29/07/04

Per Panama: Partenza da Milano Malpensa via Parigi e Dallas per San Josè de Costarica, volo American Airlines…

30/07/04

Arrivo poco dopo mezzanotte all’aeroporto Juan Santamaria di San Josè. Le formalità doganali sono abbastanza veloci e facili. Dopo aver prelevato un po’ di colones al cajero nella sala arrivi, esco per un taxi che mi porti ad Alajuela, a 2 km dall’aeroporto.
E’ tardi e non andrò a San Josè che voglio evitare visto che è più distante e poi anche per le voci sulla sua pericolosità…

Dopo aver evitato i taxi che stazionano appena fuori dall’aeroporto, salgo su un altro che passa lungo la strada principale. Dove i bus pubblici passano raramente visto l’ora tarda. Per Alajuela sono 1000 ¢. Non ho in mente esattamente dove andare a parare, in quale hotel. Allora mi fido e seguo il consiglio del tassista, per l’hotel Villa Real poco a nord del parque central. Roberto (il ragazzo alla reception) mi apre dopo essersi svegliato. Come un robot mi fa segno di seguirlo fino alla camera n° 4 che costa 10 $. Accetto anche se il bagno è in comune. E la stanza assomiglia più a una cella di un carcere… ma il sonno prende il sopravvento…

31/07/04

Mi sveglio presto, sono solo le 6 e non accuso lo sbalzo del fuso orario. E’ la prima volta che riesco a riposare bene sull’aereo…

Esco dall’hotel vuoto, così almeno sembra. La reception è deserta con tante guide sparse e alcune belle mappe del Costarica appese alle pareti… Un giro perlustrativo di Alajuela anche per un desayuno ( colazione ) che mi faccia abituare ai sapori centroamericani… Colazione a base di “gallo pinto”, il piatto nazionale del Centroamerica, a colazione come durante il giorno. Non è altro che uova e fagioli (frijoles) con riso, a volte c’è un pezzettino di formaggio, o banane fritte. Oppure un po’ di natilla (una crema acida simile a yogurt magro…), una tortilla e poi caffè latte…

Visto che il tempo non è favorevole all’ascesa del vulcano Poàs, decido di partire subito per… non so per dove… Ecco, mi ritrovo così a partire e non avere un vero e proprio programma.

Questo viaggio non è stato concepito con un vero e proprio itinerario ma solo alcune idee.

Idee che riguardano località note e meno note, attraverso il Costarica e Panama. Un viaggio in cui ogni giorno è a sorpresa, senza schemi, con la libertà di vivere così come viene. Alla giornata, l’importante è continuare e partire, anche se per posti insoliti ma forse più belli…

Alle 10 “dovrebbe” partire un bus per Puntarenas, ci sto facendo un pensierino. Sul Pacifico, località da dove si possono prendere traghetti che arrivano sulla penisola di Nicoya…

Con un surfista locale (che beve già cerveza sin dal mattino) e la sua tavola sotto braccio, mi incammino fino alla strada principale. A sud in direzione dell’aeroporto che non dista molto…

Sulla strada appunto ad aspettare che un bus si fermi e mi carichi su. Con me un gruppo di “ticos” ( i costaricensi ) che arrivano da Monteverde e Ciudad Quesada a piedi, sì a piedi!! Nel pellegrinaggio che una volta all’anno si svolge per tutto il paese. In occasione della “romeria” del 2 agosto, festa della Virgen de Los Angeles di Cartago a est di San José.

Dopo più di mezz’ora sono ancora sul ciglio della strada. Accanto al mio zaino ad aspettare che il bus delle 10 passi,

forse è in ritardo. Forse è passato da un’altra parte, ma i miei vicini che proseguiranno per Quepos mi dicono che il bus per Puntarenas partiva dal terminal di Alajuela. E non si ferma per la strada… Qui ognuno dice la sua, i pareri sono discordi e inizio a pensare che è meglio fidarsi del proprio istinto… Da qui in avanti meglio andare direttamente alla fermata ufficiale delle partenze, i terminal degli autobus…

Quando arriva un bus con Puntarenas ben scritto sul frontale mi passa via. L’autista mi fa cenno che è tutto pieno… o forse non può fermarsi lungo la strada… boh..? E ora che faccio? Non ho voglia di starmene qua ancora per molto. Così, quando arriva il bus diretto a Quepos che si ferma a raccogliere la famigliola vicino a me salgo anch’io. Ok oggi sarò a sud invece che a Puntarenas, tanto, che differenza fa! L’importante è partire…

