Massimo Dallaglio, il Brand Communication Specialist fondatore di MolloTutto
Editore visionario in grande anticipo sui tempi. Fotografo professionista ed esperto di comunicazione, immagine e web, la sua professionalità è oggi un riferimento per imprenditori ed aziende in cerca di visibilità.
Il suo constante impegno ha riunito intorno a sè un team di esperti in grado di realizzare ogni genere di servizio: piani editoriali, video corporate, video e foto a 360°, reportages e tour virtuali. Dotato delle più moderne attrezzature per le riprese aeree con droni, è oggi il Brand Communication Specialist più attento ad ogni singolo aspetto della comunicazione aziendale. Professionalità e metodi innovativi sono alla base del suo operare.
«UN ESPERTO è una persona che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di nulla» notava perfidamente il grande Max Weber, l’economista e filosofo tedesco che contribuì a fondare la sociologia tra Otto e Novecento.
Un paradosso fulminante sulla tendenza della cultura moderna a specializzarsi e frammentarsi in mille rivoli, fino a raggiungere il grado esasperato di oggi, in cui un sapere enormemente sviluppato, in estensione e in profondità, ha azzerato qualunque pretesa enciclopedica e multidisciplinare. Con tanti saluti all’antico ideale rinascimentale dell’uomo universale dai molti saperi.
«Riuscire a rimanere al passo con i tempi su più fronti e avere dimestichezza e aggiornarsi un po’ su tutte le nuove tecnologie della comunicazione, in quest’epoca di iper specializzazione dove tutti si rifugiano in qualche nicchia, può sembrare strano e inusuale. Ma è proprio questo il mio punto di forza, il risultato di tanti anni di tenace applicazione: il saper maneggiare tanti strumenti diversi. Una capacità che mi ha reso in grado di fare story-telling a tutto tondo, con i testi, i video e le foto».
Varius, multiplex, multiformis avrebbe detto la Yourcenar. Massimo Dallaglio è un tipo così, con la sua attitudine eclettica, una disposizione poliedrica e versatile da uomo rinascimentale redivivo. Fotografo, giornalista, videomaker, fondatore di un sito di successo come Mollotutto, pilota di droni.
Insomma, la sua cassetta degli attrezzi è davvero colma, riempita e appesantita anno dopo anno, pazientemente, con tanti ferri del mestiere, diversi ma tutti utilissimi per raccontare il mondo che ci circonda e le sue storie.
Partiamo dall’inizio, dai suoi esordi.
«La mia storia professionale parte tutta da uno dei canali sensoriali che ogni essere umano ha. Quando ero più giovane non me ne rendevo conto, ma il mio canale visivo era tremendamente sviluppato, preponderante. Anche ora quando guardo attentamente qualcosa, me la ricordo per sempre».
Una memoria visiva, come si dice…
«Esatto. Da ragazzo guardavo i telefilm e non mi ricordavo la storia, ma mi rimanevano impressi tutti, esattamente, per immagini».
Che studi ha fatto?
«Il normale percorso, quello che fanno in tanti. Le superiori, poi l’università. Mi sono laureato in scienze politiche con indirizzo sociologico. Ma durante l’intero periodo degli studi lavoravo come comparsa nelle opere liriche di Pierluigi Pizzi al teatro Valli. E poi facevo il modello nella pubblicità. All’epoca non me ne rendevo conto, ma questi due lavori da studente mi permisero di fare quelli che oggi si definirebbero workshop o master di specializzazione».
Era come se frequentasse dei corsi mentre in realtà faceva tutt’altro.
«Di fatto sì. Stavo attento a ciò che succedeva a teatro, a ciò che scenografi, sceneggiatori, tecnici e registi facevano intorno a me. E non staccavo gli occhi dai fotografi sui set pubblicitari in cui ero figurante».
Cosa la colpiva di tutto quell’eterogeneo mondo creativo e artistico?
«Ero attratto dalla strumentazione, le fotocamere, le luci, i cavalletti. Da tutto quello che avveniva dietro le quinte. Capii allora che tutti quegli aggeggi fantastici servivano soltanto per ricreare quello che abbiamo già in noi: l’occhio. Ma se vogliamo riprodurre quello che vediamo per mostrarlo agli altri, abbiamo bisogno di tutti questi congegni. E saperli utilizzare al meglio è stata la mia sfida successiva».
Tanti anni da autodidatta, a rubare con lo sguardo, ma quasi inconsapevolmente…
«Tra i 20 e i 28 anni in effetti non avevo ancora un’idea precisa di cosa avrei fatto nella vita, anche perché non provengo certo da una famiglia di artisti. Per cui quel tipo di vocazione dai miei era malvista. Mi dicevano: “Vai a lavorare in banca o in azienda, non perdere tempo con queste cose”».
