Valentina e Matteo hanno rilevato un piccolo hotel sulla spiaggia di Surin a Phuket

Quando i fatti hanno dimostrato alla strana coppia che si poteva fare, hanno tirato le somme della loro vita fino a quel giorno e fatto calcoli sulla soddisfazione personale, professionale e anche economici.
“Tirata la riga… abbiamo scoperto che era meglio cambiare aria… pensandoci bene forse paese, ma perché non continente? In fondo, quando devi saltare nel buio, che ti frega se devi saltare vicino o lontano? Tanto non vedi, è appunto buio! 1,2,3 JUMP…”

Buongiorno ragazzi, presentatevi ai nostri lettori

Siamo Matteo e Valentina, nati a Fano, ridente cittadina della Marche, 29 anni or sono, dove abbiamo vissuto tra viaggi di lavoro fino a 3 mesi fa. Io ero un tecnico informatico e Valentina un ingegnere edile/architetto.
Ci conosciamo dal lontano 1989, prima elementare. Siamo rimasti compagni di classe per i 5 anni successivi e di istituto per i 3 anni delle medie. Alle superiori, liceo scientifico, siamo di nuovo tornati compagni di classe.
Dopo decenni di corteggiamento sono riuscito, in terza superiore, ad ottenere il risultato di uscirci per i successivi 2 anni. Dopo questo periodo, le strade si sono separate per circa 9 anni, ognuno ha percorso la propria strada negli studi, nel lavoro e soprattutto nella vita.
Nove anni senza mai una telefonata… occasionalmente ci si poteva incontrare e di conseguenza era d’obbligo ignorarsi.
Circa 1 anno fa, le coincidenze della vita, la voglia di cambiare qualcosa del presente e (ringrazio Mark Zuckberger) Facebook, hanno fatto si che le strade si incrociassero di nuovo.
Dopo settimane di tira e molla, si è deciso di riprovare a vedere se quello che prima non aveva funzionato, poteva, anni dopo, esperienze di vita dopo… funzionare.
Quando i fatti hanno dimostrato alla strana coppia che si poteva fare, abbiamo tirato le somme della nostra vita fino a quel giorno. Calcoli sulla soddisfazione personale, professionale e perché no, anche economici.
Tirata la riga… abbiamo scoperto che era meglio cambiare aria… pensandoci bene forse paese, ma perché non continente? In fondo, quando devi saltare nel buio, che ti frega se devi saltare vicino o lontano? Tanto non vedi, è appunto buio!
1,2,3 JUMP….

Di dove siete originari e cosa facevate quando eravate in Italia?

Siamo entrambi originari delle Marche: Fano, 65.000 abitanti affacciata sul mare Adriatico, 50 km a sud di Rimini e 50 km a nord di Ancona.
Io facevo il responsabile ICT in una importante compagnia armatoriale. Seguivo l’infrastruttura informatica degli uffici e delle petroliere e questo mi ha portato, nei 9 anni che ho passato facendo questo lavoro, a girare il mondo, ho visitato tutti i continenti ad eccezione del polo sud e aimè, quando torni a casa, tutto ti sembra stretto, la tua città, quello che offre e vuoi tornare a vedere il mondo e cosa puoi fare in questo enorme parco giochi.
Valentina è un ingegnere edile/architetto, laureata al Politecnico delle Marche. Terminati gli studi, dopo varie esperienze lavorative, nel settore e non, ha provato a fare il mestiere che aveva scelto. Mesi di stage, contratti senza senso e senza futuro (solo la scadenza era certa), l’hanno portata a riflettere sulla possibilità di fare qualcosa di diverso, di più appagante.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

La voglia di vedere cosa si poteva fare di diverso rispetto a quello che al tempo era il presente, è arrivata tirando le somme delle situazione sentimentali e professionali passate e presenti. Ad onor del vero, praticamente 34,8 secondi dopo aver deciso di riprovare la nostra storia.
Lasciare l’Italia è stata una conseguenza, il nostro paese non ha molto da offrire in questo periodo storico. Le tante storie che leggo online, anche qui su MolloTutto, confermano la difficoltà di vivere nel Bel Paese.

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

Io si, ho trascorso periodo superiori al mese all’estero per lavoro, specialmente in Asia: Cina e Corea del Sud, durante i quali ho avuto modo di conoscere questo affascinante continente. Poi l’America e tanta tanta Europa.
Valentina, no, non aveva mai trascorso un periodo fuori dall’Italia, se non per vacanze brevi.

Perché proprio a Surin – Phuket?