Sono costretto a salire dietro, il bus è strapieno, il biglietto costa 1550 C$…

E riesco anche a farmi male, a una fermata. Quando scendo un momento e d’istinto metto la mano a fermare la porta posteriore che si sta chiudendo con il bus pronto a partire. Dopo 30 secondi interminabili si apre di nuovo la porta. La mia mano è ancora intera per fortuna, la paura presto sparisce quando mi accorgo che le dita si muovono e mi rimane solo il segno blu sul dorso… I miei vicini si preoccupano, io faccio vedere la mano e li saluto… tutto a posto, todo bien gracias !!

Dopo 4 ore faticosamente lungo una strada che quando arriva sulla costa peggiora un po’ con diversi ponti traballanti, arriviamo a Quepos. Un paese o meglio dire un villaggio che sente molto l’influsso turistico che arriva dal vicino parco naturale Manuel Antonio ( a 7 km a sud…).

Quepos, un terminal dei bus come spesso succede vicino al piccolo mercato, alcune “cuadras” con diversi negozi per turisti…

Sulla foce di un fiume, centro bananiero ora porto per la pesca d’altura abbastanza turistico. Il tempo promette pioggia, pioggia che alimenta la foltissima vegetazione circostante…

Trovo alloggio all’hotel Ramus, in una camera da 3000 c$ ( circa 7$ ), con tre letti bagno e doccia…

Non c’è tanto da fare qui a Quepos, giro un po’ così per conoscere il paesino e non ci si perde proprio. Il lungo mare con una specie di “malecon” dove si possono assistere a favolosi atardecer ( tramonti )…Il caldo è umido e quasi insopportabile, ma con alcune cervezas tutto torna alla normalità…

Verso le 19 ceno a una soda casera (come un bar casalingo…). Riso con carne e un batido en agua ( succo di frutta con acqua ) (1700 c$) e poi a nanna, sono solo le 20 e non so perchè ma sto già crollando…

01/08/04

Programmino di oggi: visita del parco nazionale Manuel Antonio, abbastanza famoso in Costarica e credo molto frequentato da stranieri…

Al vicino terminal prendo uno dei tanti bus che vanno a sud. A Manuel Antonio appunto che non è altro che una località con tanti residence, resorts turistici e hotels a cinque stelle. Il mio bus parte alle 8.30 ( 100 C$), ogni 20 minuti ne parte uno… La strada inizia a salire, e si possono scorgere panorami molto belli…

Si scende proprio sulla spiaggia. Quasi sulla spiaggia che comunque è là davanti, playa Espadilla norte che è fuori dal parco. Con diversi ristorantini e locali fronte playa… Vedo tanta gente, è domenica e la spiaggia pian piano si riempie… Bisogna anche ricordarsi che il parco è chiuso di lunedì…

L’entrata al parco è ancora più a sud. Si cammina verso sinistra sulla spiaggia fino a superare un piccolo fiume che taglia la spiaggia stessa…

All’entrata si pagano 7 $ oppure 2080 colones. Ci sono alcuni sentieri da seguire. E tre spiagge, playa Espadilla Sur (la prima), playa Blanca che è quella più frequentata e dove il mare è più tranquillo, e playa Puerto Escondido.

Ci sono tanti stranieri ma anche diversi ticos e non incontro nemmeno un mio connazionale…

Nel parco percorro il sendero Punta Catedral che gira ad anello intorno alla Punta catedral sul tombolo. La foresta di giungla è umidissima. I tanti animali si nascondono ma qui è tutto pieno di granchietti rossi, scimmie (monos) ecc. Il sendero Perezoso è meno bello sicuramente…

Gli altri due sentieri sono il mirador e quello che porta a playa Puerto Escondido. Che si può raggiungere solo se c’è bassa marea…

La giornata non è ideale per fermarmi in spiaggia, è piuttosto coperto e rientro presto a Quepos sempre in bus.

Che fare a Quepos? Bella domanda !!

