Giovanni Saracino, un topografo italiano si trasferisce a vivere in Sud Africa a Johannesburg
Giovanni Saracino è un ragazzone di 26 anni, cresciuto ad Avetrana, un paesino della Puglia con tutti i limiti di chiusura e le virtù di cordialità che caratterizzano da noi i piccoli centri.
Quando nel 2004 ha deciso di andare via, si è trasferito a Reggio Emilia, dove organizzavano un corso gratuito per specializzazione in topografia.
Da Reggio Emilia a Milano e di lì nel 2008 si è trasferito a vivere a Johannesburg, nel Sud Africa, topografo della C.M.C. Ravenna, una cooperativa che realizza infrastrutture. Ha curato i lavori di ristrutturazione degli stadi in Sud Africa in occasione dei Mondiali di calcio scorsi.
Come è la tua vita in Sud Africa?
Gran parte del tempo la trascorro lavorando, essendo uno dei responsabili non ho praticamente orari. Potrei dire che dalle 7 del mattino lavoro all’incirca undici ore, ma il resto della giornata lo passo a divertirmi.
Quale accoglienza hai trovato?
Un’accoglienza ottima: i sudafricani hanno l’immagine dell’uomo europeo come un eroe, giunto a portare benessere e ricchezza ed in parte è vero. La mia cooperativa si impegna ad assumere un tot di lavoratori locali e di colore. Tramite alcune agenzie del lavoro che, di fatto, si occupano poi anche di licenziarli. La paga media di un operaio è di 1500 rand, 150 euro circa. Che corrisponde allo stipendio di un operaio in Italia. Johannesburg è tristemente nota per l’alto tasso di criminalità e per l’Aparthied. Ma il razzismo non si rivolge mai contro di noi. Si verifica solo tra i boeri, gli africani bianchi discendenti dei colonizzatori europei, e gli africani neri. È una cosa rara trovare una coppia mista: nonostante le lotte l’Aparthied è ancora una realtà.
Come è il Sud Africa?
È un paese diviso tra una minoranza che possiede enormi ricchezze. Usufruisce dei migliori servizi ospedalieri pagando una costosa assicurazione e delle migliori scuole. La stragrande maggioranza della popolazione che abita gli squattered camp in condizioni igieniche più che precarie, paga l’acqua a peso d’oro. Fa anche dodici figli perché spera che possano risollevarli un giorno dalla povertà.
Quest’estate si è creata un’insolita unione tra ricchi e poveri, neri e bianchi grazie ai Mondiali. È un paese allegro, pieno di cultura e giovani provenienti da tutto il mondo, essendo Johannesburg una città universitaria. Si mangia la pap, una farina di mais che sostituisce il nostro grano, e si bevono Castlebeer, Hansa e l’amaruca, un liquore locale. Anche la gente che non ha soldi, a questo non rinuncia! E poi… è estate per otto mesi all’anno!
Dove vivi esattamente?
Vivo a Bedfordview, un paese che dista dieci minuti dall’aeroporto di Johannesburg, in un appartamento assegnato dalla stessa ditta.
Pensi di tornare in Italia?
Per finire la costruzione della N12, l’autostrada Gillooly’s Interchange che collega Johannesburg a Pretoria, occorrerà ancora un anno. Ed è previsto un progetto che impegnerà la mia ditta in Sud Africa per almeno altri cinque anni. Spero possano raggiungermi i miei familiari, almeno per una vacanza. Anche se il viaggio è lungo (venti ore!) e prevede gli scali a Roma e Francoforte. Faccio ormai fatica a restare in Italia. Il tenore di vita è totalmente diverso. In Sud Africa sono più che benestante col mio stipendio, ho anche una donna di servizio! Non so se resterò per sempre in Sud Africa. Ho voglia di conoscere il mondo e le sue mille culture, anche tramite il mio lavoro.
Di Silvia Coco 09/01/2011