TRASFERIRSI A DUBAI CON LA FAMIGLIA
Sara e Nicola hanno mollato tutto per trasferirsi a vivere e lavorare a Dubai: hanno una figlia piccola e una grande voglia di iniziare un’avventura all’estero. Ci raccontano la loro vita nella città dove si incontrano tradizione, energia, ma anche modernità e stile.
“…senza lavoro non hai il visto, perché per averlo hai bisogno di uno sponsor (lavoro). Senza visto non hai la casa, la macchina e dopo un po’ devi uscire dal Paese. Se vieni licenziato hai un mese di tempo per trovare un altro sponsor (lavoro), altrimenti il visto ti viene tolto e torni a casa o come turista, se vuoi. A noi è bastato il lavoro di Nicola però lui deve dimostrare che con il suo lavoro è in grado di mantenere la famiglia…”
Ciao Sara, ti sei trasferita da poco a Dubai con Nicola, il tuo ragazzo e tua figlia.
Quando il tuo compagno ti ha detto che lo avrebbero trasferito per lavoro, come hai reagito?
In realtà lui ha cambiato anche lavoro, ha provato a fare un colloquio quasi per gioco e poi durante le nostre vacanze abbiamo preso la decisione di venire a Dubai, quindi lo abbiamo deciso insieme, volevamo fare un’esperienza all’estero, soprattutto per nostra figlia.
Quale idea avevi della città e come è stato realmente essere lì?
Non mi ero fatta alcuna idea, era troppo difficile farsene una perché Dubai è molto diversa dalla mia realtà. Forse l’unica cosa che mi immaginavo è che fosse un po’ più finita, nel senso che è ancora un cantiere, anche nei punti dove credi sia già tutto costruito giri l’angolo e c’è un cantiere. Inoltre pensavo fosse più evoluta ma per certe cose, anche banali, siamo ancora nel vecchio continente.
Dubai può essere considerato un ponte fra Oriente e Occidente, dove si incontrano tradizione, energia, modernità e stile.
Che cosa colpisce subito uno straniero e cosa rende affascinante la città?
Immagino che sia una metropoli moderna e avveniristica, però situata in mezzo al deserto e affacciata sul mare.
Un panorama così a noi sembra quasi irreale…
A me ha colpito il fatto che appena finisce la città, subito dopo le costruzioni c’è il nulla. Da noi finita la città ci sono i campi coltivati, una continuità di vita, qui no. Su cosa mi affascina è ancora presto perché ho iniziato a vivere da poco la città, fino ad ora siamo stati presi da cose più importanti e ancora non sono riuscita a vederla tutta e a carpirne l’essenza.
Pochi anni fa, nel 2008, Dubai era al collasso.
Ora la crisi è solo un ricordo, o almeno è quello che si sente dire.
So che è da poco che sei lì, non so se ti sei già fatta un’idea, ma è una realtà in grande espansione?
La percezione della ricchezza e del denaro è immediata?
Sul fatto che Dubai sia in espansione non c’è nessun dubbio, ora si stanno allargando verso l’interno, cioè verso il deserto con la costruzione di nuove zone residenziali. Se vai nelle zone vip ti rendi conto di una ricchezza folle, inimmaginabile.
Ma nel resto della città si capisce che tutta questa ricchezza di cui si sente parlare si riduce a piccole zone, anche perché dietro a quella ricchezza, al turismo e alle costruzioni c’è uno storno infinito di filippini (che lavorano soprattutto come tate, ristorazione), pachistani e indiani (costruzioni e manutenzione dei giardini o altri luoghi pubblici), servi di diverse nazionalità e poi ci sono gli espatriati come noi che sì magari hanno un buon stipendio, ma non folle.
Tutte queste persone tranne quelli che con i pulmini vengono presi e portati fuori dalla città. Quindi mi ricordo che appena arrivata mi sono chiesta “ma dov’è tutta questa ricchezza!?”
La vita è molto cara rispetto a Parma, la città da dove vi siete trasferiti?