Il pomeriggio passa lento con un caldo che invoglia a fermarsi e contemplare la baia, in un bar. Il ristorante Bahia Azul, dopo alcune “imperial” con davanti un mare piatto con il fiume che arriva placido. Mi rilasso e respiro quello che significa “tropicale”, aria calda, mundo latino, o “pura vida” come dicono i ticos… La cameriera è lenta, di una lentezza esasperante. Ma nei movimenti sembra seguire la musica, i Manà. Mi racconta che ha finito stanotte alle 6 di mattina e ha ripreso già alle 10…

Si sta benissimo… bei momenti…

Ancora una volta, e credo che sarà così per tutto il viaggio. Ceno presto in una soda al terminal dei bus (850 c$ un casado con carne: piatto che sposa la carne con riso e verdure, abbondante ed economico). E poi a letto presto… sono solo le nove. Domattina parto alle 5 con il primo bus diretto a San Isidro… ho in mente di proseguire a sud…

02/08/04

Alle 5 sono sul bus (900 colones) che va a San Isidro de El General. Una città chiamata anche Perez Zeledòn, non chiedetemi perchè…

Perchè San Isidro? Perchè da Quepos non ci sono bus che proseguono oltre. E San Isidro è un crocevia abbastanza importante dove passano diversi bus per e da San Josè…

Il tempo è brutto, piove piano. La strada non è asfaltata ma è certamente affascinante. Con palme che si perdono a vista d’occhio mentre il verde della natura circostante è ossessivo… Passiamo da playa Matapalo dove ci sono alcune cabinas…

Dopo 42 km e due ore e mezza siamo a El Dominical una spiaggia abbastanza importante e famosa per il surf. Anche se dal finestrino del bus mi sembra tutto desolante e triste, ma è bassa stagione e molte attività sono ferme. Numerose le cabinas e sistemazioni economiche…

Dopo El Dominical la strada inizia a salire verso San Isidro, migliora anche il fondo stradale adesso asfaltato…

Alle 9.00 finalmente arrivo a San Isidro de El General. Qui la spiacevola notizia che il bus seguente per Puerto Jimenez parte solo alle 15. Non mi resta che aspettare, non ci sono alternative per proseguire con altri bus…

Faccio colazione con il pensiero di cosa fare: Puerto Jimenez o San Josè? Parlando alla soda mi faccio convincere, vado a sud a Jimenez nella penisola di Osa. Tornerò a San Josè successivamente dopo un paio di giorni. Vedremo, a meno che non cambierò di nuovo idea strada facendo…

Ed ora piove anche, e forte… San Isidro è immersa in una vallata, un paesotto agricolo e abbastanza anonimo. Simile per certi versi ad Alajuela… una tipica cittadina del Costarica…

Sono alla piccola stazione dei bus, aspetto di salire sul bus per Jimenez che arriva da San Josè.

Il biglietto costa 1885 C$, il bud della transportes Blanco… Puntuale arriva il bus, è tutto pieno e non mi rimane che trovare un piccolo spazio in fondo, “accomodandomi” seduto sul cassone tra i gli ultimi posti posteriori. Quando la strada arriva alla deviazione per la penisola di Osa i tratti asfaltati sono sempre più rari con l’aumentare di tratti sconnessi e sterrati, passiamo per Rincon de Osa, Puerto escondido e La Palma… I lampi rischiarano i campi con effetti mozzafiato mentre io faccio amicizia con i miei vicini di posto, una coppia di P. Jimenez con il piccolino appena nato… Lui è un ex minatore, cercatore d’oro che pare essere abbondante nella penisola !

Davvero mi sembra di essere arrivato alla fine di tutto quando siamo prossimi a Jimenez…

Sono le 21 passate, sono stanco morto e non è ancora finita questa giornata iniziata presto.

Le vie sono tutte sterrate con pozzanghere dappertutto…

non c’è luce, mi oriento abbastanza facilmente anche grazie a qualche passante che mi indica il “centro”… ma centro di che ?? Quando sono sulla strada principale chiedo del Marcelina dove dovrei trovare cabinas economiche ma pulite… Arrivo fino in fondo alla calle, di fronte alla iglesia.. Suono il campanello, esce un signore, tale Franceschi di origine italiana che non habla italiano… per l’appunto…! La camera che mi viene fatta vedere è pulita e dignitosa, il bagno incluso, una ventola, costa 5250 colones. “Cabinas Marcelina”, direcciòn: Peninsula de Osa, Puerto Jimenez, costado norte de la iglesia catòlica, tel (506) 735-5007 cabmarce@hotmail.com cabmarce@mixmail.com

