Mollo tutto e vado a vivere e lavorare in campagna
Per molte persone, oggi, il ritorno alla vita di campagna, rappresenta un progetto non solo volto al miglioramento della qualità della vita, ma viene inteso come tornare a lavorare in campagna, per sperimentare nuove professioni agricole e ritrovare un legame con la natura, producendo cibo di qualità.
Proprio di questo parla Lorena Lombroso, autrice del nuovo libro Io autosufficiente: lascio tutto e vado a vivere in campagna (edito da Gribaudo).
Un libro/manuale che punta soprattutto sugli aspetti pratici del vivere e lavorare in campagna: perché la vita in campagna sia di successo, dovrà anche essere consapevole e preparata.
Va bene il romaticismo iniziale, ma occorre anche capire come sostenersi, ad esempio scegliendo se avviare una fattoria, dedicarsi alla produzione o all’allevamento o magari aprire un bed & breakfast.
Cambiare vita è il privilegio di chi ha coraggio e un sogno da seguire.
Ma è anche una sfida aperta: per farcela occorrono gli stimoli giusti e cercare informazioni presso tante fonti diverse.
Per ognuno degli argomenti trattati in questo volume non basterebbe un libro di 300 pagine, né sarebbe sufficiente passare una settimana con chi già è un esperto in quella particolare attività, che sia essa la cura del pollaio, l’orto, il vigneto o la ristrutturazione della casa.
E quindi, se non si ha esperienza come fare a “buttarsi” anima e corpo in un radicale cambiamento di vita?
Per aiutare chi si trova in questa situazione, il volume raccoglie indicazioni e informazioni che consentono di avere una visione abbastanza complessiva e reale di ciò che significa vivere e lavorare in campagna con una soddisfacente autonomia circa la produzione del cibo e la cura dell’ambiente circostante, dal giardino all’orto.
Informazioni che sono per loro natura sintetiche, sono stimoli per invitare ad aprire una finestra su ciò che ancora non conosciamo.
Ne può nascere un percorso di approfondimento senza dimenticare un saggio proverbio scozzese:
“the farmer’s work is never at an end”
(il lavoro del contadino non è mai finito).