ALESSIO, INGEGNERE INFORMATICO, SI E’ TRASFERITO A VIVERE A BOSTON
Alessio, ingegnere informatico di Roma, si è trasferito a vivere a Boston negli Stati Uniti, dove lavora come Senior Sales Engineer in un’azienda…
“La vera grande differenza sostanziale che ho riscontrato a livello lavorativo sta nel diverso approccio al lavoro. Innanzitutto, gli Stati Uniti sono, ahimè da fiero italiano, molto meritocratici e aperti di mente, cosa che non si può dire allo stesso modo in Italia. E il mio non è un semplice luogo comune, ma un’opinione basata su fatti. In America non conta se hai 25 anni, se sei blu, verde, se non segui certi standard sociali o culturali a patto che tu sia BRAVO in quello che fai e quello che ti viene chiesto di fare. Gli Stati Uniti sono il Paese dei risultati. PUNTO!”
Ciao Alessio, raccontaci un po’ di te… come ti chiami, di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?
Ciao, mi chiamo Alessio, sono nato e cresciuto a Roma fino a quando 23 anni. Sono rimasto in Italia fino alla fine della mia laurea triennale. Ho studiato Ingegneria Informatica all’università di Roma Tre di Roma.
Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?
Ho sempre saputo dentro di me che prima o poi avrei voluto fare un’esperienza più o meno lunga all’estero, per conoscere cose nuove, fare nuove esperienze, che, vivendo sempre e solo in Italia, non avrei potuto fare. La transizione da pura voglia a senso di necessità è arrivato man mano che iniziavo a considerare una possibile carriera.
Sei partito da solo o con la famiglia e partner?
All’epoca, a Settembre 2011, quando mi sono trasferito a Londra, sono partito con la mia fidanzata, anche lei italiana di Roma, appena laureata in Scienze della Comunicazione.
Perché hai scelto proprio gli Stati Uniti e in quale località vivi?
Ho sempre avuto una passione per gli Stati Uniti, e sapevo che prima o poi avrei provato a vivere negli States, anche solo per poter confermare se quello era ciò che realmente volevo. Sbarcare negli States è stato un processo lungo e indiretto, che mi ha visto passare per Londra in Inghilterra, dove ho vissuto 2 anni e mezzo e dove ho sia studiato che lavorato. A gennaio 2014 mi sono poi trasferito per lavoro a Boston dove tuttora vivo da circa un anno e mezzo.
Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?
Come accennato precedentemente, ho vissuto per 2 anni e mezzo a Londra prima di trasferirmi negli Stati Uniti.
In che cosa consiste la tua attività?
Attualmente sono Senior Sales Engineer in un’azienda chiamata HubSpot. In parole povere quello di cui mi occupo consiste nell’aiutare il reparto commerciale a vendere grazie alla mia esperienza tecnica del prodotto e grazie alla mia conoscenza a 360 gradi di questo tipo di campo tecnologico. L’azienda di per sé offre una piattaforma software per digital marketing.
Quali differenze sostanziali hai avuto modo di riscontrare a livello lavorativo e di stile di vita rispetto all’Italia?
La vera grande differenza sostanziale che ho riscontrato a livello lavorativo sta nel diverso approccio al lavoro. Innanzitutto, gli Stati Uniti sono, ahimè da fiero italiano, molto meritocratici e aperti di mente, cosa che non si può dire allo stesso modo in Italia. E il mio non è un semplice luogo comune, ma un’opinione basata su fatti. In America non conta se hai 25 anni, se sei blu, verde, se non segui certi standard sociali o culturali a patto che tu sia BRAVO in quello che fai e quello che ti viene chiesto di fare. Gli Stati Uniti sono il Paese dei risultati. PUNTO! Se non produci sei fuori, ma se produci e fai produrre l’azienda sono disposti a ricoprirti di oro nel vero senso del termine. Questo ovviamente è una lama a doppio taglio, dato che rende l’ambiente lavorativo spesso molto competitivo e molto intenso, ma in questo modo riescono ad ottenere risultati impossibili, a creare aziende iniziate in un garage ed innovare in molti campi. Decisamente questo non è un posto per persone a cui piace lamentarsi… perché mentre tu ti ritrovi a lamentarti del tuo lavoro, c’è qualcuno pronto a prenderselo al tuo posto con gran forza.
