Annibale con la famiglia si è trasferito a vivere in Messico

Annibale Patella, consulente informatico 37enne di origine salentina. Si trasferisce a vivere in Messico a Los Cabos con la famiglia. Realizza così, insieme a moglie e figlio, il desiderio di fare un’esperienza fuori dall’Italia che ha reso tutti felici.

Annibale con la famiglia si è trasferito a vivere in Messico Ciao Annibale, presentati ai nostri lettori..

Mi chiamo Annibale, ho 37 anni, sono salentino. Fino a luglio del 2013 ho vissuto e lavorato in Toscana per 16 anni prima a Firenze e poi a Empoli. Avevo insieme ad un socio-amico una ditta di consulenza informatica aziendale con qualche dipendente.

Come hai deciso il trasferimento?

Io, mia moglie e mio figlio siamo dei viaggiatori incalliti. Amiamo conoscere sempre posti e culture nuove. Tant’è che da anni facciamo parte di un circuito di scambio gratuito di ospitalità -Couchsurfing. Che ci ha permesso di viaggiare e reinvestire i soldi risparmiati nei viaggi successivi. Erano anni che come tanti accarezzavamo l’idea di poter dare una svolta radicale alle nostre vite. Rimetterci in gioco ripartendo da zero.

Annibale con la famiglia si è trasferito a vivere in MessicoMia moglie è messicana ma ha vissuto molto fuori casa. Dopo 17 anni in Italia aveva voglia di provare a vivere nuovamente altrove. Io sono una persona fondamentalmente inquieta. Come direbbero i miei ci eravamo già “sistemati” comprando casa e con delle attività che ci permettevano di vivere decorosamente. Solo che al contempo il mio lavoro era molto stressante. Uno stress fine-a-se-stesso generato in buona parte dalla situazione limite a cui praticamente tutti i piccoli imprenditori (la gran parte della mia clientela) sono sottoposti.

Lo “sclero” oramai faceva parte integrante delle mie giornate. Ed erano pochi i giorni in cui tornavo a casa senza il fegato gonfio. Per non parlare della totale vanificazione degli sforzi lavorativi persi tra mille regole, tasse, balzelli, aumenti e menate varie. Le uscite con gli amici finivano inevitabilmente a portarti a parlare della crisi. E di come non si potesse continuare ad andare avanti così.

La crisi vera, ancor prima del dato economico, il nostro paese la sta affrontando a livello di clima, di umore e contesto sociale. La gente è spossata e avvizzita e ciò si riflette nella vita di tutti i giorni. Quindi prima che ci potessero depredare anche della cosa più bella che ci rimaneva, ossia l’entusiasmo, abbiamo deciso di levare le tende. Il processo è durato anni a livello di idea, 10 mesi per pianificare fattivamente ed essere pronti al salto.

Perchè avete scelto proprio la Bassa Califonia come meta per espatriare?

Le mete ambite erano tante. Per considerazioni diverse tra di loro pensavamo alla Nuova Zelanda, al Canada al Costa Rica con il Messico messo lì in un angolino come opzione secondaria. Poi un bel giorno è successo!
Ci siamo svegliati e abbiamo deciso ora o mai più. Quella stessa sera ci siamo seduti tutti e tre attorno al tavolo in cucina e abbiamo scoperto le carte. Ognuno di noi doveva dire quali erano gli elementi più importanti per lui e in base a quelli si sarebbe decisa la destinazione.

Fortunatamente ci siamo ritrovati tutti e tre a dire pressoché all’unisono sole, caldo, mare! Più che un’idea concreta, un desiderio, la voglia di fare un’esperienza in un posto del genere e vedere l’effetto che fa 🙂
E’ uscito così il nome della Baja California Sur, un luogo nel quale mia moglie e mio figlio erano stati in vacanza anni prima e del quale erano rimasti affascinati. Una zona desertica quindi soleggiata, calda tutto l’anno, con un mare stupendo e decisamente tranquilla in quanto a criminalità rispetto ad altre zone del Messico.

Come avete organizzato la partenza?

Abbiamo iniziato a raccogliere informazioni circa il posto escludendo gradualmente gli altri e concentrandoci solo su quello. Ha cominciato a piacerci sempre più. Fino a quando ho deciso di intraprendere un viaggio di un mese in aprile dello scorso anno per capire se poteva fare al caso nostro. Nel frattempo iniziare a guardarmi intorno per quanto riguardava il lavoro, la casa e la scuola per mio figlio. Un mese passato da indigeno più che da turista. Percorrendo km a piedi, bussando ovunque per lasciare curriculum e vendere la mia professionalità. Cercando di stringere relazioni che mi sarebbero servite quando saremmo ritornati.

