Denise, da poliziotta ad insegnante di italiano ad Istanbul

Denise, ex poliziotta, nel ’90 è stata mandata in missione a Istanbul ed ora ci vive insegnando italiano con successo. E’ ricercatissima!

In quale città d’Italia vivevi prima di trasferirti a Istanbul e quando hai deciso di farlo definitivamente?

Sono nata e cresciuta a Bari, nella mia bella Puglia. La mia é una storia decisamente “originale”: sono nata nel 1967 da una coppia mista (quando in Italia erano rarità) mamma italiana e papà turco. Sono cresciuta, quindi, con due visioni della vita e due culture; nell’89 mentre studiavo veterinaria, ho fatto un concorso in Polizia e l’ho vinto. Sono stata poliziotta della criminalpol di Ancona per sette anni, durante i quali mio malgrado ho abbandonato gli studi. Nel ’90 sono stata mandata in missione a Istanbul per l’apertura del primo ufficio visti (sino ad allora non c’era visto per i turchi). Galeotta fu la missione !Nel ’94 mi sono sposata con un turco e facendo un ritorno alle origini, mi sono trasferita a Istanbul. Dopo un anno di aspettativa nel ’96 mi sono congedata dalla PS e ho cominciato a dare lezioni d’italiano per passare il tempo. Visto che mi riusciva bene ho cominciato a farlo per professione e mi sono rimessa a studiare laureandomi in lingua e cultura italiana. Ormai insegno da 13 anni e sono (scusa ma me ne vanto) ricercatissima!

Ci eri già stata prima?

Da bambina ci andavo ogni estate a trovare i parenti e per me Istanbul era un mito, perciò non mi é stato difficile accettare subito e venirci a vivere.

Come sei stato accolta?

Dico subito che l’accoglienza é stata fantastica: i turchi sono estremamente ospitali, con gli stranieri e si fanno letteralmente in quattro! Se poi si viene a sapere che sono “mezzosangue” ancora di più!

Ti è risultato difficile vivere in una realtà così diversa dalla nostra?

Istanbul é una megalopoli, conta 15 milioni di abitanti, il traffico e la folla sono all’ordine, ma nel suo caos, nella sua confusione ci sono dei ritmi e delle regole che noi nemmeno immaginiamo. È una città organizzata e pulita come dubito se ne trovino in Europa. Offre possibilità d’inserimento alle categorie piu’ disparate. Insomma, abituarsi a questa realtà, soprattutto per chi viene dal sud Italia, non é affatto difficile.

Qual è stato il motivo che ti ha spinto a prendere questa radicale decisione?

La motivazione principale era per questioni di cuore, ma non ci ho pensato un secondo a dire di si, perché si trattava di Istanbul . Quando si é innamorati si fanno le cose piu’ impensabili! Ero innamorata doppiamente: di mio marito e di Istanbul ! Facile no?Accettare di vivere in una città come questa non é difficile! Quando ho deciso di mollare tutto logicamente molte persone si sono meravigliate che io potessi “buttare” un lavoro “sicuro”, ma l’ho fatto serenamente, senza guardarmi indietro. Oggi spesso dico a mio fratello (che dieci anni fa mi ha seguita e anche lui fa il mio stesso mestiere) “mi sa che noi ce ne siamo andati in tempo”!

Hai avuto paura a lasciare tutto alle tue spalle per ricominciare una nuova vita in una realtà diversa?

Certo! Lasciare il certo per l’incerto mette sempre un po’ d’ansia. Ma io ho un carattere combattivo, sono curiosa, mi metto in gioco sempre e mi é andata bene!

Come hanno reagito i tuoi familiari davanti a tale scelta?

Mia madre inizialmente non l’ha presa per niente bene. Mio padre non si é pronunciato, ovviamente era contento perché avevo scelto di sposare un connazionale, ma credo che per qualunque genitore non sia piacevole staccarsi dai figli, poi però se ne fanno una ragione.

Da quanto tempo vivi a Istanbul e che attività svolgi?

Sono un’insegnante di lingua italiana. Impartisco lezioni agli adulti ma anche ai ragazzi dei due licei italiani che si trovano in città. Ormai sono qui da 17 anni… mamma come vola il tempo!

Quali erano le tue aspirazioni e i tuoi progetti al momento del trasferimento?

Non avevo idee su quello che avrei fatto. Sapevo solo che, per carattere, non avrei fatto la casalinga, non faceva per me! Ho cominciato quasi per scherzo a dare qualche lezione, poi ho visto che non solo mi piaceva, ma ci sapevo fare. E allora ho ripreso i libri e mi sono rimessa a studiare. Ho preso una laurea online, facendo gli esami presso l’Istituto di cultura. Inoltre sono in continua evoluzione, mi informo, ricerco e presto farò un master.

