Alessandra, l’Indiana Jones a Shanghai


Alessandra ha 37 anni, è curiosa, piena di vita, è ingegnere delle Telecomunicazioni. Già aveva detto “no” agli Stati Uniti qualche anno fa e poi se n’era pentita, stavolta non se lo sarebbe perdonato… Ora vive a Shanghai ed è innamoratissima della sensuale e fascinosa Cina.
“Ho pensato che un “treno” così forse non mi sarebbe davvero ricapitato più stavolta e allora ne ho comprato il “biglietto” e sono partita il 6 gennaio scorso”.


Cosa ti ha spinto a partire?

Sono una a cui la vita normale, semplice, classica, le è andata sempre un po’ “stretta”, sono una curiosa, che ama i viaggi, l’avventura, le sfide, che vuole una vita da raccontare.

Ora dove vivi?


Ora vivo con soddisfazione sul Mochou Lake a Nanchino nella regione dello Jiangsu a Ovest di Shanghai: città di circa 6milioni di abitanti sullo Yangtze (Fiume Azzurro) che gli antichi paragonavano ad “una tigre accovacciata tra le zampe di un drago arrotolato” (che poi sarebbero le Colline di Porpora che cingono a Nord il centro abitato).

Di cosa ti occupi?

Sono Project Manager presso l’azienda metalmeccanica bolognese per cui lavoro ormai da 9 anni. L’ambiente metalmeccanico italiano è ancora piuttosto maschilista ed essere stata la prima donna nella storia di questa Azienda a cui hanno fatto una proposta di distaccamento all’estero è stato di per sé una soddisfazione.

Che differenze hai trovato tra Cina e Italia?


Qui il maschilismo si sente molto meno ma ci sono da affrontare non poche difficoltà legate alle differenze culturali (che impattano nella vita quotidiana ma anche nei rapporti di lavoro) e linguistiche.
Ma la Cina è tutta in fermento, ogni giorno non è uguale al precedente e per una donna è ancora un Paese sicuro: ci si può vivere senza paura di nulla, o quasi. Certo ci vuole un po’ di spirito di adattamento ma la gente è cortese e guarda gli occidentali ancora con curiosità, forse con ammirazione, ma non senza una punta di sospetto e mantenendo un cero dignitoso distacco. Non perdo poi occasione di visitare come turista questo “lontano” Paese e devo dire che mi sono ricreduta sui miei pregiudizi. 


Cosa ti ha fatto ricredere?

La Cina non mi aveva mai attirato più di tanto nemmeno come meta di viaggio, ma poi, dopo la non comunque facile decisione del trasferimento, leggendo molti libri su questo Paese, per cercare di conoscere meglio il luogo che mi ospita e la cultura della gente che ora mi cammina accanto, ne ho letto questa definizione che sento ora anche mia: “La Cina è il drago. E’ il rosso. E’ la passione, è la fatica, la difficoltà. E’ una donna seducente, affascinante e dotata di grande intelletto, che impone all’altro una storia d’amore e, immancabilmente, di odio”… e quindi sento che, al di là di ogni retorica modestia (???!!!), un pochino mi assomiglia.


Prevedi di rimanere in Cina?

Il mio contratto in Cina è previsto che termini alla fine del 2011, ma nella vita si sa: il futuro è sempre incerto ed è per questo che io cerco di costruirmi un presente e un passato degno di essere ricordato. E sono assolutamente sicura che questo Paese e la sua gente, con i suoi pregi e con i suoi difetti, mi mancheranno, poi.


Cosa ti piace di questo Paese?

Ha delle festività che si chiamano: “Festa delle Lanterne”, “Festa della Pura Luminosità”, “Festa della Barca del Drago”, “Festa dei due nove e dei Crisantemi”,“Festa di Primavera” e “Festa di metà Autunno”… deve essere per forza affascinante, o no?! Poi per noi donne, sempre alla ricerca di una linea taglia 40-42, la Cina fa benissimo: io ho perso due taglie in 10 mesi senza nemmeno sforzi!

Lati negativi?


Facebook, così come Youtube e molti altri siti, sono bannati in Cina (il sistema censuristico qui è ancora forte) ma con un po’ di astuzia ci si arrangia!

Che ti effetto ti fa tornare in Italia?

In Italia torno due volte all’anno e quando è poi l’ora di rifare le valigie per tornare qui è sempre un po’ dura: salutare di nuovo le persone care, gli amici, il gatto, dire ciao alla mia casetta, al mio gazebino, al mio giardinetto, al silenzio delle mie colline, dire arrivederci alla mortadella, ai cappelletti, alla salsiccia passita e alle altre cose buone della tavola italiana, abbandonare il mio parrucchiere che capisce cos’è il “biondo”, non vedere più le insegne della Coop, non poter ascoltare il silenzio per più di un’ora senza che sia interrotto dallo scoppio di petardi, poter stendermi sul prato guardando l’azzurro del cielo, poter pedalare nel verde senza che nessuno ti suoni il clacson, senza sentire quel nauseabondo odore di pelle di pollo bollito per le strade o i caricamenti gutturali pre-sputo, non poter più sentire il profumo del mare, …

Dunque estrema nostalgia?

È un momento non completamente indolore né privo di malinconie preventive, ma poi penso a quanto sia bello poter assaporare come nuovo tutto quello che ogni italiano che non lascia l’Italia per più di un mese pensa scontato. E quindi mi ritrovo di nuovo pronta a ripartire per questa avventura; perché ci sono tante cose qui da esplorare e io, dentro, mi sento ancora Indiana Jones. O almeno ancora per un altro po’! 



Di Emiliana Pistillo 17/11/2010

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