Nel 1996 sono stato in viaggio di nozze a Zanzibar, in Tanzania. Non credevo al mal d’Africa, ora ci credo!

Sono stato al Ventaclub Karibu sulla costa orientale dell’isola. La mia vacanza è durata 14 giorni e pur essendo in un villaggio organizzato, ho conosciuto molte persone “particolari”. Queste persone hanno fatto si che la mia vacanza fosse più “vera” e meno “organizzata”. Ho conosciuto un ragazzo che abita nel villaggio indigeno confinante con il Ventaclub. Questo ragazzo di nome Tumbo ha lasciato un segno indelebile nella memoria mia e di mia moglie; si guadagna da vivere accompagnando i turisti in giro per l’isola con un pullmino a 7 posti di sua proprietà. Con lui siamo andati (per conto nostro, non con l’organizzazione del villaggio turistico) in giro a visitare i posti più belli dell’isola: la fantastica spiaggia di Nungwi nell’estremo nord dell’isola, il giardino delle spezie, la foresta di jozani, con le scimmiette che scendono dagli alberi per prendere il cibo dalle nostre mani, un rettilarium molto primitivo con dei serpenti anche molto velenosi che si possono prendere in mano (ovviamente non quelli velenosi), la citta di Zanzibzar, chiamata anche “Stone Town” (città di pietra) per le tipiche costruzioni in muratura (diverse dai vari villaggi indigeni), centro politico e culturale dell’isola con una moltitudine di negozietti che vendono un pò di tutto, souvenir, vestiti, i caratteristici Batik, ma soprattutto spezie, spezie, spezie; pepe, noce moscata, chiodi di garofano, ecc. di cui profuma l’aria dappertutto.

Ma il bello di questo giro turistico è che non era organizzato, ma ce lo siamo organizzato noi e TUMBO con suo fratello al volante (non mi soffermo a commentare lo stile di guida, vi lascio immaginare). Ah, li si guida a sinistra come in Gran Bretagna.

A Stone Town abbiamo visitato le prigioni degli schiavi, la chiesa principale, (ci sono anche molti cattolici), la casa natale di FREDDY MERCURY del Queen, e dei negozi non per turisti conosciuti da Tumbo dove ci siamo divertiti a conoscere i proprietari e a trattare i prezzi della merce che volevamo comprare. Al ritorno da un di questi giri Tumbo, la nostra guida improvvisata, ci invitò a visitare la sua casa nel villaggio indigeno. Lì conoscemmo il “sindaco” del villaggio e la famiglia di Tumbo: la moglie e due figli piccoli; ci spiegò che voleva imparare bene l’italiano (infatti aveva un registratore con delle cassette di lezioni di italiano), che non voleva avere molti figli come i suoi compaesani, e che aveva insegnato a sua moglie a prendere la pillola (ricordiamoci che siamo in Africa). Quel ragazzo ci è rimasto nel cuore, se qualcuno l’ha conosciuto, o lo conoscerà, vorrei avere sue notizie.

Anche nel villaggio turistico abbiamo conosciuto un personaggio molto particolare: un istruttore di sub che lavorava al diving del Ventaclub, si chiama VINCENT ed è un cubano molto misterioso. Con lui abbiamo passato delle serate indimenticabili seduti al bar sulla spiaggia ad ascoltare le sue avventure, chissà se erano tutte storie inventate o se erano verità, certo che erano storie che sembravano uscite da racconti di marinai o di pirati d’altri tempi; storie di squali, di vita cubana di suo padre rivoluzionario ucciso dai soldati di Fidel, di lui che getta il passaporto cubano oltre il cancello dell’ambasciata Cubana in Italia, eccetera. Con Vincent ho trascorso una delle serate più indimenticabilissssssssime della mia vita. Siamo andati in un piccolo locale a circa un km. dal villaggio camminando sulla spiaggia bianca con la bassa marea e la luna piena, c’era un’atmosfera irreale, fantastica.

Il “ristorante”, se così si poteva chiamare, era di proprietà di un indigeno amico di Vincent. I due erano diventati amici perchè, come ci ha raccontato Vincent, (chissà se era vero o no, ma a noi non interessava, ci bastava ascoltare) durante un’immersione in una specie di grotta sotto il promontorio del locale, aveva trovato una fonte di acqua dolce ed aveva installato una pompa per portarla fino alla cucina. Il “ristorante” era situato su un promontorio che si affacciava sul mare, con una terrazzetta fantastica; il panorama era incredibile, le lampade a petrolio, il rumore delle onde contro la barriera corallina in lontananza, aragoste freschissime a volontà e Vincent che ci raccontava le sue storie irreali. In quell’ ambiente c’eravamo solo noi. Eravamo un gruppetto di 10 amici ed abbiamo trascorso una serata unica. Con Vincent, un giorno sono andato a visitare la laguna dell’isola di Mnemba per fare snorkeling, mentre lui faceva l’esame ad alcuni allievi sub. Avete presente i depliant delle maldive? Idem.

L’isola è circolare, avrà un diametro di due-trecento metri, ed è sede di un esclusivissimo villaggio turistico da un milione al giorno; infatti non si può sbarcare ma solo circumnavigarla. E’ stata la vacanza più bella che abbia mai trascorso, 14 giorni da sogno in un ambiente ancora agli inizi del turismo. Spero che in questi 4 anni non si sia troppo “turistizzato” ma ho paura che sia successo. L’ultima cosa a cui ho avuto la fortuna di assistere, è stato il tramonto africano visto in volo dall’aereo, nel ritorno in Italia. Ciò non ha certo contribuito ad alleviare il mio “mal d’Africa”.

Gabriele

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