Data l’ora tarda è impossibile rimediare qualcosa da mettere sotto i denti, pertanto mi accontento di alcune cervezas al “Juanitas” affollato dalla gioventù locale…

03/08/04

Bruttissimo tempo ! E’ tutto coperto ma per il momento non piove… Credo proprio che passerò questa giornata in totale relax, camminando, leggendo e informandomi sulla possibilità di entrare nel parco Nazionale del Corcovado e sulla eventuale visita. Faccio colazione con il solito pinto con huevos y jamon ( 900C$) e conosco due italiani, i primi di questo viaggio e proprio qui in questo posto sperduto !

Finalmente esce el sol, miracolo !! Passeggio un po’ dopo aver salutato gli amici italiani che mi confortano su questo Costarica, un vero paradiso tropicale, verde e pieno zeppo di animali…passeggio alla ricerca di un po’ di brezza marina… Sono davanti alla costa del Golfo Dulce, una spiaggia nera e solitaria con il muelle da dove parte l’unico ferry per Golfito che sta proprio di fronte… C’è una strana sensazione di abbandonato e addormentato, il caldo afoso certo rende tutto immobile come in un quadro mentre le nuvole separano il cielo blu dalla cordigliera di Talamanca…

Non so ancora che farò nei prossimi giorni

anche se ora sto prendendo in considerazione l’attraversamento del golfo con il ferry per Golfito un tempo importante centro “bananiero” di smistamento occupato dalla United Fruit Company o “yunai” come dicono qui…

C’è un solo traghetto al giorno per Golfito, parte alle sei di mattina e impiega un’ora e mezza per arrivare. Il costo è di 800 C$.

Pappagalli “lapa” che volano per le vie di Jimenez assieme all’aereo che ti passa quasi sopra la testa quando atterra dietro la playa…!! A Jimenez arrivano turisti, pochini mi sembra…, che usano questo vilaggio come base per l’entrata al Parco Nacional Corcovado.

Non è per niente male questo “postaccio” in fondo al Costarica… Molti gli stranieri che si sono fermati qui e che si accontentano…

Alla soda “morales” vicino al campo di calcio mi siedo a comer: casado de pescado con arroz y frijoles ( che novità…eh!), para tomar cerveza però devo svuotarla nel “vaso” altrimenti se ci beccano… visto che la señorita non ha la licenza per gli alcolici…

Le ore passano, anche se molto molto lentamente… ed io sono di nuovo in preda ad attacchi di timori su che fare domani…

Vado a Golfito oppure mi fermo un altro giorno?

Ricomincia a piovere… inizia il lungo letargo pomeridiano…

Sono ancora nella fase dell’ambientamento in un paese diverso dal mio; abituarsi ai ritmi diversi di ogni giorno, capire che il viaggio in realtà non è altro che l’istinto a ritrovare se stessi ogni giorno di più…

Ci sono momenti diversi, alti e bassi, come un’onda che si alterna lungo la giornata in cui i pensieri si accavallano ma piano piano si placano fino a spegnersi…

Ceno al ristorante Carolina sulla via principale dove la “Osa expediciones” organizza anche escursioni in kayak sul golfo.

Il filete de pescado all’ajo è buono… (2300C$) e dopo cena intrattenimento con internet.. (600 C$ per 45 minuti)

04/08/04

Sveglia alle 5.30 perchè devo salire sul ferry per Golfito che parte puntuale alle 6.00. In verità il ferry non è altro che una lancia a motore con posti al coperto per una sessantina di persone. Costo del biglietto di 800 colones.

Ci si impiega un’ora e mezza per arrivare dall’altra parte, a Golfito appunto che è semi nascosta da un piccolo altro golfo, un golfitino per l’appunto.. Sulla sinistra si vede playa Cacao con la sabbia nera… Si dice che Golfito sia il classico posto decadente e di mare, pericoloso quanto basta per essere descritta come un “postaccio”, dove ubriachi e prostitute la rendono poco desiderabile…

Il pueblo civil, soprattutto il barrio “el imbo” nei pressi dell’hotel Las Gaviotas al km 3 sono da evitare la notte. Non è una novità, di notte sempre meglio starsene alla larga da vie deserte e poco illuminate.