Puoi darci un’idea del costo della vita per condurre uno stile di vita paragonabile a quello in Italia?
Spesso nei contratti di lavoro sono previsti, oltre allo stipendio, affitto annuale, assicurazione sanitaria per tutta la famiglia, autovettura e scuola per i figli.
Anche voi potete godere di tante agevolazioni?
Noi non abbiamo un contratto del genere abbiamo solo l’assicurazione pagata per tutti. In più Dubai viene ormai considerata una città come Londra, quindi si abbassano i privilegi contrattuali.
Sono molto costosi le case e gli affitti in questo momento, anche perché sono tutti impazziti con una concorrenza a chi offre la casa in affitto al prezzo più alto, solo perché Dubai ha vinto l’Expo 2020. Per esempio sulla Palma sono passati da 115.000 UAE (2.300 euro) a 150.000 (2.900 euro) UAE in un giorno e hanno la tendenza ad aumentare di settimana in settimana.
Quindi puoi immaginare che la ricerca della casa è stata molto difficile. Per quanto riguarda fare la spesa secondo me è anche più economico che in Italia.
Siamo andati allo Zoo ad Al Alin e abbiamo speso 24 euro tra ingresso pranzo e bibite varie, quindi direi molto economico, in Italia avremmo speso 100 euro.
I ristoranti sono cari se vuoi andare in quelli belli e buoni, il take away è abbastanza economico, insomma sul divertimento devi stare attento perché ci sono molte attrattive ed è facile che ti scappi la mano, ma si riesce a fare tante cose anche senza spendere una follia.
Senza visto a Dubai non si compra né si affitta casa e non si lavora: il “visto” è la chiave che consente tanto agli occidentali specializzati quanto alla manodopera asiatica di trovare il proprio posto.
Voi come avete fatto?
È bastato il lavoro di Nicola ad aprirvi le porte?
Per l’esattezza senza lavoro non hai il visto, perché per averlo hai bisogno di uno sponsor (lavoro). Senza visto non hai la casa, la macchina e dopo un po’ devi uscire dal Paese.
Se vieni licenziato hai un mese di tempo per trovare un altro sponsor (lavoro), altrimenti il visto ti viene tolto e torni a casa o come turista, se vuoi.
A noi è bastato il lavoro di Nicola però lui deve dimostrare che con il suo lavoro è in grado di mantenere la famiglia e deve prendere una casa in affitto.
Hai incontrato difficoltà nella vita di tutti i giorni?
No, solo la prima settimana ho avuto un po’ di difficoltà per le distanze che si sono allungate rispetto a una città piccola come Parma, ma per il resto il quartiere dove vivo temporaneamente è fornito di cinque supermercati, dove si trovano gli stessi alimenti che compravo in Italia.
C’è anche la carne di maiale per i non musulmani, ma abbiamo deciso che la mangeremo solo quando torneremo. In più è migliorata la vita per mia figlia perché ci sono molti parchi, il mare, aree per bambini sempre affollate.
Come vive una donna italiana lì? So che le donne del posto sono un perfetto mix di tradizione e modernità.
Studiano, lavorano ricoprendo anche ruoli importanti, fanno shopping, ma sempre con un occhio alle tradizioni e alla cultura, di cui sono molto orgogliose.
Le donne occidentali come sono considerate?
Le donne qui soprattutto quelle con il burqa vivono 100 volte meglio di noi e questo lo percepisci immediatamente.
Hanno mani che non hanno mai visto nemmeno il sapone per i piatti, escono da sole, nei centri commerciali nei bar, spesso hanno le serve dietro che le tengono i bambini o le filippine.
Il burqa per loro è come per noi mettere il cappotto in inverno. Non so perché noi in Italia dobbiamo parlare sempre di cose di cui non conosciamo e metterlo sempre su un piano tragico.
Io mi preoccuperei più di quelle donne mezze nude che non hanno più un briciolo di dignità propria. Porto un esempio: mia nonna aveva sempre in testa il fazzoletto “u maccaturo”, ne aveva uno per ogni occasione e stagione, non se lo toglieva mai.
