A PASSO D’UOMO – Il giro del mondo a piedi di Mattia Miraglio
“Il 13 settembre 2013, sul balcone di casa mia, ho deciso di fumare l’ultima sigaretta, quella del “condannato a vita” e partire per il giro del mondo. A piedi.
Più che una scelta, è stata una necessità, nata dalla sensazione di essere sempre fuori posto, dall’alzarsi al mattino senza volerlo davvero, senza una motivazione o uno scopo.
Dalla volontà di fare qualcosa di radicale, che mi permettesse di apprezzare la vita per quello che è davvero: un regalo. E così sono partito.
Ho attraversato l’Italia da ovest a est, sono sceso verso Istanbul, ho percorso le strade dell’Asia dalla Turchia all’Iran, dall’India all’Indonesia, ho sperimentato il silenzio e la vastità dell’Outback australiano.
Tutto a piedi, con un carretto che per oltre un anno e mezzo è stata la mia casa camminante. Il mio giro del mondo continua e in questo libro vi racconto la prima parte.”
Ciao Mattia, raccontaci un po’ di te… come ti chiami, di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?
Sono Mattia Miraglio, sono di Savigliano, provincia di Cuneo e ho 28 anni (29 a marzo). Quando ero in Italia ho fatto ogni genere di lavoro: elettricista, operaio metalmeccanico, agente di commercio, cameriere e lavapiatti.
All’estero ho fatto l’animatore tecnico luci e suoni in un villaggio vacanza a Ibiza e giocatore professionista di poker Texas Hold’em a Londra.
Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di partire per il giro del mondo?
ll 13 settembre 2013, sul balcone di casa mia, ho deciso di fumare l’ultima sigaretta, quella del “condannato a vita e partire per il giro del mondo. A piedi. Più che una scelta, è stata una necessità, nata dalla sensazione di essere sempre fuori posto, dall’alzarsi al mattino senza volerlo davvero, senza una motivazione o uno scopo. Dalla volontà di fare qualcosa di radicale, che mi permettesse di apprezzare la vita per quello che è davvero: un regalo.
Il 19 Aprile 2014 alle ore 11.00 del mattino sono partito da casa, Savigliano Provincia di Cuneo ed ho iniziato il mio giro del mondo a piedi.
Perché hai scelto di viaggiare a piedi?
Perchè in un mondo che va sempre troppo veloce volevo una modalità di viaggio che fosse la più lenta possibile, per apprezzare davvero i posti in cui viaggiavo e vivevo, cogliendone sfumature e dettagli, vivendo realmente a pieno una cultura, anche grazie al fatto che percorro la mia maggior parte del mio viaggio in luoghi non turistici e anche per trovare una modalità di viaggio unica e alternativa.
Ho scelto una modalità di viaggio molto dura sia fisicamente che mentalmente per poter sentire di essermi meritato realmente la fortuna di poter viaggiare.
Viaggi da solo o hai qualche compagno di viaggio lungo qualche tratta?
Il mio è un viaggio in solitaria, ma ci sono state alcune occasioni in cui ho incontrato persone lungo il mio tragitto che hanno percorso un pezzo di strada insieme a me.
C’è stato qualche esempio (libro, film, persona) che ti ha ispirato?
Tiziano Terzani è stata la scintilla che mi ha spinto ad iniziare una ricerca interiore che poi mi ha portato a progettare il viaggio.
Inutile dire che io faccio parte, come dico sempre, della “Into The Wild Generation” e che quindi una parte di SuperTramp mi ha ispirato.
Hai un piano preciso di viaggio?
Il 19 aprile 2014 sono partito a piedi dall’Italia, precisamente da Savigliano, mia città natale, e ho percorso circa 11.000 km a piedi fino in Nuova Zelanda, in circa 19 mesi.
Precisamente, ho calpestato a piedi i seguenti Paesi: Italia del Nord, Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia, Georgia, Armenia, Iran, India, Nepal, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia e Australia (da Nord a Sud per tutto il deserto dell’OutBack per 3000km).
Il mio futuro progetto di viaggio prevede di continuare il mio giro del mondo a piedi, seguendo le medesime costanti che hanno caratterizzato la precedente impresa: attraversare ogni Stato e Continente camminando ove sia possibile, vivendo a stretto contatto con le persone del posto, immergendomi il più possibile nella loro cultura.