Nel guardare cosa offriva il mondo del lavoro, abbiamo visto che l’Italia non era terreno fertile per nuove iniziative imprenditoriali. Non volevamo tornare a fare i “dipendenti” con stipendio fisso e orario da cartellino, troppo facile, lo sanno fare tutti. L’Europa poteva essere un approdo interessante, se nonché la crisi economica/sociale/politica aveva ormai infettato tutte le stelle gialle della bandiera blu.
Allora dove? Abbiamo provato a vedere cosa offriva il sud America, meta del passato, dei nostri nonni, che tutto sommato a qualcuno ha portato fortuna. Ma nella ricerca, non è scattata la scintilla, Brasile, Argentina non hanno soddisfatto i minimum criteria del progetto cambio vita.
Allora è tornata l’idea Asia, questo continente che dall’Italia è visto come un posto remoto, lontano, così lontano che mia nonna quando ero in Cina mi chiedeva se mangiavano, quasi una meta aliena…
Phuket? Perché il viaggio di vacanza alla ricerca dell’idea perduta è partito dalla Thailandia.
Thai significa LIBERO, Thailand = terra del libero. L’unico stato dell’Asia centrale a non aver mai subito una dominazione, una colonizzazione, uno stato di persone con una storia passata importante, con radici nel passato.
Abbiamo iniziato da Bangkok, bellissima e caotica città. Bangkok ti rapisce è il motto, ed è vero, quando ci vai e la vivi, ci lasci qualcosa e ti lascia qualcosa di indelebile nei ricordi.
Poi Phuket, meta turistica per eccellenza della Thailandia. Patong, terreno fertile per gli italiani, una seconda casa. Albergatori, ristoratori, consulenti immobiliari, truffatori… tutto quello che c’è in Italia, senza i politici, una figata!
Abbiamo trascorso una settimana a visitare guest house e attività, cercando qualcosa che poteva essere non solo un business, ma una scelta di vita, un progetto da portare avanti negli anni. Qualcosa che poteva con il tempo diventare una nostra creatura.
Patong era un enorme parco giochi, non offriva un prodotto che ritenevamo “futuribile” e quindi abbiamo ripiegato si altri lidi, spiaggiando a Surin. 20 minuti di motorino da Patong e 25 da Phuket Town.
Una spiaggia per famiglie, un posto tranquillo, veramente tranquillo. Qui il progetto poteva attecchire. Qui era fertile il terreno per far fiorire l’idea. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato ad annaffiare con il nostro lavoro il seme della nuova esperienza, sperando che diventi, domani, il tempo ci vuole sempre, una pianta solida, capace di resistere alle intemperie e che frutti felicità.

Come avete affrontato e risolto il problema del visto permanente?

Per risolvere i problemi legati ai permessi di lavoro e ai visti per entrare nel regno per un business, ci siamo affidati a due consulenti italiani che hanno l’ufficio a Patong e ci hanno davvero aiutato ad arrivare al risultato nei tempi previsti.
Abbiamo richiesto un visto NON IMMIGRANT B in Italia, al consolato di Venezia, quando però la nostra Company era già stata fondata qui in Thailandia. Con il visto abbiamo richiesto i permessi di lavoro, abbiamo assunto il nostro personale Thai, e seguito le regole imposte dalla legge Thai.
Potranno dirvi che pagando sotto banco si ottiene tutto, vero, ma si ottiene anche facendo le cose in regola.

In che cosa consiste la vostra attività?

Abbiamo affittato un building che precedentemente era già hotel.
La company creata per avere i permessi di lavoro, ha richiesto le licenze che ora ci permettono di avere 28 camere, un ristorante da 70 coperti e un bar.
Noi ci prendiamo cura di tutto, dal personale alla manutenzione, alle forniture per il ristorante. Il personale Thai, nota dolente, quando viene a lavorare ci aiuta nella gestione.

Oltre a questo per cosa altro si distingue la vostra attività?

In una cosa la nostra attività si distingue dagli hotel qui accanto e da molti hotel dell’isola. Noi cerchiamo di mantenere l’ambiente familiare, di accontentare il cliente e di farlo sentire il più possibile non lontano dalle sue abitudini.

Quali differenze sostanziali riscontrate a livello lavorativo rispetto all’Italia?

Possiamo partire con l’imposizione fiscale, che dal 68 e spicci % dell’Italia, qui è 37,5 % massimo. Possiamo continuare con la semplicità che hai nell’assumere personale, nel pagarlo e nell’offrirgli il welfare (sanità e pensione), anche la semplicità di cambiarlo se non è all’altezza e se non rispetta lo standard di qualità che vuoi fornire al cliente.
La corruzione è forse l’unica cosa che è molto simile all’Italia. Cambiano i prezzi, che qui sono molto più ragionevoli.
Possiamo operare come ristorante e come hotel, rispettando alcune semplici norme, senza avere una marea di documenti da sottoporre a enti quali ASL, vigili del fuoco, questura etc.
Dobbiamo altresì rispettare le loro regole, le loro festività che vietano la vendita di certi tipi di bevande.


Com’è avvenuta la vostra integrazione in una realtà locale così differente da quella italiana?