Per quanto riguarda lo stile di vita, per alcuni aspetti la vita Americana è molto simile a quella italiana, se non altro nel mio caso. Mentre in Inghilterra non mi sono mai sentito in grado di potermi divertire e vivere in un modo simile al mio stile di vita italiano, da quando mi sono trasferito a Boston, tante piccole cose mi hanno riavvicinato a quella che un tempo era la mia vita in Italia.
Cos’altro hai notato della società Statunitense?Per riassumerlo in breve e in modo divertente… la società Statunitense appare quasi esattamente come ci appare nei centinai di film americani che vediamo ogni giorno. Pensiamo tutti che quei film non rispecchino la realtà, ma in realtà lo fanno abbastanza accuratamente nel senso che danno un’immagine abbastanza accurata di quella che può essere la vita in Texas con cappelli e stivali da cowboy (che tutti portano REALMENTE) o della vita in un piccolo paesino dello Utah con persone bigotte e socialmente molto chiuse.
La cosa che più mi colpisce ogni giorno, soprattutto nell’ambiente che frequento io tra amicizie in palestra e colleghi di lavoro è il senso di stabilità e sicurezza economica e lavorativa che persone dai 25 anni in su hanno intorno a me e che anche io qui percepisco di avere. La gran parte di persone con una buona base educativa o con esperienza lavorativa abbastanza specializzata in un settore può realmente trovare un lavoro che gli permetta di vivere, mettere da parte una parte dello stipendio e pensare ad un futuro che possa essere costruire una famiglia o investire in un immobile.
La parte peggiore però degli Stati Uniti è da sempre e tuttora rimane L’IMMIGRAZIONE. E la follia è che un Americano medio, a meno che non abbia vissuto l’immigrazione Americana tramite conoscenti, parenti, amici o partner, non ha idea di quanto atroce sia e pensa davvero che l’America sia ancora il Paese che accetta tutti a braccia aperte. L’immigrazione in questo Paese è così estrema e spesso ingiusta da essere uno dei maggior motivi, se non il maggiore motivo per cui gli Italiani (e non solo) non ce la fanno a rimanere.
Come è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?
Devo ammettere che essere passato per l’Inghilterra ha aiutato molto questo processo di integrazione, dato che il vero grande problema e trauma l’ho vissuto nel mio spostamento da Italia ad Inghilterra. In quel caso sono passato dal vivere a casa con i miei a vivere da solo con la mia fidanzata, dovendo pensare ad affitto, bollette, gestione della casa in un Paese che non fosse il mio in una lingua diversa dalla mia che non conoscevo così bene da sentirmi a mio agio.
Anche a livello sociale la differenza è stata tanta. Tutto questo ha estremamente semplificato il mio spostamento a Boston, in cui da subito ho percepito come un miglioramento il passaggio da British English ad American English. Inoltre l’esperienza su cosa fare per affittare una casa e vivere già era stata acquisita e sebbene questo fosse un Paese diverso, non è stato così traumatico. Anche le persone intorno a me qui si sono subito dimostrate molto più aperte e socievoli di quelle incontrate a Londra, quindi l’integrazione nella realtà sociale è stata pressoché immediata e indolore.
Vivere a Boston sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?