Programmare nei particolari un viaggio simile risulta arduo per via di molti aspetti tra cui: visti, condizioni climatiche, condizioni fisiche, situazioni politiche spesso imprevedibili, stagioni da seguire, situazione economica.
Dove ti trovi adesso?
Italia, per motivi personali. Ad Aprile riprendo il mio viaggio dall’America.
Come ti mantieni durate il viaggio?
Per la prima parte del mio giro del mondo ho usato i miei risparmi. Sono abituato a spendere davvero poco in viaggio, di media circa 10/15 euro al giorno. Vivo tanto in tenda e mi faccio ospitare quando capita.
Nella seconda parte, invece, avrò sponsorship e collaborazioni con aziende come The North Face e Cs Union che mi permetteranno di continuare il mio viaggio. In generale, quindi, io “mi mantengo” in sostanza grazie al web.
Fino ad ora quale paese ti ha colpito di più?
E’ impossibile dire quale paese mi ha colpito di più, perchè ognuno è straordinario.
Posso dire quello che mi ha fatto crescere di più e mi ha cambiato: l’Outback australiano: 3000km di deserto in 3 mesi, in solitaria cambierebbero chiunque!
Non hai paura? Ti è capitato qualche episodio spiacevole?
E’ difficile da dire, per me non esistono momenti brutti preferisco chiamarli difficili.
Una volta nel centro della deserta Armenia nel cuore della notte, vengo svegliato da una sensazione di freddo e umido. Accendo la lampada da campeggio e mi ritrovo sommerso dall’acqua, con il sacco letto completamente bagnato, la tenda in balia dal vento e della pioggia.
Tremante, metto la testa fuori, fa molto freddo e mi accorgo di essere nel bel mezzo di una tempesta a più di 2.000 metri, ci saranno al massimo tre gradi. Con le mani ghiacciate cerco di buttare fuori dalla tenda più acqua possibile, potrei anche entrare dentro la piccola cappella, ma la tempesta è fortissima e rischierebbe di far crollare il tetto.
Provo a mantenere la calma, ma a un certo punto fulmini e saette incominciano a cadermi vicino, percepisco quasi il loro calore, tutto si illumina in esplosioni violente. Sento la paura addosso, sono solo e impotente davanti a qualcosa che non posso controllare. Tutto d’un tratto, un boato incredibile e l’attimo dopo più nulla, rimango completamente stordito per colpa di un fulmine caduto a pochi metri dal campo.
Con gli occhi lucidi e la testa che scoppia, continuo a buttare fuori acqua, una volta fatto il possibile mi rannicchio, cerco di convincermi che è solo la potenza della natura, augurandomi che passi presto. Dopo forse un’ora, completamente sordo dal rumore dei tuoni, crollo in un dormiveglia pieno di incubi.
Un’altro dei tanti momenti difficile è stato quando arrivato in Iran mi hanno operato ad entrambe le ginocchia che ormai erano grandi come due meloni, per via del troppo liquido all’interno, dovuto al troppo sforzo prolungato anche per colpa delle troppe salite in montagna e anche per il fatto di dover spingere un passeggino da jogging, che io chiamo “carretto”, che può pesare 50 kg fino anche a 100.
E’ normale avere paura, ci convivo tutti i giorni. La paura tiene vivi, ti fa stare continuamente vigile e allerta e ti fa pensare più velocemente (parlo ovviamente sempre della paura istintiva che è differente dalla paura di gettarsi in un nuovo progetto di vita, quella non va assecondata).
E invece qual’è il momento più bello del viaggio che ti piace ricordare?
Viaggiando a piedi, scopri che ogni secondo ti può regalare qualcosa di bello, ed è prezioso perchè riesci a cogliere le piccole sfumature della quotidianità.
Mi sento di descrivere un momento di vita nel deserto australiano:
“Ogni mattina, apro gli occhi, li strofino un poco, quando la luna fuori ancora splende, dando l’impressione che tutto viva di luce propria. Mi giro su un fianco e penso di non aver mai dormito così bene come in questo periodo. Mi sveglio prima che suoni la sveglia, ormai non serve quasi più. Mi alzo con la speranza di rivivere ancora notti così. Arrotolo il materassino, il sacco a pelo, ritiro tutto fuori dalla tenda. Metto le gambe all’esterno, l’aria è fredda ma piacevole, infilo le calze gelide e poi le scarpe, facendo attenzione che qualche serpente, ragno o scolopendra non si sia intrufolato all’interno. Esco dalla tenda, faccio pipì dove capita e intanto osservo il cielo, una meraviglia.