Il conformismo e il mito del posto fisso hanno tarpato le ali di molti!
«Eh già. È stato infatti difficile, all’inizio, anche solo realizzare che quel mio talento e quella mia passione potevano diventare davvero una professione».
E poi? Che è successo?
«Dopo la laurea tutte queste considerazioni e tormenti sono confluiti e deflagrati in una parola d’ordine: ‘Mollo Tutto!’.
È iniziata così la seconda fase della mia vita, quella in cui ho capito che per fare quello che volevo avrei dovuto lasciar andare certi condizionamenti, buttare a mare tutte le griglie e gli schemi che fino a quel momento mi avevano fatto sentire inquadrato e intrappolato in un ruolo che non era il mio.
È in quegli anni che ho acquisito la consapevolezza che mi avrebbe poi portato a fondare un giornale online come Mollotutto, a esercitare professionalmente l’attività di fotografo, a diventare giornalista ed editore online».
Come è diventato fotografo professionista?
«Mi sono accorto che era la mia strada quando ho realizzato che “creare immagini” mi faceva stare bene. E infatti i risultati erano eccellenti.
Era la metà degli anni ’90. In tanti mi chiedevano di fargli ritratti per i book o servizi ai matrimoni. Gli scatti mi riuscivano subito in modo perfetto. Per me era un hobby, invece piano piano è diventato un lavoro vero, con tanto di iscrizione all’associazione professionale e l’arrivo dei primi incarchi per agenzie di pubblicità e di comunicazione.
Per una serie di combinazioni, nel 2003, finii persino assunto al Billionaire di Briatore per fotografare i vip, ritratti ufficiali che sono pubblicati nel Gold Book del decennale del Billionaire.
Poi è iniziato il periodo dei reportage internazionali, tra i quali ricordo il lancio dell’ultimo Space Shuttle e il CERN di Ginevra a 360°.
Da qualche anno sono pilota di Droni ENAC e fotografo certificato da Google».
E il giornalismo?
«È venuto di conseguenza: sono diventato pubblicista collaborando con diverse riviste per cui scattavo foto e realizzavo interviste».
Tutte queste esperienze hanno contribuito a costruire il suo bagaglio. A proposito: oggi chi è Massimo Dallaglio?
«Amo definirmi uno ‘specialista del personal branding’. Un professionista della comunicazione che lavora per aziende e agenzie di comunicazione e che è in grado di raccontare diverse realtà: persone, prodotti ed aziende a 360 gradi.
Anche perché dietro un’azienda c’è sempre una persona o una storia da raccontare.
Faccio questo utilizzando tutte le risorse e l’esperienza a mia disposizione per realizzare contenuti altamente professionali: Riprese aere panoramiche; fotografia industriale e di interior design, video corporate, etc… risorse necessarie e fondamentali per il marketing per il branding.
Sono inoltre in grado di pubblicare direttamente i contenuti che creo per i clienti su Google News come Comunicati Stampa.
Negli ultimi 4 anni i video sono l’ultima frontiera a cui mi sto dedicando con successo, perché sono un po’ la summa di tutto quello che ho fatto finora: contengono infatti in sé la fotografia, i testi, la musica e nei cortometraggi c’è anche una narrazione».
Progetti in quest’ambito?
«In questo ambito devo ammettere che sono partito col botto!
Ho curato la regia e la direzione della fotografia di decine di commercials e video corporate per grandi aziende italiane, l’ultimo dei quali è stato il video per i 40 anni di Transcoop che è stato proiettato al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia.
Ma molte soddisfazioni sono arrivate con la cinematografia lavorando con Simona Calo, una regista di Milano, per la quale ho curato la fotografia e le riprese di due cortometraggi che hanno vinto diversi premi nei concorsi internazionali:
Ovunque ma non qui nel 2017, pluripremiato cortometraggio sulla violenza contro le donne. E Hasty Decisions nel 2019, cortometraggio sul bullismo presentato a Cannes 2019 e vincitore al Berlin Flash Film Festival 2019
In virtù di questi lavori e dei premi internazioni che hanno ricevuto sono già presente nel prestigioso IMDB (Internet Movie Data Base) in qualità di Cinematographer!
Sempre in questo ambito sono in fase di realizzazione di due documentari molto impegnativi uno dei quali sta riscontrando parecchio interesse fra i vari produttori e sponsor che hanno assistito alla proiezione del teaser… ma su questo non posso dire ancora nulla.
La nuova rotta è tracciata e il buon vento non manca!».
Contatti:
www.linkedin.com/in/massimodallaglio
Di Francesco Gerardi