Annamaria si è trasferita a vivere e lavorare a Zanzibar, in un piccolo hotel a gestione italiana
Annamaria Pozzobon si è trasferita a vivere a Zanzibar (Tanzania) dove lavora come manager in un piccolo hotel a gestione italiana. Un’insoddisfazione di fondo, dovuta al lavoro che non la gratificava più – oltre all’amore per i viaggi e al desiderio di conoscere paesi e culture diverse – l’ha spinta a cambiare vita all’estero.
Mi chiamo Pozzobon Annamaria
Sono originaria della provincia di Treviso, anche se ho vissuto per molti anni in Toscana.
Ho il Diploma di maturità Classica ed una laurea breve in Tecnico di Logopedia.
Da circa 5 anni vivo stabilmente a Zanzibar, precisamente sulla costa est, dove lavoro come Manager in un piccolo resort a gestione italiana.
Precedentemente avevo lavorato sempre a Zanzibar in maniera non continuativa per conto di un Tour Operator italiano.
Mi son trasferita a Zanzibar per vari motivi:
Per amore di un uomo e dell’isola, del suo clima, del mare, per il desiderio di vivere una vita semplice a contatto con la natura.
L’uomo in questione l’ho pure sposato, ma poco dopo il matrimonio si e’ trasferito all’estero per motivi di lavoro. Io non l’ho seguito e così la nostra avventura matrimoniale si e’ conclusa con un divorzio.
Tornando a noi da circa 10 anni lavoro nel turismo, mentre prima ho lavorato più che altro come educatrice di portatori di handicap e per un periodo pure come cameriera.
Quello attuale e’ stato davvero un cambio radicale di vita. Per arrivarci son passata attraverso varie esperienze lavorative, alle Maldive ed in Kenia principalmente.
Cosa mi ha spinto a cambiare vita?
Una insoddisfazione di fondo, dovuta al lavoro che non mi gratificava più, unita all’amore per i viaggi, al desiderio di conoscere paesi e culture diverse, per uscire dal provincialismo tipico dell’Italia. Oltretutto non avendo un compagno o una famiglia provavo un gran senso di solitudine che i vari impegni non riuscivano a riempire. Ma questo vuoto rappresentava anche una gran libertà, nel senso che non avevo nessun legame così forte da impedirmi di realizzare i miei sogni. L’unico ostacolo era semmai la paura di non farcela, visto anche il fatto che non ero poi così giovane: all’epoca avevo già 40 anni.
Avevo poi tutti o quasi contro: la famiglia ed alcuni amici non facevano che ripetermi che ero troppo vecchia, che non ce l’avrei mai fatta ,che i sogni sono per gli stupidi o la gente che ha soldi. Ma sognare non costa nulla, o no?
Così, nonostante i tanti pareri contrari, sono partita e da lì e’ iniziata la mia nuova vita, non certo priva di ostacoli o difficoltà.
Attualmente lavoro come manager in un piccolo hotel a gestione italiana.
Il lavoro impegna buona parte della mia giornata,perché occupando un posto di responsabilità ed avendo parecchio personale da gestire, e’ richiesta la mia presenza costante. Inoltre occuparsi del buon andamento dell’hotel vuol dire anche seguire gli ospiti e preoccuparsi del loro benessere. E’ come gestire una grande famiglia.
La parte che amo maggiormente del mio lavoro e’ proprio il contatto con persone di paesi diversi, dai cui racconti mi sento senz’altro arricchita. Poi sono una persona che ama organizzare e gestire (da brava Vergine) quindi penso che questo aspetto lavorativo mi riesca abbastanza bene. D’altro canto avrei voglia anche di cose nuove, di cimentarmi in qualcosa di diverso. Questo e’ legato anche alla mia situazione sentimentale, nel senso che ora questa non mi lega più a quest’isola.
Sono in una fase di ripensamento
L’isola e’ molto bella, ma mancano gli aspetti più culturali, nel senso che non esiste un cinema o comunque una vita culturale che ti consenta di coltivarti degli hobbies al di fuori del lavoro. Ecco, in questo senso mi sento un po’ penalizzata.
L’Italia mi manca sotto questo aspetto: la sua arte, la cultura, il gusto del bello, la cucina. Mentre per altri aspetti non ne sento assolutamente la mancanza. In questi tempi di crisi non mi sembra il caso di tornarci stabilmente.
Quanto a Zanzibar, come ho detto a tante persone che intendono trasferirsi qui, il mio consiglio e’ di venirci in ferie e valutare
Anche se durante le vacanze le spiagge coralline, il mare e le bellezze dall’isola la fanno da padrona. Vivere qui è un’altra cosa, richiede spirito di adattamento. Accettazione di una cultura completamente diversa dalla propria. Disagi ai quali non si e’ abituati, per cose che da noi son scontate e qui non lo sono.
La luce che manca spesso, e di conseguenza la mancanza di acqua; l’assistenza sanitaria molto carente, gli iter burocratici lunghi, la corruzione.
