Andrea Campanella ha mollato tutto per girare l’Europa in bicicletta raccogliendo fondi per una piccola Onlus che si occupa di scavare pozzi nell’Africa dell’est
Andrea Campanella è un ragazzo del trentino che superati i 35 anni ha deciso di lasciare il suo posto fisso come tecnico. Ha barattato la sua dimora per una bicicletta con cui ora sta girando l’Europa. Raccogliendo fondi per una “piccola” Onlus che si occupa di scavare pozzi nell’Africa dell’est. Io l’ho contattato per capire che cosa lo ha spinto a mollare tutto e ad imbattersi in questa meritevole impresa.
Mi spieghi brevemente in che cosa consiste la tua missione? Perchè hai deciso di girare l’Europa in bicicletta?
PazzodaViaggiare e’ un azione singola di promozione sociale.
Un viaggio in solitaria attraverso l’Europa e l’Africa del nord, la bici sarà per un anno il mio mezzo di trasporto, la mia casa ed il mio “lavoro”. Un anno dove concentrare e trasformare l’energia, la mia e quella che incontrerò e trasformarla in pozzi d’acqua per offrire da bere a chi ha sete.
Un auto terapia per scrollarmi di dosso una patologia psichica.
Un tentativo di unire e realizzare i mie sogni nel cassetto in un unica azione.
So che hai stabilito una specie di record personale per quante volte ti sei licenziato dalla stessa impresa. È sempre stata la stessa motivazione a spingerti a fare questo gesto?
O ogni volta avevi un buon motivo diverso per lasciare un posto di lavoro fisso?
L’esigenza di soddisfare la mia aspirazione, concretizzare la mia posizione nelle molteplici scene sociali, mi ha portato negli anni a sperimentare diverse tipologie di impiego alla ricerca del lavoro giusto, cercando quello che mi completasse.
Per ben sei volte la mia ricerca mi ha portato ad abbandonare il lavoro di tecnico, che per vari motivi, in primis la sicurezza delle relazioni interpersonali mi ha riportato all’ovile.
Questo nomadismo occupazionale soddisfa la mia sete d’apprendere ma ahimè non ha calmato la mia sete di progressione, lasciandomi sempre l’armadio pieno ed il cassetto chiuso.
Cos’è che ti ha definitivamente spinto a mollare tutto e a partire per girare l’Europa in bicicletta?
La necessità
Tua moglie e i tuoi amici come l’hanno presa? Non hanno provato a fermarti?
Come sempre accade in queste situazioni gli amici più stretti ed i famigliari, le persone che più sono in simbiosi con la mia persona hanno cercato di dissuadermi elencando i rischi e mettendo in discussione le mie capacità. Al contrario ho ricevuto elogi ed incitazione dal resto dei conoscenti e dalle persone che occasionalmente incontravo.
Dalla mia scelta d’intraprendere questo progetto/missione/cura alla data della mia partenza, l’undici maggio 2011, e’ passato un anno in cui ho impegnato il mio tempo allo sviluppo dello stesso cercando di coinvolgere più persone possibili e man mano che la mia visione si concretizzava è andata diminuendo “l’ostilità” ed è aumentata la comprensione degli altri insieme alla mia convinzione. Per quello che riguarda il mio rapporto con Manuela, mia moglie, voglio dire solo questo: PicoPico ti amo!
Sono rimasto molto colpito da un’affermazione trovata sul tuo blog. Confessavi che il raccontare il tuo viaggio su un blog per te è una specie di scusante. Per dare una spiegazione ai tuoi conoscenti. Per non fare la figura di quello che si sveglia una mattina e lascia tutto quello che si è costruito. Senza una ragione precisa. Confermi questa tesi?
Credi che questo sia veramente necessario perché una cosa bella come quella che stai facendo venga accettata dagli altri?
Il post in questione fa parte di uno scambio di mail con Giuseppe D.L. , un ragazzo classe 75 che dal 2003 gira il modo senza soldi, partito così da un giorno all’altro zaino sulla schiena.