A dir la verità, la cosa più complessa è la lingua. Le persone Thai non sono diffidenti, offrono da subito la loro disponibilità soprattutto se mostri la tua volontà a lavorare, vivere con loro, secondo le regole comuni.
Il primo impatto è difficile, non capisci cosa vendono nei negozi, dove cercare quello che ti serve, ma in qualche settimana ti ambienti e scopri che girando, alla fine ne sai a volte più di loro.
Una ragazza veramente smart che abbiamo conosciuto, ha detto queste parole: Asia people, simple life. È vero, cercano una vita semplice, non articolata e alla costante ricerca di un miraggio di felicità e soddisfazione come fa l’uomo occidentale. Felicità che spesso non trova.

L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

Cosa mi manca? Non si risponde ad una domanda con una domanda, ma a volte me lo chiedo. Abbiamo lasciato in Italia affetti importanti, famiglia e qualcosa in più. Molte amicizie, oddio, molte conoscenze e qualche amicizia.
I nostri cani. Se mi domandassi: pensi di tornare? Quando? Ti risponderei che non abbiamo alcuna intenzione di tornare, speriamo che vengano a trovarci alla prima favorevole occasione.


Vivere a Surin – Phuket sotto quali aspetti è meglio che in Italia ? E sotto quali aspetti è peggio?

Inglesizzando ti direi: first of all… Il clima!!! 28 gradi, 365 giorni all’anno. Mi sono pentito di aver portato le scarpe. Ho portato anche i calzetti!!! Non credo di ricordare la sensazione di avere i piedi dentro a qualcosa di diverso dall’infradito. Lana? Questa sconosciuta… Qualche volta una felpa, se torni tardi in motorino. Pantaloni sotto al ginocchio? Esistono?

Peggio, le formiche e le zanzare. Insettini minuscoli che possono davvero farti impazzire. Non puoi lasciare un qualsiasi cibo aperto o in giro che arrivano e fanno chilometri di strada per rubartelo. Le altre volanti fastidiose bestiole… devi tenerti il ventilatore vicino, così che non riescano a cibarsi delle tue caviglie, meta preferita.

Capitolo cibo. Qui trovi ogni tipo di prodotto occidentale, il loro menù offre una miriade di pollo cotto in modo diverso e pesce, tanto pesce a costi ridicoli. Mi manca ogni tanto il gelato con la panna della mia gelateria preferita di Fano. E si qualche bicchiere di vino bianco, che qui trovi, ma a cifre non economiche per via dei dazi.

Alcuni materiali che utilizziamo per la manutenzione, gli attrezzi, si sono infinitamente peggio di quelli italiani! Quasi tutto usa e getta e viva la ruggine. Vero è che un seghetto alternativo costa 6 €. Un trapano 10 €. E un martello 3 €.

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme?

Una cosa semplice, non cercate il business del secolo, non cercate di fare qualcosa che non c’è, c’è tutto, cercate di venire qui con l’obiettivo di vivere una vita serena, senza fretta. Cercate una attività che vi dia la massima soddisfazione, qualunque sia e cercate di farla meglio possibile, premiando l’efficienza e la garanzia del risultato. Molti sono disposti a pagare qualcosa in più, purché il risultato sia buono e nei tempi previsti. Qui il tempo ha un valore molto molto diverso dall’Italia.

Che tipo di lavoro/attività/investimento è conveniente praticare per un italiano a Phuket?

Diciamo che per la maggiore va la ristorazione, seguita dal settore alberghiero. Poi noi lavoriamo con panetterie, gelatai e fornitori italiani.
Ci vorrebbero lavanderie industriali serie. Ci vorrebbe qualcuno che avesse la forza di unire noi italiani che lavoriamo qui, cercando di creare un gruppo di persone che si aiutano per aumentare il livello qualitativo del prodotto, livello che porta ad un conseguente aumento del business.

Pensi che ci siano molti italiani che vivono a Phuket?

Ce ne sono moltissimi. Puoi quasi lavorare con solo fornitori italiani. Ne conosciamo tanti, e tanti sappiamo che vivono qui da anni.
Consiglieresti Phuket come meta per espatriare o più per una vacanza?
Consiglierei Phuket per le vacanze in primo luogo. Magari un mese, o comunque il tempo massimo possibile delle ferie, per vedere come si vive, cosa offre, cosa poter fare, informarsi e vedere se scatta la scintilla.
Poi le opportunità di business non mancano, per quanto in crisi, l’Euro è una moneta forte che permette di poter fare investimenti alla portata di diversi tipi di tasche. Trovare lavoro è più complesso, il lavoro dovete portarlo nel bagaglio dall’Italia.
La Thailandia sembra lontana, ma i voli costano la metà del sud America, molti paese limitrofi offrono paesaggi e mare incontaminato come qui a Phuket.
Ricordate di passare a trovarci, abbiamo caffè italiano, un vero espresso. www.surinsweethotel.com.

Per informazioni info@surinsweethotel.com

Matteo & Valentina

Di Massimo Dallaglio 20/09/2012

 

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