Golfito è tutta disposta su una strada principale che corre lungo la costa con le case protette alle spalle dalla verde montagna.

Qui piove praticamente tutto l’anno, anche d’estate.. il verano…

Dal molo bananero partivano le grosse navi cargo cariche di banane quando la “yunai” aveva base qui… Banane che provenivano soprattutto dalla regione di Palmar sur grazie alla linea ferroviaria ora dismessa. Quando la yunai lasciò Golfito non resto che l’abbandono e la disperazione per i lavoratori che furono liquidati a causa della crescente tensione fra i sindacati lavoratori e la United company.

Al muellecito mi siedo subito alla piccola soda dove faccio colazione e inizio ad ambientarmi. Non so che fare, anche se da qui non si può che proseguire a sud verso la vicina Panama oppure tornarmene indietro a San Josè.

Trovo alloggio al vicino Hotel Golfito appena a destra rispetto il muellecito, a piano terra c’è un punto internet. Camera con bagno e piccolo balconcino con vista mare, tutto a 4000 C$.

08/08/04

Viaggiare dopo un po’ è come cadere in una trappola, come una droga e non si riesce più a uscire, a tornare…

Con il passare dei giorni il ritmo cresce sempre di più e tutto risulta facile e così entusiasmante, passare una notte in una città o una spiaggia e l’indomani partire di nuovo riempiendo le giornate di nuove esperienze ma soprattutto di ricordi indelebili. Non esistono più limiti, solo un flusso invisibile che conduce dove vogliamo, cercando la semplicità, il “benessere”, lo stato mentale giusto che porta a vedere tutto serenamente…

Non esiste fatica nè paura ma attenzione e curiosità, umilmente rispettando chi ci ospita, dagli abitanti alla natura, con una grandissima voglia di scoprire chi siamo…

17/08/04

Alle isole Solentiname:

Ci sono andato solo per una notte da San Carlos, in lancia (30 cordobas..), la lancia pubblica (al molo, a lato de Roman Lake Line)…c’è solo il martedì e venerdì..orario di partenza alle 12.30, fai anche le 13…. Il ritorno è previsto alle 4 di mattina dall’isola Mancarron, le 4.30 da San Fernando… sempre di martedì o venerdì…

Per il ritorno ci si deve arrangiare come ho fatto io, anzi, noi tre visto che ero aggregato a una coppia italiana.. a meno che aspettare il venerdì con la lancia pubblica…
Certo che il ritorno è stato molto più caro, non siamo riusciti a scendere sotto i 300 cordobas cadauno !!

Comunque il tempo era di uno schifo… ha piovuto praticamente sempre e ho ancora negli occhi il viaggio sotto la pioggia fine e tutto il cielo grigio con le isolette che apparivano all’ultimo momento…in lontananza…La lancia è coperta, e con l’aumento della pioggia si tirano giù delle plastiche laterali che “sigillano” completamente la barchina…

Prima di partire, d’accordo con il señor della lancia, tale Josè Pineda che ci avrebbe riportato indietro l’indomani, concordiamo dove farci lasciare visto che la lancia scaricava i pochi passeggeri e turisti a diverse fermate, diverse isole…isla Venada, poi è la volta nostra, isla Fernando, lato sud, a poca distanza dall’hotel Celentiname, n° di tel (0506) 386-3618/377-4229, prezzi dai 25 ai 13 dollari…

Noi scenderemo a Isla Fernando appunto,

anche se non per l’hotel Celentiname, ma a casa del fratello di Josè Pineda, da Julio quindi che pare abbia sistemazioni per viaggiatori, con l’intento di ampliare questo progetto…

E così abbiamo fatto, anche se è stato abbastanza sorprendente scoprire che eravamo quasi del tutto abbandonati a noi stessi… l’isola è semi abbandonata, pochissima gente, anzi non c’era nessuno in giro…ha piovuto sempre, i sentieri lungo il bordo dell’isola sull’erba e tra le palme, luce assente…assente significa che se non hai la torcia è meglio che te ne stai a casa… con le candele… e una lampadina minuscola…. a meno che non ci sia la luna piena… figurati se avevamo questa fortuna.,..!!