Innanzitutto c’è da dire che Boston è una città bellissima e nonostante sia considerata una delle città americane più popolate e grandi degli Stati Uniti è comunque non così grande. È sicuramente meglio dell’Italia nelle infrastrutture, nella gestione della città, nella uso della polizia (basti pensare che in molte zone di Boston, compresa la mia, alcune persone lasciano la porta di casa non chiusa a chiave ed è abbastanza comune trovare macchine lussuose parcheggiate per strada senza problemi). Inoltre è sicuramente la città Americana più europea di tutte, in quanto è possibile girare solo con i trasporti pubblici abbastanza facilmente, ma allo stesso tempo non è così caotica da non poter avere ed usare una macchina (cosa non vera invece per città come New York o Londra). In quali aspetti sia peggio? Sicuramente ovunque ci si possa trasferire, nessun posto avrà il cibo e la cucina che l’Italia offre.
Consideri l’Italia un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca quando sei via?
L’Italia sarà sempre “casa” per me e nessun posto potrà mai eguagliare o battere l’Italia. Quando penso all’Italia a volte ho nostalgia, e quando magari torno per un paio di settimane e ho l’occasione di spendere del tempo con la mia famiglia e con i miei amici, dopo è sempre molto difficile partire, però purtroppo questo è tutto quello che l’Italia è per me ora: un posto, anzi IL posto dove ho le mie radici, le mie fondamenta affettive e dove spero un giorno di poter tornare.
Allo stesso tempo però, ogni volta che torno in Italia anche solo per qualche giorno, percepisco sempre di più l’immenso abisso sociale che c’è a livello di stile di vita tra un Paese come l’America e uno come l’Italia e la cosa mi lascia sempre tanta tristezza. Tristezza che è data dal non riuscire a capire come mai un Paese meraviglioso come l’Italia, con persone così uniche come gli Italiani, popolo AMATO ed ADORATO nel resto del mondo per la propria integrità ed etica, non riesca a dare il meglio come potrebbe. Penso davvero che l’Italia possa essere la prima potenza mondiale per molte cose se solo noi Italiani lo volessimo veramente. E dentro di me, nel profondo del mio cuore spero che un giorno questo sarà possibile, e che io potrò dare al mio Paese la fiducia e il duro lavoro che sto dando agli Stati Uniti.
Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme?
Di provare. Nessuno mai sarà in grado di darvi una vera risposta alla domanda “ma potrei farcela all’estero?” o “ma sarà quello che veramente voglio?” Di sicuro vivere all’estero non è per tutti, come vivere in Italia essendo infelici della propria vita non è per tutti.
Il mio consiglio di cuore è quello di pianificare bene ogni passo, poiché se c’è una cosa in cui l’America è veramente brava, è quella di non dare molte seconde opportunità, e il campo dell’immigrazione ne porta l’esempio. Negli Stati Uniti, a differenza di molti Paesi europei si sopravvive solo se si hanno le idee chiare e se si viene preparati almeno a livello di informazioni da sapere.
Che tipo di lavoro, attività o investimento pensi sia conveniente praticare per un italiano a Boston?
Qui a Boston ci sono ottime possibilità per Italiani nel campo medico, medico-tecnologico e biomedico. Boston è anche molto famosa per l’IT e le grandi aziende di software. Ovviamente ovunque si vada negli Stati Uniti, c’è sempre la possibilità di immettersi nel mercato della ristorazione come italiano, soprattutto se si è disposti a fare tutto il necessario per portare la “vera” cucina italiana all’estero.
Pensi che ci siano molti italiani che vivono a Boston, li frequenti?
La comunità italiana a Boston è sicuramente abbastanza grande e ben ramificata, ma personalmente finora non ho avuto molto coinvolgimento in tale comunità e in totale conosco un paio di Italiani che frequento sporadicamente. Forse in futuro cercherò di avvicinarmi di più alla comunità di professionisti e studenti italiani presenti a Boston.
A che profilo di persone consiglieresti Boston come meta per espatriare (studenti, famiglie, pensionati, investitori, etc)?
Sicuramente il mio primo consiglio va agli studenti, dato il gran numero di università qui a Boston. Molte famiglie emigrano qui per motivi di lavoro di uno dei componenti della famiglia e penso che sia un gran posto da considerare di più per investitori, i quali di solito sono attirati di più da città come New York.
Di Massimo Dallaglio
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