Quello che ho notato e’ che molte persone, soprattutto donne, tornano esaltate da una vacanza in questi posti. Son convinta di aver trovato il paradiso in terra, spesso l’amore. Ma tornare vuol dire spesso scontrarsi con una realtà molto diversa. Un trasferimento qui, soprattutto senza un lavoro, spesso porta con se amarezza e delusione. Non dico ciò per scoraggiare, ma perché e’ bene pianificare un tantino il proprio eventuale trasferimento, e non improvvisare.
Capire che c’e’, comunque sia, un prezzo da pagare e metterlo sul piatto della bilancia.
Personalmente il trasferimento non e’ stato molto difficile, avendo io un lavoro ed un compagno.
Mi trovo più in difficoltà ora, perché le battaglie che tutti i giorni devo combattere alla lunga mi hanno un po’ stancata. Ma forse la vita e così dappertutto, ed ovunque c’e’ un prezzo da pagare.
Non so dove sarò tra 20 anni
Spero di essere una vecchina che ha raggiunto un suo equilibrio e che può vivere con poco. Magari in un monastero sull’Himalaya! La vicinanza con la morte ti fa avvicinare a Dio!
Quanto alle moderne tecnologie che consentono di stare in contatto con il resto del mondo,per fortuna ci sono! Skype, facebook e quant’altro per me sono degli utili strumenti che mi consentono di stare vicina alle persone che amo. Come in tutte le cose, molto dipende dall’uso che se ne fa.
Cosa mi piace del paese in cui vivo?
La perenne estate, il fatto che si possa vivere a contatto con la natura e che si eliminino tante cose inutili. Ti accorgi che nella civiltà dei consumi non fai altro che spendere per colmare dei vuoti. Qui si sta attenti a non sprecare l’acqua visto che la gente del luogo quasi sempre non ce l’ha e deve attingerla ai pozzi. Il conoscere poi una cultura completamente diversa dalla propria lo considero un privilegio ed un arricchimento personale.
La gente qui in linea di massima e’ molto povera e quindi conosce parole come solidarietà ed aiuto reciproco.
Se uno ha un lavoro ha l’obbligo di aiutare gli altri membri della famiglia. A volte anche parenti lontani o vicini di casa. Questo alle volte può essere molto faticoso, perché e’ lasciato poco spazio all’individualità e per aiutare gli altri spesso chi può di più arriva a penalizzare se stesso. Diciamo che mentre la nostra e’ una cultura più individualista, questa e’ una cultura maggiormente basata sulla collettività. Come tutte le culture dei paesi poveri.
Qui la gente non ha problemi ad aprirti le porte di casa
Mentre noi (parlo anche per me), facciamo molta più fatica.
C’e’ una tendenza ad aspettarsi aiuto dall’alto ed ad accettare con rassegnazione tutto ciò che arriva, come un volere divino contro il quale ben poco si può fare: fatalismo si chiama. Qui tutti dicono Inshallah,sia fatta la volontà di Dio, dal quale tutto dipende.
A parer mio ciò porta ad una accettazione passiva che rende tante situazioni immutabili o difficili da cambiare.
Le donne poi, soprattutto nelle campagne, godono di poca autonomia e son obbligate a massacrarsi di lavoro per sostenere le numerose famiglie.
Anche noi in occidente ci massacriamo di lavoro, ma per sostenere i ritmi forsennati che la società ci impone.
Forse un giusto mezzo tra i loro ritmi ed i nostri non guasterebbe.
Nei rapporti uomo donna, parlo per esperienza personale, alla lunga la comprensione e’ difficile. E’ difficile il dialogo, l’essere assertive e propositive.
Spesso per gli uomini e’ inutile discutere o cercare di avere un dialogo costruttivo. Inoltre non amano sentirsi invasi e l’idea di dover in qualche modo rendere conto alla loro compagna di quello che fanno. La loro vita e’ affar loro e non si devono chiedere troppe spiegazioni.
Si deve pure fare i conti con la poligamia, che anche se non praticata, di fondo e’ condivisa e accettata. Per giustificare il fatto di avere più di una donna.
Come donna di altra cultura e cristiana,tra virgolette,penso di non essere mai stata accettata del tutto dalla famiglia di mio marito, ma lo stesso vale per la mia famiglia nei suoi confronti. I pregiudizi son duri a morire dappertutto.
Posso dire che da tutta questa esperienza mi sento comunque sia molto arricchita.
L’aver vissuto in Africa, terra forte, ricca di contrasti, mi ha senza dubbio segnata, nel bene e nel male.
Ho conosciuto la diversità e cercato in qualche modo di accettarla, ho apprezzato la lentezza, ho imparato a rallentare i miei ritmi forsennati e ad amare un uomo molto diverso da me.
Ho capito che i luoghi sono importanti ma molto dipende dalle esperienze vissute e da quello che ci portiamo dentro; che la felicità non e’ legata ad un luogo ma si trova quando tanti aspetti della nostra vita sono in equilibrio. Quando c’e bilanciamento tra i nostri sogni e la realtà in cui viviamo.
Il paradiso non esiste, ma sta a noi fare di ogni luogo il nostro Eden personale.
Comunque sia gli anni passati qui, le emozioni vissute, i ricordi dei momenti belli e brutti mi faranno sempre compagnia. Considero ciò la mia ricchezza e la mia eredità, di cui nessuno potrà mai privarmi.
Di Maria Valentina Patanè 26/04/2013