ragazza del periodo.
Quasi tutti i weekend cercavo di viaggiare, quasi sempre per Aikido, sia in Norvegia che in Europa: un ottimo stipendio, la libertà di non avere moglie e figli, le poche spese, se non relative ai viaggi, mi hanno permesso di togliermi parecchie soddisfazioni.


Cosa hai trovato in Norvegia che in Italia ti mancava?


La carne di balena (ride, ndr).
Molti mi odieranno, ma fa parte della mia filosofia di vita: se qualcuno cucina qualsiasi cosa e qualcun altro lo mangia, allora lo mangio anch’io. Per esempio carne di cane in Cina.
Tornando alla Norvegia, a parte gli scherzi, Trondheim è veramente una bella cittadina, con un bellissimo inverno. Lì ho visto per la prima volta l’aurora boreale: la natura nordica è da innamorarsi.
Questo tipo di natura insieme all’esperienza universitaria e da ricercatore sono la differenza maggiore tra Italia e Norvegia.


Dopo quattordici anni in Norvegia, hai deciso per una nuova esperienza di vita in Cina: un cambiamento abbastanza radicale, non trovi?


Dopo tutti questi anni in Norvegia, con più di dieci anni di esperienza lavorativa, ancora non sposato, senza figli e senza una ragazza fissa, ho capito che era il momento migliore per fare questo passo. Se hai una famiglia, non puoi prendere decisioni del genere in modo semplice. 
Il passo è comunque ragionato: sono un discreto ingegnere, con una buona esperienza lavorativa da campi diversi. Sapevo quindi che se l’esperienza cinese fosse stata un fallimento totale, tipo proprio non mi riesco ad ambientare e me ne tornavo a casa dopo un mese, con il mio curriculum un qualche lavoro lo trovo, in Europa o in USA.


La scelta della Cina è arrivata per motivi di lavoro oppure per la tua passione verso l’Oriente?

Passione!
Ho lasciato un lavoro molto ben retribuito in Norvegia (ingegnere nel campo del petrolio!!) per uno stipendio molto inferiore per inseguire una passione.
Mi è sempre piaciuta l’Asia da turista, così mi sono chiesto se ci fossi riuscito a vivere.
Per ora, la risposta è positiva e non ho nessun pentimento.


Qual è il tuo lavoro oggi in Cina?


Sembra quasi che lo faccia apposta: ogni volta che cambio posto cambio anche campo: in Cina ora lavoro nel campo dei semiconduttori. Prima volta per me, ma esperienza che di sicuro mi sarà molto utile nel futuro, essendo il mercato dei semiconduttori immenso, sia in Occidente che in Asia.


Com’è la tipica giornata cinese?


Lavoro, lavoro, lavoro! 
I ritmi sono più intensi che in Norvegia. Molti dei miei colleghi vivono tra lavoro e dormitorio, anche perché lo stipendio base per un ingegnere appena assunto è abbastanza basso. E molti vivono qui mentre il resto della famiglia é in un’altra città. É tipico anche che gli eventuali figli se piccoli (uno per coppia!) siano mandati a vivere con i nonni, quasi sempre in un altro posto.
Io non mi posso lamentare e cerco di non fare troppo la vita tipica dell’ingegnere cinese. Come tipico qui, si vive vicini alla ditta, e per me significa molto lontano dal centro (circa 15 km): vivo in una zona in via di sviluppo, dove ci sono soprattutto condomini e fabbriche.
Tipico è anche fare gli straordinari. Molti colleghi lavorano anche sabato e domenica a volte, e spesso solo perché non hanno molto da fare a casa, quindi preferiscono passare la giornata in ditta, dove ricevono pranzo ed eventualmente cena.


Qual è il cambiamento maggiore nello stile di vita che hai affrontato?

Non ho esperienza lavorativa in Italia, ma dal punto di vista della vita in generale, vivo in una città relativamente piccola per la Cina (“solo” 4 milioni di abitanti, la popolazione della Norvegia!!) e qui la vita è molto diversa dalle metropoli come Shanghai o Beijing. Qui vedere lo straniero in giro per strada fa strano. Sorrisi, “hello” sfuggenti, occhiate sono ormai normali per me. Ed è una sensazione strana, il più delle volte piacevole. Si diventa involontariamente il centro di un’attenzione simpatica ma anche morbosa.
Una cosa che odio e mi innervosisce parecchio è la spesa al supermercato: l’interesse principale per tutti i cinesi attorno a me è vedere cosa ho comprato. Sembra una barzelletta, ma tutti vogliono capire cosa mangia, cosa interessa, cosa cerca l’alieno, lo straniero. E ho scoperto che mi irrita moltissimo!


Come trascorri il tempo libero in Cina?


