Lasciare l'Italia per trasferirsi a vivere in Belgio a Bruxelles

Elda Felli, uno stage e il fidanzato, l’hanno convinata a lasciare l’Italia

Lasciare l'Italia per trasferirsi a vivere in Belgio a BruxellesElda Felli, classe 1982, è originaria di Avezzano. Una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, qualche esperienza all’estero: un Erasmus in Germania e uno stage presso il Consolato Italiano di Colonia, e un fidanzato tedesco, l’hanno convinta a mollare l’Italia. È proprio insieme a lui che, due anni fa, ha deciso di trasferirsi a Bruxelles. In realtà prima di fare le valigie, Elda aveva già avuto modo di conoscere questa città, poiché aveva scritto la sua tesi di laurea proprio nella capitale dell’Unione Europea.

Da quanto tempo vivi a Bruxelles?

Vivo a Bruxelles dal 2008, circa due anni.

Perché proprio questa città?

Prima di tutto per la mia formazione universitaria, poiché mi sono specializzata in Studi Europei, quindi pensavo fosse la città perfetta per fare ricerca per la mia tesi di laurea. Ci sono però altre ragioni, Bruxelles è una città internazionale, si possono imparare l´inglese e il francese contemporaneamente. Poi è sempre in fermento per quanto riguarda la nascita di nuove imprese, organizzazioni lobby groups.

Di cosa ti occupi?

Lavoro per una compagnia canadese che opera nel settore ferroviario, in particolare nella produzione di treni, metro tram e sistemi di controllo del traffico ferroviario. Sono nel dipartimento delle risorse umane, per cui mi occupo di data entry, reportistica e della preparazione di contratti per l´Italia, Spagna, Portogallo e due siti di produzione in Germania.

Come hai trovato l’impiego che svolgi attualmente?

È stata una mia amica a parlarmi di questa compagnia, presso la quale aveva svolto uno stage anche lei. Così poco dopo la laurea, ho inviato il mio CV all’azienda. Ho fatto quattro mesi di stage (1000 mensili al mese), poi sono stata assunta a tempo indeterminato.

Quindi è stato facile trovare lavoro? Tempo fa avevo letto che Bruxelles ha il tasso di disoccupazione più elevato fra le grandi città europee.

Lasciare l'Italia per trasferirsi a vivere in Belgio a Bruxelles

Devo dire che nel mio caso è stato abbastanza facile, ho trovato impiego abbastanza presto, dopo solo tre mesi dalla laurea. La cosa che ha più di altro facilitato la ricerca di un lavoro è stata la conoscenza delle lingue, nel mio caso tedesco e inglese. Bruxelles è una città che offre tante opportunità ma allo stesso tempo tanta competizione tra giovani. È una città che attrae molti laureati soprattutto nelle materie politico-economiche che sperano di avere un´esperienza nelle istituzioni europee ma che offre pochi posti a quel livello. Si può avere l´opportunità di fare uno stage ma le assunzioni sono molto rare nelle istituzioni e, per quanto riguarda il privato anche qui la crisi economica ha avuto le sue conseguenze. Io penso di essere stata molto fortunata, ma allo stesso tempo ripeto, la conoscenza delle lingue è stata importante.

Come mai la decisione di andare a vivere all’estero?

Dopo l´Erasmus avevo deciso che sarei tornata a vivere all’estero, volevo fare esperienze nuove, a livello universitario o professionale, in altre parole mi interessava arricchire il mio curriculum. Ho deciso di lasciare l’Italia anche per ragioni personali, il mio ragazzo è tedesco e insieme abbiamo scelto di vivere in una città in cui entrambi avremmo potuto trovare lavoro.

Quali sono i problemi più grandi che hai dovuto affrontare in seguito a questo trasferimento?

Non ho avuto grandi problemi nel trasferimento, alla fine non avevo niente da perdere, e mi sono adattata facilmente alla vita di Bruxelles che, per certi versi è molto simile a quella che avevo a Roma. L´unica differenza è che si hanno amici internazionali, anche se, devo ammetterlo, qui è anche pieno di italiani, a volte mi dimentico proprio di essere in un altro stato.

Hai avuto problemi con la lingua?

All´inizio sì. Il mio francese era molto scarso e anche il mio inglese non proprio fluente, ma ho frequentato dei corsi di francese e praticato l´inglese sul posto di lavoro, mi sono data da fare.

Con la gente del posto?

No, non particolarmente. Qui a Bruxelles il contatto con i belgi è veramente poco. La maggior parte degli abitanti di questa città proviene da altri paesi europei, di persone del posto, se ne incontrano davvero poche. Per quel poco che li conosco comunque, sono un popolo aperto e ospitale.

Mi elenchi tre buoni motivi per vivere a Bruxelles?

Si conoscono tante persone e culture diverse essendo la capitale d´Europa.
È una capitale a portata d´uomo, accessibile e con un costo della vita ragionevole.
È attiva culturalmente, regolarmente ospita eventi di interesse culturale come festival, concerti.

Ma l’Italia ti manca? Cosa ti manca in particolare del nostro paese?

Mi manca tantissimo, mi manca naturalmente la mia famiglia e i miei amici, mi manca parlare la mia lingua, il contatto con le persone, l´ironia degli italiani e chiaramente il cibo! Quando sono partita, ho pensato che non mi sarebbe mancato niente del mio paese ma ora, dopo quasi due anni devo dire che la mancanza comincia a farsi sentire e ogni volta che torno è dura ripartire.

Ogni quanto torni a casa tua?

In media ogni tre mesi.

Il tuo è un addio all’Italia o conti di ritornarci?

No, non è un addio. Conto di tornarci tra qualche anno, ma solo a condizione di trovare una situazione lavorativa stabile, come quella che ho trovato qui.

Visto che mi hai detto che sei originaria di un paese nei pressi de L’Aquila non posso non farti una domanda sul terribile terremoto che ha colpito la tua terra. Eri all’estero in quel periodo? Se si, come hai vissuto questa catastrofe?

Si ero qui a Bruxelles, ed è difficile dimenticare il momento in cui ho letto la notizia, di prima mattina sui giornali online. É stato uno shock, ho pensato veramente al peggio per la mia famiglia e i miei amici. Per fortuna loro non sono stati coinvolti ma comunque, è stato orribile scoprire che circa 320 persone fossero morte. Ho provato tanta rabbia verso il mio paese, per non aver fatto nulla per prevenire questa catastrofe, nessuna prevenzione nell´edilizia e nessun avvertimento alla popolazione nonostante le scosse precendenti. Questo è quello che non sopporto, la superficialità nel fare le cose, il fatto di mettere sempre gli interessi personali o quelli delle clientele politiche prima del dovere di garantire l´interesse comune.

Di Antonella Santomauro 27/12/2010

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