Riccardo Bevilacqua, professore presso l’RPI di Troy, New York

Una vita trascorsa a sgobbare sui libri e un futuro lavorativo molto più che incerto. Un quadro comune a molti e giovani brillanti laureati italiani, dal quale però solo pochi sanno fuggire. Riccardo Bevilacqua, un ingegnere aerospaziale, laureatosi con lode presso La Sapienza – Università di Roma nel 2002, ha trovato il coraggio per mollare tutto e inseguire i suoi sogni e le ambizioni.
Classe 1978, dopo un anno trascorso a lavorare in una compagnia madrilena e un Dottorato di Ricerca in Matematica Applicata nell’ateneo presso il quale si era laureato, è salito senza pensarci sul primo volo per l’America. L’occasione che aspettava è arrivata nel 2007, grazie ad una borsa di studio offerta dallo United States National Research Council.
Riccardo vive negli USA da quattro anni, è sereno, felice e soprattutto è appagato professionalmente. Non potrebbe chiedere di meglio, tanto per usare le sue parole. La sua intervista trasuda entusiasmo, l’entusiasmo di un professionista che è riuscito a farsi valere in terra straniera e che, lavoro a parte, non vede l’ora di diventare padre.

Come mai hai deciso di lasciare l’Italia?

Semplicissimo: basta fare un conto del tempo investito a studiare, e poi immaginare il tornaconto lavorativo in Italia. Nel mio caso il risultato era: “sarebbe stato meglio faticare di meno e fare il bagnino appena finite le medie”…e quindi me ne sono andato.

Perché hai scelto di andare proprio in America?

In primis ho sfruttato una borsa di studio, poi perché sono un ingegnere aerospaziale, l’America ancora non si batte. È per questo motivo che poco prima di terminare il progetto allo United States National Research Council, ho cercato lavoro altrove, volevo rimanere negli States.

Di cosa ti occupi oggi?

Di high education and research in Aerospace Engineering; sono un Professore presso il Mechanical, Aerospace and Nuclear Engineering Department al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, New York.

Cosa ti piace del modo di lavorare degli americani?

Meritrocrazia, praticità, dedizione, onestà, voglia di fare e di imparare, organizzazione, proiezione verso il futuro.

Che cosa fai quando non lavori?

Jogging, e ultimamente, mi preparo a diventare padre!

Sei sposato?

Si, da tre anni, ma con una ragazza italiana.

Nostalgia dell’Italia?

Certo. Dei posti dove sono cresciuto, e della mia famiglia che ho lasciato lì.

Che idea ti sei fatto dell’Italia guardandola da un altro Paese?

I giovani vivono sulle spalle dei genitori e dei nonni, per la prima volta i figli guadagnano meno dei padri. E’ un paese in discesa libera, e la gente vota chi causa tutto questo. Direi che sembra senza speranza.

Quanto sei soddisfatto della tua vita?

Non potrei chiedere di meglio.

Come sarebbe la tua vita ora se vivesse ancora in Italia?

Non voglio pensarci. Non sarei sposato, non avrei una bimba in arrivo, non potrei mantenermi, non potrei crescere né come uomo che come professionista. Sarei nel posto sbagliato con le persone sbagliate a fare cose sbagliate, o forse a fare proprio niente.

Consiglierebbe ad un giovane di mollare tutto per trasferirsi oltreoceano? Se si, perché?

Si, perchè la vita è una sola.

Di Antonella Santomauro 31/10/2010

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