La casa di Julio ha due “dependance”, chiamiamole così… per non dirti del bagno che era appena staccato in una piccola casina di legno…l’acqua non c’era come nemmeno la luce, Julio ha dovuto rianimare la pompa nel lago… e l’acqua arrivò….
Il costo è stato di 4 $ a testa, 64 cordobas, senza mangiare anche perchè Julio non se l’aspettava, e non aveva preparato la cena per gli ospiti nè la colazione…

Tutto sommato piano piano si deve cercare il giusto spirito, niente incazzature o è finita !!

Per cena “costretti” a cercare di rifocillarsi al vicino hotel Celentiname, a 5 minuti di cammino lungo il sentiero che c’è ma non si vede…
Per fortuna c’è speranza di mettere qualcosa sotto i denti…
Ceniamo in una magnifica veranda che dà sul lago, anche se fuori è buio pesto e si vedono i riflessi dei lampi sul lago… tanti mosquitos e insettini di tutte le dimensioni, comprese rane e rospi…

In giro, ma chi vuoi che passeggi a quest’ora e con questo tempo, non c’è nessuno,
è come essere i soli abitanti di quest’isola..tropicale e verdissima…
Il ritorno è da incubi, perchè la torcia non l’abbiamo, e i cinque minuti di strada diventano una buona mezzora fatta di panico pensando di non trovare più casa nostra nel buio più buio che c’è…anzi, Maurizio una piccola torcia ce l’ha, ma fa una lucina…, beh sì… una torcia quasi scarica però……, mentre quando stiamo imboccando la strada giusta andiamo avanti grazie alla fiammella di un accendino…

L’indomani siamo d’accordo di ripartire..

Il cielo è coperto anche se per ora non piove ancora,
mi spiace aver trovato questo tempo anche se credo di essermi fatto un’idea di quest’isola, di queste isole “lontane” davvero…

27/08/04

Faccio intanto colazione in hotel, si fa per dire, dove caffè e un po’ di frutta sono offerti… Ma al vicino “Lorito” mi rifaccio con buonissime empanadas e carimañolas. Lascio Bocas del Toro anche se perdo la lancia delle 8.00 che puntualissima parte spaccando il secondo !! Mi rimane che aspettare la lancia delle 9.00 con destinazione Almirante. Un poquito di internet per tenere gli amici aggiornati, poi torno al piccolo molo dove pago i 3 $ per il passaggio di 30 minuti fino ad Almirante.

Quando arrivo già vedo alcuni taxi pick up che aspettano. Salgo dietro su uno di questi, per un dollaro mi porta al “terminal” dei bus per David anche se in verità rimango sulla strada a un incrocio che fa da punto di riferimento per le attese dei bus che passano tutti da qui. Appena scendo risalgo su un pulmino, come un taxi collettivo da 12-15 posti, proprio con destinazione finale David, Chiriquì ( 7 $). La nuova strada passa per Chiriquì Grande e poi scavalcherà la cordigliera fino appunto a Chiriquì e poi a David.

30/08/04

Alle 4.30 sono in piedi, esco che è ancora buio, notte… Scendo in via Argentina dirigendomi verso la più trafficata via España dove cercherò di prendere subito un taxi.

Oggi è il giorno in cui mi trasferirò alle Isole San Blas che da tanto tempo sento parlare e che mi hanno fatto decidere di visitare questo paese, Panama.

Quando sono in strada, lo zaino sulle spalle, subito si ferma una macchina. Salgo a bordo di questo taxi, el señor Saldaña, unidad 6, tel 2648569, è molto gentile e mi dice che a quest’ora non è che raccolga tutti …visto che Panama City ormai ha la fama di essere tra le città più pericolose del centro-sud america…

Ma a quest’ora anche i birbanti sono a letto… e così passiamo da barrios “pericolosissimi” a detta del tassista… Il costo del passaggio fino all’aeroporto Albrook è di 2 $.

Alle 5 sono già al check in dove il controllo zaino è molto sommario;

credo che si inizi a sentire un po’ di tanfo della biancheria sporca…non male per scoraggiare le ispezioni…

Quando sono le sei, a voce veniamo chiamati a turno a seconda della destinazione. Chi per El Porvenir, chi per Narganà, Corazòn de Jesus, Carti, Rio Sidra e altri piccoli aeroporti tutti della comarca di San Blas.

