Mollare tutto per trasferirsi a vivere in Belgio

Stefania Macchioni, una ragazza modenese a Bruxelles

All’aeroporto Stefania aspetta un volo per l’Italia. Il lavoro la riporta spesso in patria ma poi tornerà subito a Bruxelles perché ora è lì la sua casa, la sua vita.
Trentunenne, aspetto mediterraneo, occhi neri e profondi, Stefania Macchioni è una modenese doc, come i tortellini e l’aceto balsamico, ma da tre anni vive e lavora nella città crocevia di tutta l’Europa. “Dopo la Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche in molti mi dicevano che era un atterraggio scontato – racconta – ma io effettivamente non ci avevo mai pensato. E invece eccomi a girare corridoi e sale di Parlamento europeo e Commissione europea e ad imparare giorno dopo giorno come funziona questa grande macchina burocratica”.

Da Modena a Bruxelles, quali scelte ti hanno portato a questo cambiamento di vita?

Finire la mia formazione: questa è l’esigenza che inizialmente mi ha spinto a scegliere Bruxelles. Circa tre anni fa mi sono trasferita per seguire un master poi, però, un pizzico di fortuna mi ha consentito di fare di Bruxelles la città in cui ho deciso di stabilirmi.
Ho ricevuto un’offerta per rimanere nella capitale della lobbying europea e ho iniziato a lavorare per un ufficio di collegamento Italia – Bruxelles che si occupa di questioni inerenti al volontariato. In Italia avevo già lavorato in questo ambito, dopo avere finito l’Università e avere fatto il Servizio Volontario Europeo in Croazia. Esperienze interessanti che mi hanno fatto crescere e migliorare la mia professionalità ma, ad un certo momento, le prospettive lavorative non erano più molto rosee. Mancavano i finanziamenti e faticavo per portare avanti i progetti in cui credevo. Avevo bisogno di aria nuova e di cercare nuovi sbocchi. Ho rischiato. Non sapevo cosa sarei andata a fare ma credevo nelle mie capacità e avevo con me tanta voglia di mettermi di nuovo in gioco e di tentare. Mi è andata bene!

Descrivi la tua giornata “tipo” a Modena e quella a Bruxelles.

Mollare tutto per trasferirsi a vivere in BelgioNon sono così diverse le giornate. Sia a Modena che a Bruxelles sono riuscita a godere delle opportunità che le città mettono a disposizione. A parte il lavoro, il tempo libero è sempre stato importante. Devo ammettere, però, che a Modena, spesso il lavoro mi ha preso molto più tempo. A Bruxelles, invece, nonostante non appartenga al nutrito gruppo di funzionari e impiegati a cui alle 17.30/18 cade la penna, diciamo che riesco ad uscire dall’ufficio qualche ora prima di andare a dormire. Anche perché se a Bruxelles vuoi avere la possibilità di vedere un film al cinema, andare ad un concerto o fare qualsiasi attività devi essere libero già verso le 19. Al nord tutto inizia presto….e finisce anche presto!

A cosa stai lavorando?

Appena ho iniziato a lavorare a Bruxelles, l’ufficio si è imbarcato nella campagna per occuparsi dell’Anno Europeo del Volontariato, è da tre anni che seguiamo questo dossier e ora, finalmente, siamo a pochi mesi dal suo inizio. Da gennaio 2011 prenderanno il via iniziative, eventi in Italia e nel resto d’Europa, tutto per celebrare l’impegno quotidiano dei volontari e per sollecitare le autorità locali, nazionali ed europee, a creare condizioni che facilitino il volontariato e che ne riconoscano il valore aggiunto per la società intera.
È stata una sfida arrivare fin qui e sono molto felice di potere aver preso parte a questo processo quasi fin dal suo inizio. Il volontariato non è solo un argomento di lavoro per me, è una cosa in cui credo.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato nel tuo trasferimento?