Incomincio a smontare la tenda, che è diventato un modo perfetto per svegliarmi e attivare il cervello, ma in modo graduale, compiendo tutte le mattine sempre gli stessi movimenti. Poi mi sciacquo la faccia senza sprecare acqua, infilo il berretto e la giacca, fa sempre freddo all’alba. Tiro fuori la scatoletta di frutta e la verso nella vaschetta insieme al musli, travaso della polvere di caffè solubile nell’acqua gelida sperando che si sciolga presto, siedo sullo sgabello e incomincio a mangiare.
Davanti a me è già chiaro, tutto intorno è limpido, come se in questa mezz’ora fosse possibile vedere in modo più nitido. Il sole a est incomincia a salire e la luna ad ovest a calare all’unisono. Due giganti enormi. Si guardano faccia contro faccia, opposti e diversi ma al tempo stesso entrambi incredibilmente belli. Una volta, quando mi alzavo al mattino, facevo colazione davanti a uno schermo, ora è il mondo a essere diventato il mio schermo.”
Cosa pensi durante i lunghi momenti di solitudine? Quale pensiero ti dà la forza di andare avanti?
Sperimentare la solitudine, in questo viaggio, mi ha permesso di raggiungere la massima spiritualità e la più profonda conoscenza di me stesso. La spiritualità, infatti, pensavo inizialmente che l’avrei trovata in India o in Nepal, ma l’ho invece conosciuta durante i lunghi mesi di quasi completa solitudine nell’Outback australiano: durante la notte riuscivo a trovare la vera pace e serenità, quando il vento non soffiava, potevo sperimentare la sensazione del vuoto, del nulla, il suono dell’eterno e stavo finalmente bene.
I luoghi, le persone o le esperienze? Cosa apprezzi maggiormente durante il viaggio?
Le persone che si incontrano fanno sempre la differenza in un viaggio e rendono uniche le esperienze vissute.
C’è una aneddoto particolare che ci vuoi raccontare?
Ce ne sono davvero molti in realtà.
Mi piace sempre raccontare, oltre ad essere stato ospite di Baba Indù oppure in Moschee con Imam un po’ particolari, il giorno di Natale 2014, nel Nord dell’india a circa una settimana di cammino dal confine con il Nepal, dove sono stato ospite di una caserma di polizia, in questo piccolo villaggio ultra popolato. Le persone erano talmente tante intorno a me, come spesso accade in India, che da non riuscire a camminare.
Ho ricevuto un invito dal comandante della polizia che passava per caso vicino a me, parlava un po’ di Inglese fortunatamente. hanno voluto ospitarmi perché continuavano a dire che con la tenda in giro non sarebbe stato sicuro.
Mi accompagnano in questa caserma e mi fanno mettere le mie cose in questa cella che però veniva usata come ufficio anche. Ricordo che dopo le otto di sera veniva tolta la corrente a tutto il villaggio, caserma compresa.
Ho passato la mia sera di Natale intorno al fuoco con tutto il corpo di polizia, incuranti del fatto che per me quello era un giorno particolare essendo il 25 Dicembre. Il cortile era popolato da centinaia di scimmie che con molta furbizia sono anche riusciti a rubarmi la cena dalle mani.
Mi sono reso subito conto di quanto particolare fosse quel momento e che avrei passato la notte di Natale in una cella indiana. Però non ricordo nessun Natale precedente a quello, essendo tutti uguali, questo invece lo ricorderò per sempre.
Quando pensi di terminare questa impresa?
Ripartirò ad Aprile 2017 e cercherò di compiere in circa due anni l’America a piedi da Nord a Sud. Poi il viaggio continuerà, se ci sarà budget, ancora in Africa e poi chissà…
Magari ci saranno altre imprese da compiere: mi piacerebbe anche attraversare a piedi anche l’Europa del Nord!
Il mio progetto evolve passo dopo passo, letteralmente! Non è previsto un vero e proprio termine!
Cosa farai dopo? continuerai a viaggiare o ti fermerai?
Come detto prima, non credo che mi fermerò mai veramente!
Il libro di Mattia Miraglio:
A PASSO D’UOMO – Giro del mondo a piedi
Contatti:
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Di Massimo Dallaglio