Sull’aereo siamo solo in 7 esclusi i due piloti, tutti per El Porvenir. Il piccolo aeroplanino, un Deauville, mi sembra…

Decolliamo alle 6.05 ed è bello vedere Panama City dall’alto all’alba, il Casco Viejo e poi il centro bancario i grattacieli, il causeway, i sobborghi e poi siamo già verso nord… si vede l’oceano Atlantico… mar dei Caraibi…

In 25 minuti è siamo già nel golfo di San Blas, ecco le prime isolette e si percepisce già la trasparenza del mare nonstante un po’ di foschia e nuvole basse…

L’atterraggio è sull’isoletta di El Porvenir,

una piccola isola occupata quasi interamente dall’aeroporto che non è altro che una striscia d’asfalto… ciò che basta per questo tipo di aereo… c’è un po’ di gente che ci attende, gente del posto, indios Kuna che vivono su queste isole che si distribuiscono lungo tutta la costa fin verso la Colombia… e poi anche qualche straniero che aspetta l’aeroplanino…

Mi aspetta la signora Angelica Burgos, figlia di Luis che è il proprietario dell’hotel San Blas e Sahila ( tipo sindaco…) dell’isola di Nalunega isola poco distante da El Porvenir.

Con una lancia a motore, partiamo quindi per Nalunega che è a pochi minuti, superata un’altra piccola isola Wichub Huala.

Le isolette sono molto piccole, quelle abitate con piccole capanne e le barche cayuco di legno, colorate e con piccole vele triangolari, Spesso si vedono le donne che remano.

E’ molto bello e tranquillo, purtroppo il tempo continua ad essere brutto spegnendo i colori che immagino debbano essere fantastici con il sole…

Sull’isola mi “accomodo” in una cabaña con pavimento in sabbia,

una lampadina, letto matrimoniale pulito, due tavolini, una sedia e le pareti chiuse da parei… Costo del soggiorno 35 dollari al giorno compresi i tre pasti principali, e un’uscita giornaliera in lancia alle isole vicine…

Incontro di nuovo una parte del gruppo che già avevo conosciuto in precedenza prima in Nicaragua e poi in Costarica di avventure nel mondo, con capo gruppo Sara.

Resterò con loro per i prossimi 4 giorni…

In una piccola sala si consumano i pasti, la colazione a base di nescafè, thè, panini, marmellata, burro, ananas, arance.

La giornata non è splendida ma partiamo lo stesso per una piccola isola con una meravigliosa spiaggia. Un’isoletta tutta per noi… ( si dovrebbe chiamare isla de los pelicanos…).

La classica isoletta da cartolina, una capanna solamente, palme e un mare da favola celeste ! Alcune donne che hanno esposto i loro lavori, souvenir locali, le immancabili mola, braccialettini, ecc.

Stufi di quest’isola ci facciamo portare su un’isoletta di fronte tutta spoglia e con una sola plametta spelacchiata. Sembra una barzelletta ! Impiego 13 secondi netti per fare il giro !!

Il viaggio di ritorno a casa e con il mare un po’ agitato. Non si può fare a meno di arrivare tutti bagnati….

Ceniamo in modo super abbondante. Con riso e insalata, pesce fritto e numerose code di aragostine be cotte… da bere cerveza venduta dalla signora Angelica…

Visto che la luce durerà fino alle 22 restiamo sulle amache ad aspettare il buio e quando sono le 20 è come se fosse notte fonda…

Sull’isola di Nalunega, l’hotel ha reso gli abitanti meno curiosi

e abbastanza abituati a noi intrusi, stranieri con i dollari. Per questo le donne chiedono spesso “one dollar” per farsi fotografare. E comunque sembrano piuttosto scocciati della nostra presenza nonostante siamo qui con rispetto. E con l’unico proposito di farci gli affari nostri senza disturbare troppo… I bambini sono i soli ad essere sempre sorridenti e molto vivaci, curiosi e divertiti…

Le donne Kuna sono sempre vestite con gli abiti tradizionali, vestiti colorati con sul petto e la schiena i disegni ricamati con diversi pezzi di stoffa chiamati “mola”. Che vendono anche a prezzi molto variabili da un minimo di 5 dollari per i pezzettini più piccoli…

Sulle gambe, braccia perline coloratissime, sulla testa foulard e sul naso un orecchno d’oro, una linea nera sul naso.