Rientrato alla base dopo un mese di esposizione solare e con un clima da lupi in patria ero ormai convinto che quel posto poteva essere quello giusto. Abbiamo quindi iniziato l’ultima fase, quella più incasinata. Faccende da sistemare, ditta e clienti da lasciare, casa da affittare, tonnellate di scartoffie da scansionare, mobili e suppellettili da vendere, regalare, buttare. Parenti da consolare, amici da salutare. L’ultimo passo, il più duro, prima di ritrovarci tutti e tre con solo una valigia da 23 kili a testa e con alle spalle 16 anni di vita intensa. Non è stato facile e non sarà facile per nessuno comunque la mettiate. Questa verità spesso sfugge, fino al momento di doverci fare i conti.

Che differenze trovi nel modo di vivere rispetto all’Italia?

Annibale con la famiglia si è trasferito a vivere in MessicoCiò che di positivo vedo nello stile messicano è la loro rilassatezza. E’ raro che la gente urli, o si arrabbi per strada o dia i numeri al lavoro. Tutto viene solitamente risolto con garbo e buona dose di sorrisi. Questo è qualcosa di cui si sente davvero la mancanza nel nostro paese dove sovente entrando in un bar e salutando non ti considera nessuno.
La calma nel fare le cose. Il motto è sempre: che fretta c’è? Una maggiore libertà di fare impresa senza tonnellate di vincoli, permessi, uffici da girare e conseguenti mal di testa. Vuoi aprire un’attività? In pochi giorni (se vuoi fare le cose in regola) sei in grado di essere operativo e con una pressione fiscale che a noi fa sorridere.

La visione del lavoro come mezzo per poter star bene e non come fine ultimo della vita. Ho lavorato? Mi basta per tacos e birra? Bene, ho fatto il mio… possiamo andare a festeggiare!

L’assenza del continuo lamentarsi, sport in cui noi siamo campioni!

Loro protestano ma alla fine accettano le cose così come sono in maniera fatalista e vanno avanti.
Noi NON protestiamo, ma comunque accettiamo le cose così come sono e ci lamentiamo tutti i giorni :-/ Ciò che invece non mi piace è la mancanza di attenzione di alcuni di loro per i dettagli. Tutto ciò che può essere riparato con lo scotch e due colpi di martello, da un computer fino all’astronave spaziale, state tranquilli che lo riparano anche se i risultati a volte sono “discutibili”.

Qui a Los Cabos c’è una grossa disparità tra la zona turistica e residenziale per benestanti (di solito statunitensi/canadesi o messicani facoltosi) dove tutto brilla ed è perfetto e la zona messicana dove vivono i lavoratori del turismo. Dove invece si sente un po’ di carenza di senso civico. Questo si riflette nella tanta spazzatura per terra. Nel lasciare cani sciolti (di solito pitbull o rottweiler) per strada. Nella musica sparata a tutto volume. Nella “furbaggine” che a volte ti fa sorridere per quant’è ingenua (poi a noi italiani !!!).

Spesso la calma nel fare le cose si trasforma in lentezza estrema e ti esaspera. L’essere non puntuali negli appuntamenti e a volte approssimativi nel lavoro. C’è da dire che gli stessi messicani vedono la Baja Sur come un posto molto più rilassato e tranquillo rispetto al resto del paese. Quindi alcuni aspetti qui sono sicuramente più accentuati.

Di che attività ti occupi adesso?

Sto continuando a fare il consulente informatico aziendale come in Italia, lavoro che amo. Ma ho altri progetti in cantiere. Il mese di esplorazione mi è servito per poter ritornare a luglio ed avere già qualche piccola commessa che ci ha fatto da volano per i mesi successivi. Visto il nostro budget di partenza molto limitato.
Trovare lavoro non è stato difficile e il primo contratto serio l’ho stipulato dopo cinque settimane dal mio arrivo, facendo il mestiere che volevo fare, quindi mi ritengo soddisfatto.

Annibale con la famiglia si è trasferito a vivere in MessicoQui c’è molto lavoro “informale” e ti capita che ti chiamino, ti facciano un colloquio ed inizi a lavorare lo stesso giorno. La zona di Los Cabos dove viviamo è all’estremo sud della penisola e vive praticamente di solo turismo prettamente statunitense e canadese. L’alta stagione va da dicembre fino a maggio. Se uno se la cava con le lingue non ha grosse difficoltà a trovare un impiego.
La comunità italiana è stata scarsa fino ad ora, ma ultimamente sta crescendo, tant’è che nel periodo natalizio abbiamo fatto la prima riunione ufficiale degli italiani a Los Cabos e stiamo creando una bella comunità per portare avanti incontri e iniziative culturali. 


Ti manca qualcosa dell’Italia?

Mi manca il Salento terra a cui sento di appartenere profondamente. 
La famiglia e gli amici per fortuna sono meno lontani grazie a Skype. 

Per noi questo è un periodo della vita in cui godere al massimo dei nostri anni migliori, vivere con serenità, dare un’opportunità in più a nostro figlio. E poi domani… chissà dove saremo! 
 


WEB: www.italianinbaja.com
FACEBOOK: www.facebook.com/italianinbaja

Di Luisa Galati 25/03/2014

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