Il mio tempo libero all’inizio dell’esperienza norvegese era stato dedicato a nuove sfide: a imparare qualcosa di nuovo, e così ho cominciato a fare Aikido, arte marziale giapponese. L’interesse per l’Aikido ha aperto nuovi orizzonti e nuovi interessi. Ho iniziato a studiare per conto mio giapponese, e l’hobby è diventato parte costante della mia vita, della mia giornata. Così l’Aikido mi ha seguito ovunque nei miei spostamenti in Norvegia, e ora anche in Cina.
I n Norvegia ho contribuito a fondare un club a Stavanger. Ora in Cina vedremo, ma una volta al mese vado ad Hangzhou (sei ore di treno) per insegnare nel club locale e un’altra volta al mese vado a Shanghai (tre ore e mezza di treno) per allenarmi nel club lì.
In Norvegia, gli ultimi anni non avevo tempo libero, nel senso comune: mi allenavo tutti i giorni e nei weekend viaggiavo per andare a stage di Aikido.
Ottima combinazione comunque per le mie altre passioni: viaggiare e fotografia e conoscere nuova gente.
L’Aikido, non essendo competitivo, aiuta molto a incontrare nuove persone e stabilire amicizie che durano da anni.
 E ora, ho aggiunto a quelle precedenti la possibilità di godermi un’altra passione: l’Asia.
In più, da un mesetto ho iniziato a praticare Tai Ji (Tai Chi Quan) con un maestro davvero bravo: una fantastica possibilità di allargare la mia passione per le arti marziali. 
E immergermi ancora di più nella vita Cinese.


Com’è vivere la trasformazione della Cina dall’interno? 


Per ora sto imparando che ai cinesi interessa quasi solamente fare soldi: per se stessi (l’apparenza, il non perdere la faccia è la cosa più importante a livello sociale), per i propri genitori e per i propri figli.
Per questo nella vita di un cinese diciamo dai 26 ai 60 anni il lavoro è la parte più importante.
Ma sto anche vedendo che la generazione dei giovani, dai 20 in sù, studenti universitari, si stanno aprendo all’occidente. Ma il tempo per sognare in Cina è molto limitato.
D’altra parte il mondo del lavoro è molto dinamico. É comune cambiare lavoro anche ogni anno specie all’inizio della carriera.


Nel mondo del lavoro: la Cina è così differente rispetto all’Italia?


Ripeto, non conosco in maniera diretta il mondo del lavoro italiano, ma solo per esperienze trasmesse dai miei genitori o da amici.
 Qui in Cina è tipico che se c’e’ un giorno di vacanze pubbliche per qualche festività il governo cerchi di raggruppare questo giorno con un weekend o fare il tipico “ponte”, così la gente può viaggiare, magari per incontrare la famiglia o i figli. Allora le ditte, per non perdere di produttività forzano i dipendenti a lavorare, ad esempio, la domenica prima del ponte di vacanze e il sabato successivo. 
Dal punto di vista lavorativo, sabato e domenica sono giorni normali, non hanno alcun significato differente. Tutti i negozi sono aperti 7 giorni su 7 (in genere dalle 7-8 del mattino fino alle 9-10 di sera) quindi non c’e’ alcuna differenza se si deve lavorare un sabato o una domenica. Per me, come per tutti gli occidentali, é difficile “accettare” questa normalità anormale! 
Le ferie sono anche una cosa speciale: un ingegnere neo assunto non ha ferie a parte le festività statali. Un giorno in più di vacanze retribuite si riceve per ogni anno di lavoro!
Anche gli straordinari non sono retribuiti in modo particolare: se stai di più al lavoro, grazie tante, al massimo ricevi una cena (un box con riso e 3 diversi altri cibi, tipo carne, pesce, verdure, come potete vedere qui: http://www.flickr.com/photos/andrer69/4687357370

É facile trovare lavoro in Cina per uno straniero?


Non credo sia difficile in generale trovare lavoro in Cina: la mia situazione è un po’ particolare, lavorando per una ditta completamente cinese. Ma ormai così tante compagnie internazionali cercano gente da mandare in Cina. 
Gran parte degli stranieri in Cina sono professori di lingue, di inglese soprattutto, ma non mancano le altre lingue europee. Questo specie nelle città piccole. Nelle metropoli (con più di 10 milioni di abitanti) il business straniero é impressionante: i più attivi sono americani, tedeschi, giapponesi e coreani.


La Cina è un paese in bilico tra progresso e arretratezza?


Le differenze tra la campagna e le metropoli sono ancora immense. La Cina continentale dal punto di vista del progresso è, secondo la mia esperienza personale, più indietro di Giappone (in testa) e Taiwan.
Non conosco ancora benissimo la Cina, ma non mi sembra ci sia alcun equilibrio tra le due realtà. 
La Cina delle campagne è quella rurale nel senso più antico del termine, a conduzione familiare. 
Si passa, sempre nelle stesse zone, a fabbriche o allevamenti super industrializzati e magari nel giro di un anno nasce una nuova città attorno alle fabbriche, spesso internazionali.

Quali condizioni di mercato, e non, può trovare un italiano che decide di aprire un’attività in Cina?