07/09/04

Con un bus vado al terminal dove salgo sun un altro bus tutto colorato diretto a Colòn. Colòn ha una cattiva reputazione di città pericolosa ed è per questo che mi fermerò prima all’incrocio di Sabanitas. Dove aspetterò il bus proveniente appunto da Colon e diretto invece a Portobelo.

Il bus (0,90$) praticamente impiega due ore e mezza ad arrivare a Sabanitas. Visto che raccoglie tutti coloro che devono seguire il cammino lungo la strada che taglia in due Panama dal Pacifico all’Atlantico parallelamente al canale. Solo per uscire dalla periferia ci si impiega metà del tempo !

Alle 11 finalmente scendo a Sabanitas, assieme ad altra gente che aspetta il bus per Portobelo. Spero di non restare troppo tempo ad aspettare sulla strada… Ma ecco che arriva il bus (1$) che con un’altra ora e mezza di strada mi porta fino a Portobelo. 33 km lungo il litorale verde verde, palme, capanne, piccole insenature e spiagge abbandonate…

Portobelo è diventata Patrimonio dell’Umanità nel 1980,

le sue “fortalezas” costruite nel 1600 e ricostruite nel 1700 grazie agli spagnoli come postazione difensiva e di controllo; una prima barriera contro gli attacchi dei pirati che giunsero qui ripetutamente. Morgan, Sir Francis Drake morì proprio da queste parti di dissenteria e riposa in pace sul fondo di queste acque…

A Portobelo venivano raccolti e immagazzinati i tesori provenienti dal Sudamerica, principalmente dal Perù. E che giungevano fin qui dopo il cammino de Las Cruces e il Camino Real a dorso di mulo.

E’ interessante la visita della chiesa di San Felipe dove si può vedere il “cristo Negro”. Che ogni anno, il 21 ottobre, richiama migliaia di devoti da tutta Panama e anche da altri paesi dei Caraibi.

La Fortaleza di San Jeronimo e la Fortaleza di Santiago con i cannoni disposti a batteria, sentinelle della bella bahia.

Dall’altro lato della bahia la Fortaleza di San Fernando che si può raggiungere con una lancia. Proprio vicino alla fortezza di Santiago ci sono alcune lanche con cui ci si può far portare alle vicine spiagge di Huerta, Blanca e anche Isla Grande poco più a est…

La Contaduria o custom building, è la dogana, raccoglieva le ricchezze prima di essere caricate sui galeoni diretti in Spagna.

Si può entrare (1$) e ammirare alcune sale e un piccolo museo con spiegazione della storia e delle tradizioni di questa regione. Da ricordare anche le feste locali e i tamburi “Congos”, con balli tradizionali originari dei tempi della schiavitù africana…

Per mangiare provate il restaurante Santiago proprio a lato della fortaleza omonima. Eccellenti i piatti locali a base di frutti di mare e riso con cocco, camarones e pulpo, frijoles e insalata a 6 $, la cerveza costa 1,5 $.

Verso le 14 riparto con un bus diretto a Colòn, ne parte uno ogni mezz’ora e intanto… inizia a piovere tanto per cambiare…!

Quasi un’ora e mezza di fermate continue per tirar su tutti coloro che alzano il braccio così che ormai siamo come in una scatola di sardine !!

Alle 15.30 arriviamo a Sabanitas, qui scendo e aspetto un autobus e qualcosa del genere che mi riporti a Panamà. Sono rassegnato nel sapere che sarà un viaggio infinito. Lungo un’eternità sotto questa pioggia e con tutto il traffico che aumenta via via che ci si avvicina alla capitale…

Arrivo al terminal degli autobus che sono le 18 ! Con un altro bus pubblico vado fino in via España. Anche se i bus in via España nella zona di plaza de la Concordia non passano in direzione nord ma prendono la M. Obarrio o calle 50. Da calle 50 risalgo poi in via España e infine in c. Icaza.

Ceno in un ristorante etnico thailandese in c. Uruguay o c. 48 est, i soliti piatti come noodles, chow mein, riso fritto, wanton, pollo al limone, ecc.

Prezzi medi, per es. sopa de langostinos ( 2,95 $), chow mein di carne ( 4,5 $), cerveza ( 1 $). In calle Uruguay i sono anche altri ristoranti come Athens, El Asador, La Rioja, ecc.

AUTORE: Michele Spiriticchio

www.viaggiareliberi.it

“yourevolution”
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