Il trasferimento è stato piuttosto semplice. Ho avuto la fortuna di trovare una coinquilina italiana, che poi è diventata la mia più cara amica a Bruxelles, che mi ha aiutato molto. Poi, certo, ingranare con la città, le sue abitudini, la sua cultura, è sempre una scoperta e una sfida. A Bruxelles la maggior parte delle persone sono nella mia stessa situazione. Siamo tutti “expats” – espatriati. O almeno, la maggior parte di quelli che, dato il mio lavoro in ambiente internazionale, mi trovo ad incontrare e conoscere. Tutti abbiamo affrontato gli stessi problemi e, con il passaparola, gli inconvenienti diventano di più facile e veloce soluzione.

Bruxelles viene spesso descritta come una città vivace, cosmopolita, crocevia di tutta l’Europa,condividi questo punto di vista?

Mollare tutto per trasferirsi a vivere in Belgio

Sì, lo condivido appieno. Qui è un vortice di persone, che provengono da ogni angolo del globo, e di occasioni. Spesso nascono solo conoscenze, ma anche pochi attimi di conversazione con persone con esperienze e background diversi può fare aprire porte di mondi altri. E poi le occasioni. Tante. Serate organizzate da gruppi provenienti da paesi diversi. Locali africani, portoghesi, italiani, spagnoli, begli. Film, festival, concerti che rispecchiano i gusti variegati della città.…insomma, diciamo che si fa fatica a non farsi travolgere!!!

Cosa ti manca della tua città natale e cosa invece non ti manca per nulla?

Della mia città mi manca innanzitutto la mia famiglia, non potere stare ore a parlare con mia madre, partecipare delle vicende famigliari e non potere vedere mio fratello crescere. Queste sono cose che so che rimpiangerò.
Non è facile invece trovare quello che non mi manca per niente. Io a Modena stavo bene. diciamo che è più il “sistema Italia” che ogni tanto mi fa dire che è meglio che me ne stia via per un altro po’. Noi siamo bravi a lamentarci, ma poi ci rassegniamo allo stato delle cose e ci arrangiamo meglio che possiamo. Questo sta facendo paralizzare il paese. ed è l’immobilismo italiano che non mi manca.
Ah, dimenticavo. Un’altra cosa che mi manca di Modena è il cielo azzurro! Nonostante spesso ci sia lo stesso grigio che c’è qui a Bruxelles, a volte capita che un cielo senza una nuvola ti accompagni tutto il giorno. Anche a dicembre. Questo a Bruxelles proprio manca. C’è sempre una nuvoletta in agguato….

Dove vedi il tuo futuro?

Per ora rimango a Bruxelles. Ho ancora tanto da imparare. E qui sento che ne avrò la possibilità. Mi piacerebbe entrare a lavorare per le istituzioni europee e ho anche tanta voglia di crearmi una famiglia. Però, non avrei voglia di passare tutta la mia vita qui. L’Italia comunque mi manca e so che alla lunga la vita vorticosa e instabile di Bruxelles mi arriverà a stancare. Tornerò in Italia, però, solo quando saprò che potrò avere una situazione migliore. Se tornassi ora mi aspetterebbero precariato e condizioni economiche difficili.

Cosa ha significato per te “mollare tutto”?

Non mi sento di avere mollato tutto, i miei legami ci sono ancora con Modena. Mi sento di avere soltanto messo un po’ in stand-by quella realtà. Andare via ha significato rendere un po’ più saltuari gli incontri con amici e famigliari. Ma gli amici veri sono rimasti e con la famiglia si cerca di esserci il più possibile.

Quali consigli daresti a chi vuole lasciare l’Italia?

Lasciare l’Italia, il nostro paese, la nostra cultura, le nostre abitudini non è una cosa semplice e potrebbe non essere la soluzione a tutti i nostri problemi. Potrebbe non essere immediato trovare un ambiente accogliente e una situazione lavorativa come vorremmo. Dobbiamo comunque impegnarci. Chi esce dal proprio paese per trovare una situazione migliore è orientato a pensare con la propria mentalità e questo può essere controproducente. Si è deciso di uscire per un bisogno e una necessità perciò, tocca fare uno sforzo per prendere il meglio, anche se diverso. Tanta apertura, quindi. Ma dall’altra parte anche tanta sicurezza in chi siamo. In alcuni ambienti può essere un valore aggiunto il fatto che abbiamo alle spalle una formazione e un background culturale diverso. Cerchiamo di usare i nostri punti di forza!

Di Greta Ronchetti 23-11-2010

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