Da Brescia a Melbourne. Il libro di Francesco Gusmeri, un cicloviaggiatore “estremo”. Francesco Gusmeri, 40 anni, nato a Brescia nel lontano 1971, occhi vispi, modi gentili, geometra. E’ questa la carta d’identità di un uomo che, dopo aver lavorato e risparmiato per cinque lunghi anni, ha mollato tutto, per realizzare un sogno, quello di andare in bici fino in Australia. Questo è anche il tema del suo libro “ Prendo la bici e vado in Australia ” edito a giugno, che racconta la realizzazione di un sogno, alla ricerca della felicità.
Un viaggio di 30.000 km (9 volte il giro d’Italia, tanto per intenderci)
Sembra molto simile ad una vera e propria fuga da una realtà che non gli apparteneva. Sempre alla spasmodica ricerca di benessere e di qualche soldino in più. Cercando di farsi accettare da una società che considera l’omosessuale un diverso. La bicicletta è stata il detonatore, la sua ancora di salvezza, la chiave di Volta.
In cima all’Izoard come nel deserto di Taklimakan, Francesco ha ritrovato se stesso, la felicità, la gioia di vivere.
Sarà il viaggiare in sé e non raggiungere la meta, Melbourne, a dare sollievo a Francesco Gusmeri, giovane cicloviaggiatore in cerca di una serenità che solo la strada potrà regalargli.
Leggendo le pagine del suo libro, simile ad un diario di viaggio, ci imbarcheremo in un’avventura senza eguali. Impareremo a gesticolare per farci capire dagli stranieri, supereremo i 7690 km di strade cinesi, arrivando fino alla giungla tropicale. Tutto questo per mezzo di una bicicletta. Un mezzo che risulterà essere uno strumento di conoscenza.
Il suo viaggio, carico di sorprese e di scoperte, intende mostrare la totale diversità tra il nostro modo di vivere, caratterizzato da sicurezza economica e dalla monotonia di ogni giorno, e il modo di vivere di persone che è possibile definire nomadi per scelta.
Un modo di vivere che abbandona la sicurezza familiare per entrare nella solitudine del viaggiatore in dialogo con se stesso.
Il suo viaggio lo ha portato a Melbourne, in Australia. Dove ha trovato la possibilità di vivere una vita normale, libera da qualsiasi condizionamento. Ma Francesco, ormai giunto alla meta prefissatasi, non ha trovato la felicità che tanto si aspettava. Non ha trovato il coraggio di restare per sempre ed è tornato nella sua Brescia.
In un’intervista, l’autore ha affermato “il momento della partenza non è uno dei migliori. Dopo mesi di preparativi ti rendi conto di non essere pronto per niente. Sono partito sgomento, con un groppone in gola e una strana paura addosso. D’altronde quello è il momento dello strappo.
Anche l’arrivo mi ha giocato un brutto scherzo
Più che aver conquistato qualcosa, avevo la sensazione di averla persa”. Ancora “dopo un viaggio di 30.000 km, possiedo un nuovo equilibrio. Ora, a 40 anni mi ritrovo con un lavoro precario e meno soldi di dieci anni fa. Però sono più felice”. Nonostante la sua decisione di fare ritorno in Italia, Francesco resta un viaggiatore. E come tale, nelle sue vene continua a scorrere il forte desiderio di ripartire, alla scoperta di nuove avventure e di un nuovo se stesso e nulla potrà fargli passare la voglia di andare via. Neanche la fatica di prendere la strada giusta.
Di Nicole Cascione 30/03/2012