Francesco Elia, la sua rabbia in Italia e la ricerca a Melbourne

A Melbourne, da dove mi sta scrivendo Francesco Elia, sono le 23. Mi riassume la sua storia, come si ricapitola una giornata, prima di andare a dormire. Ha 25 anni ed è originario di Catanzaro, dopo essersi laureato a Firenze, stretto da un Paese che non gli permette di realizzare la sua aspirazione di sempre (diventare medico) e dalla grande amarezza che lascia in bocca un sogno infranto, viene accolto senza esitazioni dalla Monash University australiana.
Ora è felice, ma legata all’Italia c’è solo una solenne promessa: “Ho chiuso con quel Paese”.

SOGNI E PASSIONE.

Ho 25 anni, sono laureato in Biotecnologie (laurea triennale) e in Biotecnologie Mediche (laurea specialistica). In realtà ho dovuto prendere questo corso di laurea in Italia come ripiego perché volevo fare il medico, il chirurgo toracico. Tutta la mia vita era la medicina, diciamo che ho passato gli anni dell’adolescenza sempre a studiare, continuamente alcune volte anche troppo.
Sin dall’età di tre anni io giocavo al gioco del dottore, e le idee erano chiare. Chiunque mi facesse la fatidica domanda, cosa vuoi fare da grande, aveva come risposta “Il medico”. E non ho mai cambiato idea, penso che l’unico grande amore della mia vita sia stata e continua ad essere la medicina. Forse a 17-18 anni gli altri sognano altre cose ma io passavo le notti a pensare come sarebbe stato indossare il camice bianco e poter stare più tempo possibile in ospedale.
Non mi interessava una famiglia e dei figli, io volevo solo la medicina niente “piano B”, quello era l’unico piano, quello era l’unico obiettivo. Non so se hai presente la fiamma, quella ti brucia dentro e che ti dice “devi fare quello, è la tua strada”.

NON IDONEO.

Dopo aver concluso il Liceo Scientifico Sperimentale, con voto finale di 100/100 e complimenti della commissione esaminatrice (solo per farti presente quanto mi ero impegnato), provo i test d’ammissione alla facoltà di medicina e chirurgia di Firenze nel 2004, esito NON IDONEO. Penso che le parole non possono descrivere il mio stato d’animo in quell’anno, tutto mi è crollato addosso, il mio futuro non c’era più, il Francesco che si vedeva correre negli ospedali non c’era più, il Francesco in sala operatoria non c’era più, il Francesco con la sua grande passione non c’era più.
Non mi sono mai rassegnato e quindi mi iscrivo al corso di Laurea in Biotecnologie (scelgo quello che fosse più consono e vicino alla medicina) e l’anno successivo, dopo uno studio estivo intenso, riprovo i test d’ammissione esito NON IDONEO. Nel 2006 e 2007 riprovo a fare questi dannatissimi test di medicina e chirurgia ma l’esito è sempre lo stesso NON IDONEO.

NON CI STO.

Ma come, eppure a Biotecnologie superavo gli esami senza problemi, possibile che non ero idoneo a diventare un medico? Scrivo decine e decine di lettere, ai Ministri allora in carica, alla prof.ssa Montalcini, alla prof.ssa Hack, al prof. Umberto Veronesi, a Piero Angela… Insomma chiedo disperatamente aiuto e chiedo di poter avere il diritto di accedere alla facoltà di Medicina e Chirurgia perché mi sento vittima di un sistema ingiusto.
Alcuni mi rispondono condividendo con me l’ingiustizia e un delegato del Ministro Gelmini mi risponde dicendomi che le cose cambieranno perché hanno intenzione di rivedere il sistema d’ammissione (Falsa verità, nulla è stato fatto e verrà fatto).
La delusione è tanta, ma quella fiamma che ancora avevo dentro cerco di metterla in quello che ormai stavo studiando e cioè le Biotecnologie, continuo a studiare e alla fine mi laureo con 110/110 e lode in Biotecnologie Mediche, stesso ateneo che mi ritiene NON IDONEO con stessi professori che insegnano a Medicina che a molti esami mi mettono 30 e lode. Allora mi chiedo come mai lo stato italiano mi ritiene NON IDONEO A DIVENTARE MEDICO? Tutti i professori con cui ho parlato sono consapevoli che il sistema d’ammissione è sbagliato e che non tutela affatto la passione e la voglia di diventare medico.

LA NUOVA STRADA.