Vedo sempre più italiani in giro, e i prodotti italiani hanno sempre (ovunque) un certo fascino. 
Quello che è indispensabile sono contatti locali, gente del posto che parli inglese e che conosca regole e abbia a sua volta contatti. La lingue e le regolamentazioni sono le difficoltà maggiori. 
É sempre meglio avere connazionali come dirigenti degli impianti locali e cinesi esperti nei ruoli importanti, legati anche al controllo del personale locale. Una parola chiave della vita cinese è: guan xi, 关系, connessioni, contatti. É la linfa della società, quello che fa andare avanti il progresso.
 Che cosa ti manca dell’Italia?
 Beh, qui in Cina (come i primi anni in Norvegia) è il cibo!
I n più, come in Norvegia, alcuni contatti con amici e famiglia, ma forse con alcuni di loro parliamo/chattiamo più da quando mi sono mosso dall’Italia che prima!


Il tuo blog è un modo per raccontare la tua “vita cinese” oppure per mantenere contatti con l’Italia?

Il blog (http://aikidude.wordpress.com) è soprattutto un modo per esprimere me stesso. In questi anni è stato molto utile per raccontare soprattutto ai miei genitori cosa mi succedeva in Norvegia e ora in Italia. Ammetto che mi è sempre piaciuto scrivere. Ma non avevo mai pensato ad un blog finché uno dei miei migliori amici non mi ha mostrato il suo blog. 
Il blog è iniziato combinando l’esperienza norvegese di vita con l’esperienza dell’Aikido (da cui il mio nome, “aikidude”) e il sogno di andare in Asia (“Dreaming of Asia…”). Gran parte dei post più cliccati sono o relativi all’Aikido o al beach volley delle squadre giapponesi.
 Questo perché a Stavanger c’é una tappa del circuito mondiale di Swatch Beach Volley, dove armato dell’onnipresente macchina fotografica, ho potuto incontrare 2-3 anni di seguito i team giapponesi, con cui ho tentato di scambiare qualche parola nel mio giapponese rudimentale guadagnandomi sorrisi e qualche contatto.
In più alcune mie foto sono state pubblicate su un magazine giapponese, con tanto di riferimento (anche se lo spelling del mio nome era sbagliato!).
Ora, dalla Cina, mi concentro un po’ di più su quello che noi Occidentali non sappiamo, o sui luoghi comuni, o sui miti o su quello che è divertente! Con tante parole riguardo ai fatti personali che non interessano a nessun altro se non a me stesso e forse a mio padre (ride, ndr).

Norvegia, Cina o Italia: dove ti senti maggiormente a casa?
Devo ammettere che la Norvegia è quella che identifico di più come casa mia.
 Italia = famiglia e scuole
 Cina = (per ora) nuova esperienza e tutta da scoprire con le varie (molte) limitazioni dovute alla lingua.
 In Norvegia ho vissuto la mia vita da “adulto” finora. Ho parecchi amici locali, alcuni con cui ho stretto incredibili rapporti. I figli di alcuni di questi amici li ho tenuti in braccio da quando avevano poche settimane di vita. Alcuni mi chiamano “zio Andrea” pur non avendo alcun altro legame se non l’amicizia con i loro genitori. E questo mi manca da morire! 


Tre buoni motivi per andare a vivere all’estero
?

1) Oggigiorno è un’esperienza di vita fondamentale per vedere e soprattutto capire qualcosa di diverso, non solo dalla televisione o dai giornali, ma per viverlo in prima persona.

2)Conoscere se stessi: ho imparato moltissimo riguardo a me stesso. É un’esperienza che ti cambia e non è paragonabile a passare 1-2 settimane all’estero ogni anno per vacanza. 

3) A prescindere dalla nazione dove si vada, una delle ragioni fondamentali per il giovane d’oggi è imparare una lingua straniera e migliorare comunque in inglese! 


Ti senti di dare qualche consiglio a chi vorrebbe mollare tutto e andare a vivere all’estero?


Se hai voglia di farlo, se senti che il momento è giunto, fallo! Non pensarci troppo sù, non chiederti cosa fare se va male o cosa gli altri possano pensare di te.
 Tre mesi, sei mesi, un anno di esperienza all’estero, comunque vada, possono cambiarti la vita in meglio e darti una visione più vasta delle tue possibilità e opzioni per il futuro.
Dai un’occhiata su internet al posto in cui vuoi andare.
 Cerca un po’ di consigli o commenti da persone che sono state lì prima. Leggi un po’, usa MSN e Facebook per “incontrare” persone locali e allacciare rapporti.
Questo è quello che faccio io quando decido di viaggiare in un posto sconosciuto: Facebook è il mio aiuto principale e forse non molti ne hanno capito il valore! Metti che vuoi andare a visitare Rio de Janeiro: cerca la pagina di Rio, guarda i profili delle persone registrate, scegli dalle foto quelli che ti piacciono di più e manda una e-mail chiedendo consigli o magari di allacciare contatti. 
In questo modo ho amici in molti posti in Asia che ho visitato solo una volta. E altri sono diventati ottimi amici. Addirittura un amico qui a Hefei mi ha permesso di “auto-spedirmi” 2 pacchi dalla Norvegia prima che mi trasferissi qui in Cina.
Passione e un minimo di pianificazione (così facile grazie a Internet).. e via!

Di Tania Bolsi 13/01/2011

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