A Praga con il Progetto Leonardo: la prima tappa di Fabiana, futura cittadina del mondo
Una risposta ad un annuncio on-line e via… Fabiana P. è a Praga da qualche mese, una laurea in lingue in tasca e tanta curiosità.
Oggi lavora in un lussuoso hotel, lotta con l’incomprensibile lingua dei cechi e vive a pieno questa esperienza tanto attesa, tra amici da tutto il mondo, birra e panorami da favola.
L’inizio di una vita da girovaga? Forse… ed ai ragazzi dice di ‘aprirsi’ alle altre culture, alle altre lingue, senza attendere immobili che il ‘periodo nero’ del nostro Paese passi.
Sei andata a Praga con il progetto Leonardo. Come sei venuta a conoscenza di questa occasione?
Già da qualche tempo cercavo di partecipare a un progetto Leonardo che facesse al caso mio, ma, nonostante diverse domande inoltrate e colloqui fatti, non ero mai stata scelta. Poi, qualche settimana dopo essermi laureata, ho letto il bando per questo progetto su ScambiEuropei.com, un sito fantastico che promuove la mobilità europea. Ho subito inviato la domanda perché questo progetto offriva stage in tutta Europa proprio nel campo del turismo, perfetto quindi per me. A Praga mi ci sono ritrovata dopo mille traversie, perché inizialmente avevo fatto domanda per partire in Irlanda, non ero stata presa, ma in seguito ad alcune rinunce, si erano liberati alcuni posti in Turchia. Poi, un mese prima della partenza prevista, c’è stato un nuovo cambio di programma ed è così che mi ritrovo a Praga.
Quali ragioni ti hanno spinta a cercare esperienze fuori dall’Italia?
Sono laureata in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale, credo perciò che un’esperienza fuori dall’Italia sia inevitabile per la mia formazione professionale e non solo. Volevo aggiungere al mio curriculum un’esperienza lavorativa all’estero. Inoltre, negli ultimi tempi avevo un desiderio fortissimo di viaggiare e di vivere per qualche tempo all’estero, per mettermi alla prova, vedere cosa vuol dire la vita quotidiana da ‘stranieri’, fare nuove esperienze lontano dal ‘già visto, già vissuto’ dell’Italia.
Pensi che l’estero sarà il tuo futuro?
Credo proprio di sì e questa esperienza sta rafforzando la mia convinzione, nonostante la nostalgia di casa si faccia comunque sentire. Di sicuro non rimarrei a vivere qui in Repubblica Ceca, ma mi piacerebbe, conclusi i miei tre mesi qui a Praga, vivere qualche anno e fare esperienze lavorative in altri Paesi Europei, tipo in Spagna o Irlanda. L’idea di vivere stabilmente in Italia al momento proprio non mi passa per la testa.
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Praga è una nota meta per le vacanze, ma non sono in tanti gli italiani che decidono di vivere e lavorare lì. Sbaglio?
Praga è piena di turisti italiani e non solo, ma in effetti i residenti italiani non sono tantissimi se paragonati a quelli che vivono in altre città europee tipo Londra. Ma devo dire che in questi mesi qualcuno ne ho incrociato come lo chef dell’albergo in cui lavoro. In effetti il centro è pieno di ristoranti italiani gestiti ovviamente da italiani, ma, esclusa la ristorazione, negli altri settori non credo ci siano molti lavoratori italiani.
Racconta Praga e la tua vita lì.
Praga è una bella città, proprio da un punto di vista estetico. Quando è una bella giornata, offre scenari che tolgono il fiato: con il sole che luccica sul fiume e il castello circondato da tetti rossi e cupole azzurre. Purtroppo la pioggia arriva spesso a rovinare tutto e il tempo è talmente variabile che puntualmente stravolge ogni piano per il weekend. La Repubblica Ceca si trova proprio nel cuore dell’Europa e vivere qui mi ha permesso di raggiungere città come Berlino e Vienna con poche ore di autobus. La mia giornata tipo alterna poche ore di tempo libero (riempite da birre in riva al fiume) ai turni di otto ore presso l’hotel cinque stelle dove lavoro. E’ un lavoro impegnativo perché lavorare in albergo vuol dire rimanere al lavoro fino alle 11 di sera o lavorare la maggior parte dei week-end. La mia vita qui mi piace, perché mi sento cittadina del mondo: divido l’appartamento con ragazzi italiani e spagnoli e ci sono nuovi coinquilini inglesi in arrivo, i miei colleghi di lavoro sono cechi, slovacchi, portoghesi, egiziani, afghani. Non mi era mai successo prima di conoscere tanta gente proveniente da ogni parte del mondo e dopo una giornata trascorsa a cercare di comunicare con tutti loro in ogni lingua possibile, faccio fatica a parlare un italiano corretto al telefono con mia madre.
Sono perennemente accompagnata da una piacevole sensazione di spaesamento, data dal non ritrovare più intorno a me i punti di riferimento abituali: anche comuni gesti quotidiani, come ricaricare il cellulare, fare la spesa, ordinare da mangiare al pub, diventano un’impresa dovuta alla lingua ceca, che qui è la mia nemica numero uno.
Consiglieresti ad un ragazzo, in questo periodo un po’ nero per il lavoro giovanile qui in Italia, di fare un’esperienza come questa?
Consiglierei a tutti i ragazzi, a prescindere dal periodo nero, dalla crisi, dalla mancanza di opportunità, di cercare un’esperienza all’estero. Aprirsi al mondo serve a chiunque, al di là dell’età, della provenienza sociale o geografica. Non dovrebbe essere solo la necessità a spingerci ‘altrove’, ma la curiosità.
Di Silvia Coco 17/10/2011