Quindi metto da parte tutto e mi appassiono alla ricerca medica, non è sicuramente la stessa cosa che fare il medico ma la ricerca con riscontro clinico mi piace e grazie all’aiuto di molte persone, professori e ricercatori che mi fanno capire quanto sia connessa alla medicina, prendo quel sentiero li.

VOGLIO ANDARE VIA DALL’ITALIA.

Intorno a gennaio 2010, sei mesi prima della laurea la grande rabbia che ho dentro mi spinge a tirar fuori l’idea che da tempo stavo coltivando: io non voglio stare un minuto di più in questo stato assassino che mi ha considerato un “non idoneo” per diversi anni e che mi ha cambiato la vita”
Inizio a passare le notti inviando curriculum in tutto il mondo, voglio disperatamente andare via dall’Italia, è una promessa fatta con me stesso: “Giuro di non tornare mai più “. Mando curriculum veramente a centinaia di prof, mi rispondono due professoresse australiane della Monash University: sono interessate al mio profilo di ricercatore e sarebbero felici di incontrarmi appena arrivato a Melbourne. Sono quindi al settimo cielo, forse c’è la posso fare. Forse riesco ad andare via, forse posso dire addio a quel maledetto paese al quale non sento di appartenere, perché io non sono fiero di essere italiano e spero di poter prendere quanto prima cittadinanza diversa da quella italiana.

MELBOURNE: COME IN UN FILM!

Arrivato a Melbourne una delle due professoresse aveva già preparato un contratto per me, mi viene solo chiesto di firmarlo. Sono quindi un casual research assistant, già il giorno stesso del colloquio sono stato accettato. La Monash University mi aiuta a risentirmi vivo, l’Australia mi riserva il trattamento esattamente opposto dell’Italia, insomma qui forse posso aspirare ad essere felice. Mi fanno un’accoglienza da movie cinematografico, mi danno una scrivania, un armadietto, faccio parte delle riunioni dello staff per parlare degli esperimenti che si devono fare nel laboratorio, insomma sono considerato UN RICERCATORE e non UNA NULLITA’ come in ITALIA. Qui non c’è servilismo, non c’è baronia, i professori vogliono essere chiamati per nome. Insomma, spero di poter ottenere un visto permanente e di poter restare qui sempre.

COSA RESTA DELL’ ITALIA.

In Italia ho la famiglia, che mi ha sempre appoggiato in tutto, credo che una famiglia debba fare questo. Mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie scelte, perché sempre buone scelte e anche se dispiaciuti della mia lontananza sono consapevoli che qui ho un futuro e quindi sono felici per me. Il giuramento che non infrangerò mai è il seguente: “In Italia tornerò solo per visitare la mia famiglia, ho chiuso con quel paese, ho chiuso con quei sistemi, posso fare ricerca con felicità qui, senza concorsi truccati e senza bugie e servilismi”. L’università Italiana ha un cancro al suo interno, ha tante metastasi interne, la baronia è un grosso tumore che ormai non può più essere curato. I medici? Ho visto come lavorano, il paziente è un numero, il paziente è una barzelletta, nel pronto soccorso il paziente è un peso, è un rompimento di scatole perché disturba il pisolino notturno (ho avuto modo di frequentarli questi posti e quello che riporto l’ho sentito con le mie orecchie). Forse a 25 anni posso iniziare a vivere la mia vita sul serio. Quel paese ormai non fa più per me.

FUTURO: VIVERE MEGLIO, SENZA RABBIA, IN AUSTRALIA.

E la medicina? Sorge spontanea la domanda… È sempre con me! Ci penso sempre e inizio ad informarmi di come funzionano qui le università, non si sa mai se tra qualche anno magari posso avere la possibilità di studiare medicina qui (anche se purtroppo è fortemente costosa e devo imparare bene la lingua).
Molti si meravigliano di come da solo abbia avuto il coraggio di fare tutto questo, venire qui, trovare una casa, lavoro, etc, etc. Io so che il mio coraggio è stato spinto dalla mia rabbia. Ora finalmente posso vivere senza quella rabbia e quindi vivere meglio.

Messaggio che vorrei dare a tutti i ragazzi che vogliano impegnarsi per un futuro costruttivo: ANDATE VIA DALL’ITALIA. Come disse qualcuno “sarebbe un Paese da distruggere e da ricostruire da capo”.

Di Emiliana Pistillo 30/10/2010

 

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