Sara si è trasferita a vivere e lavorare in Belgio dove, per ora, lavora come cuoca a Bruxelles
Sara Lenzi, 27enne napoletana, si trasferisce a vivere e lavorare a Bruxelles. Scopre una realtà europea in una città più piccola di Roma o Parigi, ma molto accogliente e dalle grandi aperture.
Ciao Sara, presentati ai nostri lettori. Di che ti occupavi in Italia?
Mi chiamo Sara, ho appena compiuto 27 anni, sono nata a Napoli. Appena prima di trasferirmi, svolgevo uno stage non pagato presso il Ministero degli Affari Esteri.
Come è nata l’idea di trasferirti?
Mi sono trasferita a Bruxelles perché ho vinto un Leonardo, in quel momento l’alternativa sarebbe stata rimanere al Ministero a condizioni economiche non dignitose.
Come hai trovato Bruxelles? Hai sentito molta differenza rispetto alla vita italiana?
Bruxelles è una realtà sui generis, non paragonabile alle altre città del Belgio, difficilmente accostabile anche ad altre realtà europee. Ciò che trovo interessante è che ha tutte le caratteristiche di una capitale europea ma in formato ristretto. Rispetto a Roma o a Parigi, dove ho anche vissuto, ha una bellezza meno evidente, è molto più piccola e ciò la rende più vivibile, inoltre Bruxelles è multiculturale di natura.
Ci sono immigrazioni che predominano alcuni quartieri, ma in generale è un miscuglio ben riuscito di nazionalità. Bruxelles si sa vendere benissimo, è la capitale di qualsiasi evento, incontro internazionale sui temi più impensabili. Sembra che tutto accada qui. La burocrazia funziona bene ma è quasi più lenta di quella italiana. Per essere la sede delle istituzioni europee potrebbe essere più pulita e ordinata, ma devo dire, a me piace anche così, un po’ spettinata. Il welfare è molto sviluppato, ultimamente stanno cercando di limitarne alcuni aspetti perché sta diventando insostenibile. Ad esempio stanno espellendo dal paese alcune centinaia di cittadini comunitari interamente “mantenuti” dallo stato belga tramite assegni di disoccupazione o assegni familiari. Sembrerebbe una decisione razzista, ma in realtà le cose stanno cambiando anche per gli stessi belgi.
Le differenze con l’Italia, soprattutto dal punto di vista delle libertà, sono eclatanti. Basti pensare che il primo ministro belga è un immigrato gay. L’ho incontrato una volta nelle gallerie reali, si è fermato a parlare, non aveva la scorta. Un altro esempio che dovrebbe far riflettere è che il parlamento ha da poco ratificato una legge che autorizza l’eutanasia anche per i minori. Al di là delle opinioni personali, mi sembra una delle leggi più liberali mai approvate.
Di che ti occupi adesso?
Sono arrivata qui per un Leonardo nell’ambito della cooperazione internazionale, attualmente sono la cuoca di “Belli e Buoni”, un negozio/ristorante italiano, molto conosciuto, molto vero, genuino, che si trova poco distante dalle istituzioni europee.
Sara Lenzi vivere Bruxelles
Pensi che oggi ci siano opportunità lavorative a Bruxelles?
In generale non saprei dire se c’è lavoro, sicuramente ci sono molte possibilità.
Lo stato ti aiuta a realizzare progetti imprenditoriali, i finanziamenti per progetti artistici non mancano, credo che la “european bubble” sia un po’ satura, mentre di ingegneri, medici, infermieri, informatici ce n’è bisogno come in tutto il mondo.
Hai realizzato qualche altro progetto nel frattempo?
A Bruxelles, assieme ad altri due amici, sono riuscita a realizzare un’esposizione di foto che parla di noi, che celebra il legame con la città, che esalta la sua energia 4minutesfor1picture.wordpress.com/about-2
Credo che questo più di mille parole, possa rendere l’idea del valore della mia esperienza in questa città.
Senti la mancanza dell’Italia? O la mancanza di qualcosa o qualcuno in particolare?
Dell’Italia mi manca la mia famiglia, i miei amici, il mare, poter mangiare una pizza alle tre di notte (questo solo a Napoli).
Ci ritorneresti?
Piuttosto che tornarci, visto che ci ho già vissuto una ventina d’anni, mi piacerebbe vivere in altri paesi, addirittura forse in altri continenti.
Di Luisa Galati 20/03/2014