Sei riuscita a realizzare ciò che desideravi?

Non pensavo mai che avrei fatto l’insegnante e invece oggi mi sento una persona pienamente realizzata. Sono amata e rispettata da tutti. Qui l’insegnante é considerato ancora fonte di sapere e rispetto.

Qualche volta desideri tornare in Italia?

Ogni tanto mi faccio un viaggetto, vado dai miei (che sono ancora a Bari) o faccio la turista. Ma non mi sfiora mai il pensiero di ritornare. Dopo una decina di giorni mi manca la mia Istanbul! Mentre dell’Italia mi manca ben poco. Qui ho davvero tutto. In casa parlo solo italiano. Perfino i miei 10 gatti e il labrador parlano italiano! La tv é quasi sempre sui canali italiani. In cucina sono un’ottima cuoca e preparo quello che voglio, dalle lasagne alla focaccia! Forse a volte mi manca un po’ l’ironia italiana. Noi siamo capaci di ridere di tutto e di tutti, invece i turchi hanno dei limiti in questo senso. Sono più seriosi e ogni tanto alle mie battute rido da sola.

Rifaresti le stesse scelte fatte in passato?

Assolutamente!

Quali sono gli aspetti di Istanbul che cambieresti?

Istanbul sta facendo dei passi enormi, li vivo sulla mia pelle ogni giorno. Dal lontano 1990, quando venni in missione, ad oggi é cambiata in modo esponenziale. Ricordo che quando venivo mi riempivo la valigia di prodotti e necessità che qui non trovavo. Oggi non esagero se dico che é quasi il contrario. Certo molte cose sono in relazione alla cultura del Paese, Paese che vai usanza che trovi. Ci si adegua. Ma io non cambierei nulla, sta facendo tutto da sola. Non per niente nel 2010 é stata la città della cultura in Europa.

Ti interessi ancora delle vicende italiane?

Sono aggiornatissima…purtroppo!

Per coloro che arrivano a Istanbul dall’Italia, è facile iniziare una nuova vita?

La volontà e l’impegno premiano sempre e Istanbul sa premiare chi se lo merita! Il primo passo da fare é imparare il turco o almeno quanto basta per sopravvivere. Il resto viene da sè. Per me è stato diverso poiché il mio orecchio era già abituato al turco. Sentivo mio padre e quando si veniva dai parenti bene o male comunicavo con loro. Nel corso degli anni non mi é stato difficile impararlo bene senza andare a scuola. Mio fratello che invece era sempre stato in Italia, non parlava una sola parola di turco quando é venuto qui. Oggi non ha problemi.

La situazione economica e lavorativa della Turchia è molto lontana da quella italiana?

No, non é molto lontana. Ma qui c’é qualcosa che all’Italia manca: i giovani! Basta entrare in una banca per avere un’idea dell’età media degli impiegati. Non ce n’é uno sopra i 40 anni! È un popolo giovane. E come tale da loro più possibilità. Non voglio dire che sia tutto rose e fiori. Ma i candidati sanno che dovranno farsi le ossa e accettano anche orari e condizioni molto dure per la carriera.

Culturalmente e politicamente la Turchia è molto diversa dall’Italia?

La cultura turca (e non araba ci tengo a dirlo in quanto vi é molta confusione in merito: i turchi NON sono arabi) discende da quella ottomana, nonché dalle popolazioni del centro Asia (per intenderci sono i discendenti di Gengis Han) Si tende molto a mantenere le tradizioni, cosa che nel Belpaese va sempre piu’ scemando. Questo permette nonostante la modernità e la globalizzazione dilagante, di mantenere abitudini classiche che si tramandano anche alla gioventù. La politica vive un momento alquanto critico, in quanto parte della popolazione non vede di buon occhio il governo di Erdogan, in quanto ritiene che egli voglia far lentamente scendere la Turchia verso un governo filo islamico. Ma l’altra parte della popolazione ritiene invece che il lavoro di questo governo stia dando magnifici frutti e le ideologie del primo ministro lasciano il tempo che trovano. Tant’é che si é riconfermato.

Consiglieresti ai giovani italiani di “mollare tutto“ per trasferirsi in un altro Paese?

Molti dei miei studenti sognano l’Italia, sognano di andare all’estero. Io dico loro: andate, ma poi tornate qui, perché questo Paese ha bisogno di voi. La stessa cosa la direi ai giovani italiani se vedessi un futuro per loro. D’ altronde andando via impoveriscono ancora di più le potenzialità del loro Paese. Allora dico ai giovani italiani: uscite dal guscio finché siete giovani. Fate nuove esperienze, conoscete altre realtà e poi decidete cosa é meglio per voi. Il mondo é grande.

 

Di Nicole Cascione 29/09/2011

 

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