Ora dopo 8 anni è ancora li fuori con il mondo alle spalle. La mia riflessione in quella mia prima mail di contatto con Giuseppe è stata diretta e spontanea dettata dalle parole che avevo letto nel suo blog e dalla sofferenza personale che accomuna sia la mia che la sua scelta.
Ora all’epoca di questo contatto ero ancora intento ad incastrare tutti i tasselli per dar vita al progetto, reduce da una fase depressiva intensa che mi aveva portato vicino a mollare tutto compreso me stesso. In quel periodo di rifondazione e di risalita è maturata la mia ferma convinzione che non volevo lasciare nulla alle spalle a che dovevo trasportare dall’altra parte del torrente capra e cavoli.
Le risposte alle tue domande dopo questo preambolo sono:
Nel mio caso è stata necessaria, non so se per i miei parenti lo sia, ma sicuramente per me stesso si e pure per lo psichiatra!
Dal momento in cui hai deciso di partire per girare l’Europa in bicicletta sono cambiate tante cose?
Il viaggio sta procedendo come lo avevi programmato? O di fatto ti sei imbattuto in un’avventura ben differente da quella pianificata?
Sicuramente i miei polpacci sono più grandi!
Proseguendo il mio viaggio per girare l’Europa in bicicletta di fatto mi sono reso conto che pianificare uccide l’avventura e spesso quello che la strada ti offre è sempre meglio e sicuramente differente da quello che si possa programmare.
Di certo da quando sono partito ho percorso più di 6000 km ed in Kenya a Chala ne fanno molta meno per l’acqua.
Quali sono i principali ostacoli che hai incontrato durante il tuo percorso?
Sicuramente le pause sono le più difficili, non c’è pioggia, freddo o maestrale che tenga. Le grandi città, specialmente per chi viaggia come me con pochi se non senza soldi in tasca sono complesse ma in cambio mi hanno regalato l’ospitalità di persone che non hanno nulla ma che lo condividono il bene ed il male della loro situazione.
Qual’è la cosa che più ti manca della tua vita quotidiana prima della partenza?
Questa risposta mi creerà certamente qualche grattacapo al mio ritorno,
Nulla!
E invece c’è qualche aspetto della tua vita che hai scoperto solamente viaggiando e del quale credi che non potrai più fare a meno in futuro?
L’attività fisica intensiva!
Il far parte di “qualcuno” che fa qualcosa.
Consiglieresti ad un amico di intraprendere il tuo stesso cammino? Nel senso di lasciare tutto passati i 35 anni e rimettersi completamente in gioco. Liberandosi dalle catene di una vita sedentaria e riscoprendo i veri piaceri della vita?
Lo farei anche con un nemico.
Hai incontrato tanti italiani durante il tuo tragitto? Pensi che sia una scelta abbastanza comune nel nostro paese? Quella di ricercare qualcosa di più appagante al di fuori dei confini nazionali?
Molti, spesso la casualità mi ha portato ad essere ospitato da italiani residenti ed integrati fuori dal confine.
Ne ho trovati altri in procinto di rientrare dopo anni di vita all’estero, alcuni che stavano per lasciare la loro residenza per un altro stato se non continente.
Difficile dire se la scelta d’abbandonare l’Italia sia dovuta alla necessità o dalla ricerca ma sicuramente sul detto paese che vai italiano che trovi non ci sono dubbi.
C’è qualche episodio che ti ha colpito particolarmente durante il tuo tragitto? Che ha segnato il resto del tuo viaggio?
Non è un fatto in particolare. Ma, incrociando le dita perché duri veramente, posso dire la fortuna di aver provato l’ospitalità, la comprensione. E la fiducia delle persone che ho incontrato.
Chi volesse supportare Andrea nella sua impresa può consultare il blog PazzoDaViaggiare. Dove si possono trovare le diverse modalità per aiutarlo. O può effettuare direttamente una donazione alla ICIO Onlus www.musioka.it di Maurizio de Romedis. Che si occupa della costruzione dei pozzi in Africa.
Di Giacomo Savonitto 22/11/2011