Per lei era impensabile uscire senza, era un qualcosa di maleducato avere la testa nuda. Che cosa devo pensare? Che mia nonna era una povera donna repressa, dovevo combattere una guerra sociale per farle togliere una cosa che per lei era naturale usare?
Con ciò non voglio dire che per esempio in Yemen le donne stiano bene, ma non di certo perché hanno il burqa, anche in Africa le donne non stanno meglio, ma non per il burqa.
Basta con questa storia!
E ti dirò ci sono vari modelli e qui ne trovi di bellissimi, c’è proprio la sfilata a chi indossa quello più bello.
Quali sono gli aspetti positivi del trasferimento?
Visto che avete una figlia piccola, avere il mare e un clima stupendo quasi tutto l’anno è di sicuro un aspetto positivo…
Sì, però non si può andare al mare da giugno a settembre (quasi ottobre) non perché sia freddo, anzi proprio perché fa molto molto caldo, quindi in quei mesi non si può uscire.
Gli aspetti positivi per Sveva sono: crescere in un contesto internazionale ed essere una multilingue dalla nascita (italiano, inglese, arabo). Mia figlia vive in un posto che per i bimbi è il paradiso tra parchi bellissimi, aree giochi, mare.
C’è anche la neve, anche se artificiale, e si può pattinare sul ghiaccio tutto l’anno, può andare allo zoo e all’acquario (già fatto l’abbonamento annuale a soli 50 euro).
Quando crescerà aumenteranno anche le attività da fare. Per me è un bene così finalmente imparo l’inglese e ho intenzione di lavorare e fare esperienza quindi in un contesto internazionale. Per Nicola è un trampolino di lancio per la sua carriera lavorativa, già avviata da anni.
Dubai è considerata una Little Italy d’Arabia, ho letto che ci sono circa 30mila italiani a Dubai, ne avete già conosciuti?
Devo dire la verità, per ora mi sono relazionata con la moglie di un collega di Nicola, una mia amica e ho iscritto Sveva a un corso di musica per bimbi italiani, per il resto non ho conosciuto connazionali.
Dubai è un luogo che consiglieresti a chi voglia affrontare un’esperienza di lavoro negli Emirati Arabi?
In generale non mi sentirei di consigliare nulla perché prendere questa decisione è molto personale, come dire ti consiglio di sposarti con quella persona.
Ogni volta che chiedo a un italiano che vive all’estero cosa gli manca dell’Italia, mi dicono immancabilmente di sentire la mancanza del cibo, è cosi anche per te?
Beh sì of course, anche se è ancora presto da dire mi manca il cibo sono ancora qui da poco e comunque si trova quasi tutto, se non nei negozi, almeno nei ristoranti.
Però a me piaceva Parma e di sicuro mi mancheranno i giri in centro (qui non esiste il giro in centro) a piedi da sola, o in bici con la Sveva e Nicola per i vicoletti di Parma, il profumo dei tigli in fiore. Sì, queste cose ci mancheranno.
Ti mancano gli amici e la famiglia che hai lasciato in Italia?
Io già vivevo lontana dalla mia famiglia da quando ho 18 anni, quindi ho già superato questa fase. Gli amici diciamo che ultimamente gli amici si facevano un po’ i fatti loro (dopo che è nata la Sveva), ci mancavano già quando eravamo in Italia.
La città è in continua trasformazione: ci sono decine di progetti in via di costruzione che fra qualche anno offriranno ancora più servizi.
C’è gente che vive lì da molti anni e non ha alcuna intenzione di andar via.
La verità: dove vedi il tuo futuro e quello di tua figlia?
Speri di tornare in Italia o di continuare a rimanere all’estero, magari in altri Paesi?
Spero vivamente di rimanere all’estero e di tornare in Italia solo in vecchiaia. Dove non so di sicuro tornare in Europa, però queste cose non si possono prevedere.
Di Simona Cortopassi