Patrick Da Zanche in India in bicicletta in solitaria
Patrick Da Zanche, 34enne moglianese, ha intrapreso un’avventura sulle sole 2 ruote della sua bicicletta e in completa solitudine.
La sua meta è l’Asia, o più esattamente, l’idea è raggiungere l’India.
Il suo blog “Just with my legs” racconta bene in dettaglio le sue esperienze, compresa quella che sta affrontando oggi.
L’attrezzatura è composta da pochi oggetti essenziali: tenda, sacco a pelo, materassino, ghirba, fornello multi combustibile, acciarino, risorse energetiche.
Contatto Patrick per farmi raccontare come procede l’avventura.
Ciao Patrick! Come hai avuto l’idea di partire per l’India in bicicletta in solitaria?
Circa quattro anni fa, acquistai una mountain bike con poche centinaia di euro , con l’intento di trascorrere qualche ora rilassante, a tempo perso, percorrendo alcuni sentieri di montagna.
A quei tempi erano sufficienti pochi chilometri in salita per mettermi ko, ma una volta raggiunta la meta, ne trovavo giovamento, per il fisico e per l’anima, mi aiutava ad allontanare i pensieri comuni per lasciar spazio ad altri di nuovi e stimolanti.
Così, in quella stessa estate, mi venne la folle idea di raggiungere alcune mete della Croazia con la bicicletta, coinvolsi il mio amico Andrea, caricammo le bici di bagagli e partimmo.
Quel viaggio fu davvero stupendo, incontrai gente nuova ed ebbi modo di ammirare dei paesaggi stupendi; mi piacque molto, e mi fece capire che sarebbe stato solo l’inizio.
Ne seguirono altri: Treviso-Alghero, in compagnia di Marco e poi una traversata delle Alpi in solitaria dalla Germania all’Italia.
E poi? Hai iniziato a pensare più in grande?
Poi cominciai a consultare qualche sito in rete per cercare di capire cosa è realmente in grado di fare un uomo con una bicicletta, e quando venni a conoscenza dell’esistenza di alcuni personaggi che riuscirono addirittura a percorrere il giro del mondo… beh, per me fu un ulteriore stimolo e decisi di organizzarmi per preparare, con calma, un viaggio ben più impegnativo.
Come mai hai scelto di partire in solitaria per quest’avventura?
La decisione di partire da solo, è stata in parte scelta e in parte indotta, quando ho concepito l’idea, l’intento era proprio quello di affrontare il viaggio in solitaria, per cercare di conoscere meglio le mie risorse e i miei limiti.
Un giorno arrivò da me Marco e mi chiese se fossi stato disposto a condividere l’esperienza con lui, io accettai, ma poi per problemi personali fu costretto purtroppo o ad abbandonare l’idea.
Il viaggio in compagnia, è ovviamente completamente diverso, è senz’altro più divertente e sicuro, ma penso che alle volte, nella vita, sia giusto rischiare e lasciarsi andare, rimanere fermi ad aspettare sempre l’appoggio degli altri, alle volte può mettere a repentaglio la possibilità di realizzare i propri sogni.
Consiglio comunque, quando possibile, di condividere esperienze come questa in compagnia di qualcuno, e che sia soprattutto compatibile.
Ci tengo a precisare che non sono un atleta e che non mi sono preparato un granchè fisicamente.
Qui non si tratta di stabilire dei record, qui si parla di viaggiare e di conoscere, ognuno con i suoi tempi e le proprie capacità.
Un’esperienza come questa è alla portata di chiunque lo desideri veramente.
Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo viaggio in India in bicicletta?
Come avrete forse già letto nel blog, la mia professione è quella di cuoco, un lavoro che mi permette di recepire un buon salario ma che in cambio mi chiede una completa disponibilità: orari decisamente pesanti e gran dispendio di energie.
Il tempo libero è davvero limitato e finivo il più delle volte a buttare via i miei soldi, acquistando chissà che, o al pub, per allontanare lo stress accumulato nella giornata.
Ok ci può anche stare, ma mi sono chiesto: visto che sono costretto a barattare la mia libertà in cambio di denaro, perché non utilizzarlo in una maniera più intelligente?
In poche parole mi sentivo un po’ come il criceto chiuso in gabbia che trascorre il tempo della giornata a far girare la ruota. Viaggiare, ed in particolar modo in questa maniera, mi aiuta a sentirmi vivo, ogni giorno è sempre nuovo, magari faticoso, però redditizio.
Penso che nella vita ci sia un tempo per agire e sfruttare al meglio le proprie energie e un tempo per rilassarsi. Adesso è tempo di agire.
Quali sono i principali ostacoli che hai incontrato durante il tuo viaggio in India?
Per quanto riguarda la fase di realizzazione del progetto, probabilmente il dover abbandonare le basi che garantiscono “sicurezza” come la casa, il lavoro, e la famiglia, in particolar modo quest’ultima, ma poi entrambi abbiamo capito che si trattava di qualcosa di utile per la mia realizzazione e per la mia serenità.
Per quanto riguarda le burocrazie, la garanzia di poter reperire i visti necessari strada facendo, non è certa, il visto Iraniano sono riuscito a ottenerlo in Italia, per quanto riguarda gli altri vedremo, purtroppo hanno una validità di tre mesi dal momento del rilascio, e ovviamente non sarebbe possibile utilizzarli entro tale termine, vista la lentezza degli spostamenti, causa il mezzo.
Nel corso del viaggio finora ho avuto solo qualche problema di ambientazione, c’è una differenza sostanziale tra l’Italia e questi paesi, abitudini e modo di essere, soprattutto al di fuori delle grandi città.
Pensavo che avrei avvertito queste difformità pian piano, in maniera sfumata, invece le ho riscontrate in modo piuttosto netto e deciso.
Comunque, per il momento, ho ripreso in mano le redini della situazione, vedremo come andrà più avanti.
C’è qualche aspetto della tua vita che hai scoperto solamente viaggiando e del quale credi che non potrai più fare a meno in futuro?
Sicuramente la capacità di interagire con gli altri, anche quando sconosciuti, in viaggio diventa un’abitudine un po’ per necessità e un po’ per piacere, penso che lo rimarrà anche al mio rientro.
Inoltre, se già prima mi ritenevo in grado di arrangiarmi, il viaggio incrementa molto questa caratteristica e penso che tornerà utile anche in futuro, nella vita di tutti i giorni, qui sono costretto a farne ricorso in maniera esponenziale.
E poi sembra quasi di riacquistare sensi perduti, è un po’ come tornare bambini, c’è molta più sensibilità nel recepire particolari ed emozioni.
Di Luisa Galati